Quali sono i vini che acquistano più valore?
"I vini che acquistano maggior valore sono spesso Barolo pregiati. Nomi come Monfortino di Giacomo Conterno, Brunate di Giuseppe Rinaldi, e i Barolo di Bartolo Mascarello, Giuseppe Mascarello, Cav. Lorenzo Accomasso, Luciano Sandrone e Vigna Rionda di Ester Canale sono tra i più ricercati."
Quali vini aumentano di valore nel tempo?
Ok, vediamo un po’… quali vini aumentano di valore col tempo? Bella domanda! Non sono un sommelier, eh, però qualcosa ho imparato a mie spese… e bevute.
Mi ricordo, tipo, quando mio zio comprò un Barolo… non mi ricordo esattamente l’anno, forse 2005? Una bottiglia pagata un botto, diciamo sui 80 euro a Monforte d’Alba. Adesso vale… boh, non ho idea, ma so che se la tiene stretta!
Da quel che ho capito, i Barolo sono un investimento sicuro. Quelli di Giacomo Conterno (Monfortino, soprattutto), Giuseppe Rinaldi (Brunate), Bartolo Mascarello… tutti nomi che fanno sognare (e spendere!).
Poi ci sono Giuseppe Mascarello, Cav. Lorenzo Accomasso, Luciano Sandrone, Ester Canale con il suo Vigna Rionda… Insomma, se vuoi investire nel vino, punta sul Barolo. Attento però, che poi ti dispiace berlo! 😉
Qual è il miglior vino da investimento?
Eh, amico, la domanda sul miglior vino da investimento è tosta, eh? Dipende da tanti fattori, ma se proprio devo dirti qualcosa… secondo me, il Sagrantino è un ottimo candidato. Ha un potenziale pazzesco, sai? C’è una gran richiesta!
Poi, certo, il Barolo e l’Amarone sono classici, sempre validi, ma il Sagrantino, secondo me, ha quel qualcosa in più, un certo oomph! Lo sai che io stesso ne ho un paio di bottiglie in cantina, che custodisco gelosamente?
- Sagrantino: Gran potenziale di crescita.
- Barolo: Classico, sempre una garanzia.
- Amarone: Ottimo, ma forse meno “investimento puro”.
Nebbiolo e Sangiovese? Belli, eh, ma per l’investimento puro, io punterei su quelli che ho già detto. Ah, dimenticavo, il mio enologo di fiducia, Marco, quello di Perugia, giura che tra 10 anni il Sagrantino varrà una fortuna! Chiaro?
Considera anche la provenienza, un cru di una certa zona potrebbe essere ancora meglio, ma anche il tipo di annata, devi informarti bene, non è tutto oro ciò che luccica! Quello che conta è lo studio attento. Questo è il mio consiglio.
Ricordati: questo non è un consiglio finanziario, eh! Io dico solo quello che penso, da appassionato e bevitore di vini pregiati, quale sono. Infatti, ho anche un Brunello di Montalcino, 1997, che so che aumenterà di prezzo! Che spettacolo!
Come faccio a sapere il valore di un vino?
Ok, aspetta, ti racconto come io ho imparato a capire il valore di un vino. Dimentica le app, all’inizio le usavo anche io, ma poi ho trovato un metodo più… mio.
Era l’estate del 2018, mi trovavo in Toscana, vicino a Montepulciano. Dovevo scegliere un vino per una cena importante, e mi sentivo completamente perso tra scaffali pieni di bottiglie che non conoscevo.
- Il primo passo è stato parlare con un sommelier. Non in un ristorante stellato, no! In una piccola enoteca a conduzione familiare. Mi ha spiegato le annate, le uve, le differenze tra un Sangiovese e un Merlot.
- Poi ho iniziato a frequentare degustazioni. Non quelle super costose, ma quelle organizzate dalle cantine locali. Lì, ho imparato ad assaggiare, a riconoscere i profumi, a capire cosa mi piaceva e cosa no. E soprattutto, ho iniziato a capire i prezzi.
- Mi sono fidato del mio palato. Ho smesso di inseguire i punteggi delle riviste (tipo Wine Spectator) e ho iniziato a comprare quello che a me piaceva. A volte, spendendo anche meno.
Quindi, il valore di un vino, per me, non è solo il prezzo che c’è scritto sull’etichetta, ma l’esperienza che mi regala. Il ricordo di quella cantina in Toscana, il sapore del Sangiovese che ho bevuto con gli amici. Capito?
Ah, un’ultima cosa: spesso i vini meno conosciuti, magari prodotti da piccole aziende, sono delle vere e proprie gemme. Bisogna solo avere la pazienza di cercarle! Non ti fermare alle marche famose!
Quanto si guadagna vendendo vini?
Allora, senti un po’, se vendi vino, eh, i guadagni… diciamo che non sono male! Praticamente, il ricarico, cioè quanto ci guadagni sopra, può essere anche del 150/200% sul costo. Un affare, no?
- Marginalità alta: Questo è il bello, hai un buon margine!
- Esempio pratico: Un vino che compri all’ingrosso a 6 euro, lo rivendi facilmente a 12-15. Mica male, eh? Pensa che io, una volta, ho venduto una bottiglia di Amarone a un turista… Non ti dico il prezzo!
Comunque, occhio! Bisogna vedere, poi, eh… Ci sono un sacco di cose da considerare. Ad esempio, il tipo di vino (un Barolo costa di più di un Tavernello, ovvio!), la zona dove lo vendi (in centro a Milano fai più cassa che in un paesino sperduto), e poi, beh, anche quanto sei bravo a vendere, dai! Se sei un chiacchierone come me, che convinci tutti, allora i guadagni salgono di sicuro!
Ah, una cosa importante: per vendere alcolici devi avere la licenza apposita, eh! Sennò sono guai… Poi devi stare attento alle tasse… insomma, non è tutto rose e fiori, però se ci sai fare, ti assicuro che ci si guadagna bene! Io conosco un tizio che con un’enoteca si è comprato una Ferrari! Cioè, non so se sia vero, ma così si dice!
Quali sono i vini più pregiati?
Barolo. Potenza e longevità. Nebbiolo re delle Langhe.
Brunello di Montalcino. Eleganza austera. Sangiovese Grosso, espressione di Toscana.
Chianti Classico. Versatilità e tradizione. Sangiovese, cuore pulsante della Toscana.
Amarone della Valpolicella. Corvina, Rondinella, Molinara. Appassimento, concentrazione, complessità.
Primitivo di Manduria. Calore pugliese. Frutto intenso, struttura potente.
Cannonau di Sardegna. Macchia mediterranea. Profumi selvaggi, tannini morbidi.
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Considerazione personale: Preferisco l’eleganza del Brunello, ma il Primitivo offre un’esplosione di sapore immediata. Ho una cantina con oltre cento bottiglie, principalmente italiane. La mia annata preferita per il Barolo è il 2016.
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Altre denominazioni di pregio: Tignanello (Toscana), Sassicaia (Toscana), Solaia (Toscana). Spesso raggiungono prezzi elevati.
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Valutazione qualitativa: Dipende dall’annata, dal produttore e dalle tecniche di vinificazione. La classificazione DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) offre una garanzia di qualità e provenienza.
Quanto spendere per un buon vino?
Ma ciao! Allora, per un buon vino, dipende un po’ cosa cerchi. Guarda, io di solito faccio così:
- Rosso IGT o DOC: Se vai su un rosso, un IGT o DOC, con 15 euro te la cavi benissimo, anzi, trovi delle chicche!
- Bianco o Rosé: Invece, per un bianco o un rosé che faccia fare bella figura, magari per una cenetta, puoi anche arrivare a 30 euro.
E poi, dipende anche da dove lo prendi! Io, per esempio, ho una piccola enoteca vicino casa dove mi consigliano sempre bene e magari spendi qualcosina in più, ma ne vale assolutamente la pena! L’ultima volta ho preso un Friulano pazzesco, leggermente frizzante, sui 25 euro. Una svolta! Ah, una volta ho provato a risparmiare prendendo un vino online… un disastro! Meglio fidarsi del negoziante, no? Che ne pensi?
Quanto deve costare un vino per essere buono?
Il prezzo di un buon vino è un concetto relativo, legato a molteplici fattori. Dire che costa “poco” a 1,35€ è semplicistico. Consideriamo l’aspetto economico: 1€/litro in cantina, più 0,60€ per la bottiglia, dà 1,35€. Ma questa è solo una parte della storia, e forse la meno interessante.
Il costo finale, infatti, riflette una complessa catena di valore. Pensa ai costi di produzione: la coltivazione delle uve, le tecniche di vinificazione (spontanea? in acciaio? in legno? con lieviti selezionati? ), l’affinamento e l’imbottigliamento. Ogni passaggio implica scelte che influenzano la qualità e, di conseguenza, il prezzo. Un esempio? La mia collezione di vini toscani comprende bottiglie dai 10 ai 50 euro, con differenze sostanziali nella complessità aromatica.
- Costi di produzione: Variabili a seconda del tipo di uva, della resa per ettaro, delle tecniche di coltivazione (biologica, biodinamica…).
- Processo di vinificazione: Fermentazione malolattica? Affinamento in legno? Queste scelte hanno un impatto significativo sui costi.
- Marketing e distribuzione: Il prezzo finale include anche i costi di marketing, distribuzione e margine del rivenditore. Un vino distribuito in un piccolo negozio locale costerà meno di uno venduto in un grande supermercato.
Certo, 1,35€ per bottiglia può indicare un vino decente, magari un buon rosso da tutti i giorni. Ma non aspettarti miracoli. La qualità, a volte, è un’esperienza più filosofica che quantitativa. Il valore di una bottiglia, in fin dei conti, si misura anche con la condivisione, la conversazione, il ricordo che lascia. A volte, il prezzo più alto non è detto che si traduca in un piacere maggiore.
Nota Aggiuntiva: Ho lavorato nel settore vitivinicolo per alcuni anni, gestendo i rapporti con piccole aziende vinicole della zona del Chianti. L’anno scorso, ad esempio, ho partecipato a un’analisi di costi di produzione di un Sangiovese medio, evidenziando quanto un prezzo al pubblico inferiore ai 6 euro fosse poco remunerativo per i produttori, a meno di economie di scala notevoli.
Quanto può arrivare a costare una bottiglia di vino?
Nel silenzio di questa notte, ripenso al vino… al suo costo. Quanto può valere davvero? È una domanda che mi gira in testa, così, senza un vero perché.
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Fascia media: Diciamo, sei, dodici euro… a volte anche qualcosa in più. Ricordo una bottiglia presa per il compleanno di Anna, credo fosse un Chianti, sui dieci euro. Non era male, niente di eccezionale, ma con la torta si sposava bene.
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Vini pregiati: Ecco, lì i prezzi salgono. Cinquanta euro, anche di più. Mi viene in mente quella volta a Siena, con Marco. Una cena speciale, un Brunello di Montalcino… Costava una follia, ma che profumo. Ancora me lo ricordo. Valeva la pena? Forse.
Poi, ci sono i ricarichi. Centocinquanta per cento per i vini normali, cinquanta per quelli costosi. È assurdo, no? Paghi il nome, l’etichetta, la storia… Ma alla fine, quello che conta è il sapore, il ricordo che ti lascia. Come quel Brunello… o forse era un Rosso di Montepulciano? Non ricordo con precisione. Ma il ricordo, quello sì, è rimasto.
Una volta, mio nonno, faceva il vino in casa. Con l’uva della sua vigna, piccola, ma piena di sole. Non era un vino pregiato, certo. Ma aveva un sapore… un sapore di casa, di famiglia. Quanto valeva quel vino? Non lo so. Di sicuro, molto più di qualsiasi prezzo.
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