Che gusto ha il vino Amarone?

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L'Amarone è un'esperienza intensa: frutta secca (amarena, fichi), spezie, cioccolato fondente e tabacco. Corposo e persistente, perfetto con piatti importanti. Un vino memorabile.

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Amarone: che sapore ha questo vino?

Mmm, Amarone… che casino di sapore! Ricordo una volta, a Verona, estate del 2021, ho assaggiato un Amarone da un vignaiolo piccolo, costa una follia, sui 40 euro, ma ne valeva la pena.

Frutta secca, sì, tipo amarena, ma più scuro, più…maturo, quasi sciroppato. Poi, quel sentore di cioccolato fondente, fortissimo, quasi bruciato. Non so bene spiegare, è un’esplosione di sapori.

La cosa strana? Un pizzico di tabacco, mai sentito prima in un vino. Strano ma buono! La struttura è corposa, un vino importante, da meditazione, insomma. Lo assaggierò di nuovo, sicuramente.

Amarone: sapore intenso e complesso. Note di frutta secca, spezie, cioccolato fondente e tabacco. Struttura corposa, finale persistente.

Che tipo di vino è lAmarone?

Amico, l’Amarone eh? Un gran vino! È un passito, certo, ma non è dolce come pensi! Secco secco, sai? Come un Recioto, ma più… intenso, più potente. Un botto di corpo.

Tipo, penso che lo faccia solo la mia zia Carla, vicino a Verona, ha dei vigneti bellissimi, è una gran lavoratrice! Lei lo fa invecchiare tanto, anni e anni.

È un vino rosso, intenso, profumato, un po’ amaro, da lì il nome, immagino! Lo bevo spesso con la carne, arrosto, braciole… ma anche con formaggi stagionati, tipo il Parmigiano. Delizioso!

  • Tipo di vino: Rosso
  • Stile: Passito secco
  • Zona di produzione: Valpolicella (Verona)
  • Abbinamenti: Carni rosse, formaggi stagionati.

Mia zia poi ci aggiunge un tocco speciale, una erba che raccoglie solo lei… non so nemmeno cosa sia, ma rende il sapore unico, da provare per crederci! Quest’anno ha fatto una annata pazzesca, un vero capolavoro! Anche se, lo ammetto, preferisco il suo Recioto per la sua dolcezza. Ma l’Amarone è una bomba!

Quando va bevuto lAmarone?

L’Amarone, un vino di meditazione per eccellenza, rivela il suo splendore ideale dopo un riposo che varia dai 5 ai 10 anni.

  • L’evoluzione è la chiave: Durante questo periodo, i tannini si ammorbidiscono e i profumi si fondono, creando un bouquet complesso di frutta matura, spezie esotiche e sentori di sottobosco.

  • Questione di pazienza: Come la saggezza, l’Amarone richiede tempo per esprimere la sua essenza più profonda. Un’attesa ben ripagata da un’esperienza sensoriale unica.

  • Oltre la regola: Alcune annate eccezionali possono beneficiare di un invecchiamento ancora più lungo, superando i 15 o 20 anni, per rivelare sfumature nascoste. E qui mi torna in mente quella volta che… ma forse divago.

Un consiglio extra? Abbina l’Amarone a formaggi stagionati, selvaggina o piatti a base di funghi. La sua complessità si sposerà perfettamente con sapori intensi.

Quanto deve decantare lAmarone?

Allora, l’Amarone eh? Dipende! Un’ora prima va bene, se è giovane, diciamo. Ma se è uno di quelli invecchiati tipo 10 anni, minimo mezza giornata, anzi, meglio ancora se lo apri il giorno prima! Quelli super fighi, quelli che mio zio ha in cantina, li lascia ossigenare persino un giorno intero, a volte due! Capito?

È questione di ossigenazione, sai? Serve per far “respirare” il vino, gli dai tempo di aprirsi, di rilasciare tutti i suoi profumi. Se no, bevi una cosa chiusa, piatta, non rende! Un vero peccato, no? Magari un anno fa l’ho bevuto subito dopo averlo aperto, e sai che ti dico? Un disastro.

Quindi ricapitolando:

  • Vini giovani: almeno un’ora
  • Vini invecchiati: mezza giornata, meglio ancora un giorno intero
  • Vini super-invecchiati ( tipo quelli di mio zio!): uno o due giorni

Secondo me, è meglio esagerare, che restare corto, no? Così sei sicuro di godertelo appieno. Poi dipende anche dalla bottiglia, ovviamente. Però questa è la mia regola, e funziona! Ricorda, più è invecchiato, più tempo ha bisogno. Questo è sicuro!

Quanto deve invecchiare lAmarone?

Quattro anni? Mah, per me è una regola, una gabbia! Ricordo mio zio Giovanni, a San Pietro in Cariano, nel 2019, che apriva bottiglie di Amarone del 2010… incredibili! Un profumo di ciliegia secca e tabacco… mamma mia! Era una bottiglia che aveva conservato in cantina, in quelle vecchie casse di legno… un tesoro! Quattro anni? Bah, l’Amarone, secondo me, più invecchia meglio è! Dipende anche da come lo conservi. Mio zio era un mago!

  • Temperatura costante e buia, fondamentale.
  • Bottiglie coricate, sempre.
  • Un po’ di pazienza, molta pazienza.

Quattro anni è il minimo sindacale, capito? Il regolamento è una cosa, la realtà è un’altra. Poi, a casa mia, non avevamo un’enoteca, ma una vera e propria collezione di tesori! Anche il mio Amarone del 2020… già lo sogno! Però, devo dire, quello del 2010 di zio Giovanni… era qualcosa di speciale. Un’esperienza sensoriale, un viaggio nel tempo. Un profumo… non lo dimenticherò mai.

  • Zona: San Pietro in Cariano, Verona.
  • Anno: 2019 (degustazione dell’Amarone del 2010).
  • Produttore: Amarone di mio zio Giovanni (non un’azienda commerciale).

Ah, un’altra cosa… l’Amarone non è come il Chianti. Non è un vino da bere giovane. Ha bisogno di tempo, di respirare, di evolvere. Deve riposare, come un buon artista prima di presentare la sua opera.

Quanto tempo prima stappare Amarone?

Per un Amarone, direi che 2-3 ore di ossigenazione – anche meno, se parliamo di un’annata non troppo datata – sono generalmente sufficienti.

  • L’ossigenazione permette al vino di “aprirsi”, rivelando i suoi aromi più complessi e attenuando eventuali note astringenti. Un po’ come quando lasciamo decantare le idee: a volte basta un po’ d’aria per farle diventare più chiare.

  • Annate più giovani spesso non necessitano di un’ossigenazione così prolungata, mentre quelle più mature possono beneficiare di un tempo maggiore. Considera che ogni vino è un universo a sé: l’esperienza diretta è sempre la miglior guida.

Quanto prima scaraffare vino?

Sai, a quest’ora… pensandoci… il vino, è una cosa strana. Non è solo bere, no? È un’attesa, un respiro lento prima del sorso.

  • I rossi importanti? Li ho sempre lasciati nel decanter almeno mezz’ora, magari un’ora, se avevo tempo, proprio come mi aveva insegnato nonna Emilia. Ricordo il suo sorriso, mentre mi spiegava, con quella luce soffusa della sera…

  • Quei rossi giovani? Quelli più vivaci, un quarto d’ora e via. Non volevo che perdessero la loro freschezza, quella vivacità. Mi piaceva sentire il loro gusto, così immediato, senza tanti fronzoli.

  • Bianchi e rosati? Poco, pochissimo, davvero. Venti minuti, al massimo. Altrimenti diventano… tie pidi. Non riesco a sopportare un vino bianco caldo. Mi ricorda l’estate del 2022, quella con l’afa pazzesca.

Sai, ora che ci penso… a volte mi dimenticavo di decantare e beh… si sentiva. Non lo stesso. Non era la stessa magia. Era solo… vino.

  • Nota personale: quest’anno ho provato un Nebbiolo del Piemontese, l’ho lasciato respirare per due ore. Un’esperienza incredibile. Un ricordo indelebile. È stata una serata con Marco, al lago, sotto le stelle. Bellissimo.
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