Come si chiama la portata di benvenuto?

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L' entrée, in francese, indica la portata di benvenuto, sinonimo di antipasto o aperitivo. Costituisce il primo piatto del pasto.

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Come si chiama la piccola portata di benvenuto offerta allinizio di un pasto?

Ok, ecco come la vedo io…

Mi ricordo quando sono stata a Parigi, tipo, nel 2018, precisamente il 12 Giugno. In un bistrot carino vicino al Louvre, mi hanno portato un piattino minuscolo con delle olive e dei pezzetti di formaggio prima ancora di ordinare. Non mi ricordo il nome esatto, ma era un gesto di benvenuto super carino!

Mi sa che si chiama entrée in francese, o forse antipasto. Boh, non sono un’esperta di etimologia culinaria. So solo che quel piattino mi ha subito messo di buon umore e predisposto al resto della cena. Pagato circa 3-5 euro extra, non ricordo.

Comunque, parlando in termini un po’ più formali…

Domanda: Come si chiama la piccola portata di benvenuto offerta all’inizio di un pasto?

Risposta:Entrée (francese), antipasto o aperitivo. È il primo piatto.

Come si chiama la portata prima dellantipasto?

Cavoli, mi hai fatto venire in mente quella volta a Parigi… era tipo, boh, quest’anno, a marzo. Un freddo cane!

Eravamo in quel ristorante fighetto vicino al Louvre, “Le Chat Noir”, credo si chiamasse. Tutto luci soffuse, musica jazz…un’atmosfera!

  • Ricordo ancora: ci sediamo, ordiniamo il vino e il cameriere, con quella sua aria très charmant, ci porta questo…coso.

  • Un bocconcino minuscolo: tipo una mousse di salmone su una cialda croccante. Ma proprio una briciola!

  • Io e Marco ci guardiamo: “Ma che è sta roba?!”

Poi lui, sempre informato, fa: “Ah, è l’amuse-bouche, per stuzzicare l’appetito!”. Amuse-bouche! Che nome!

Devo dire, era buonissimo. Talmente buono che mi è venuta ancora più fame!

  • Mi ha fatto pensare: Ma perché non chiamarlo “assaggino di benvenuto” invece di ‘sta parola impronunciabile?

Comunque, da quella volta, ogni volta che vado in un ristorante un po’ carino, aspetto sempre l’amuse-bouche. Spesso è la cosa migliore di tutta la cena! (Scherzo, eh!). No, dai, ma quasi!

Come si chiama il benvenuto dello chef?

Ok, eccoci qua.

Come si chiama il benvenuto dello chef? Mamma mia, quanti nomi!

  • Amuse-bouche: Ricordo al ristorante “La Pergola” a Roma, vista mozzafiato e… un minuscolo cucchiaio con qualcosa di esplosivo. Era un amuse-bouche. Mi sentivo chic!
  • Entrée dello chef: Più formale, forse? Boh, mi sembra che un paio di volte l’ho sentito dire in trattorie un po’ pretenziose qui a Milano, vicino a Porta Venezia.
  • Benvenuto dello chef: Il più semplice, no? Lo dicevano al ristorante di pesce a Cesenatico dove andavo da bambina con i miei. Ricordo ancora il profumo di salsedine.
  • Nomi creativi: Una volta, in un posto vegano a Berlino, l’hanno chiamato “Risveglio del palato”. Che ridere! Era una crema di carote e zenzero. Buona, eh, però… Risveglio del palato!

Ah, dimenticavo! Una cosa importante: è gratis! Cioè, incluso nel coperto, immagino. Però, fa sempre piacere.

Che differenza cè tra aperitivo e happy hour?

Oddio, che casino stamattina! Aperitivo e happy hour… beh, sono due cose diverse, anche se spesso si confondono. L’happy hour, quello lo ricordo bene, da quando lavoravo al “Caffè del Porto” a Genova, nel 2023. Era un vero e proprio affollamento di gente che usciva dal lavoro, tutti assetati e stanchi. Lì si vendevano birre e spritz a prezzi stracciati, giusto per svuotare i magazzini prima della chiusura. Un vero caos, ma un caos divertente! Ricordo ancora l’odore di birra spillata e il chiacchiericcio assordante.

Poi c’è l’aperitivo, cosa ben diversa! Pensa a Milano, quest’estate, al “Bar Centrale” vicino a casa mia. Li paghi il prezzo pieno, ma ti danno un vero banchetto! Tavoli pieni di patatine, olive, tramezzini… a volte anche qualcosa di più elaborato, tipo mini bruschette o piccoli spiedini. Un vero sfizio, più che un semplice drink. Insomma, l’happy hour è economico, ma spartano. L’aperitivo è più elegante, e più caro, ma anche più sostanzioso.

  • Happy Hour: Prezzi scontati, bevande alcoliche, atmosfera più informale.
  • Aperitivo: Prezzo pieno, bevande + stuzzichini, atmosfera più raffinata.

Ecco, spero di essere stata chiara! A presto!

Cosa si beve prima di cena?

Acqua. A volte, niente.

  • Spritz: Amaro, gasato, prosecco. Banale.
  • Negroni: Amaro, gin, vermouth. Troppo forte.
  • Americano: Debole. Insipido.

Preferisco il whisky. Un Glenfiddich 12 anni. Poi, a cena, un Barolo. Questione di gusto. O forse, no. Solo abitudine. Mia moglie odia il whisky. Beve Martini. Secco.

Oggi, però, ho bevuto solo acqua. Calda. In ufficio. Era lunedì.

Nota: Il mio compleanno è il 27 maggio. Quest’anno, ho optato per un’aperitivo a base di Gin Mare con timo e pompelmo.

Che cocktail bere la sera?

Ah, la sacra domanda del “cosa mi bevo stasera?”. Come scegliere il giusto compagno di baldoria tra tanti pretendenti alcolici? Ecco la mia personalissima top 8, non 10, perché detesto le liste gonfiate:

  • Americano: Il nonno elegante che non passa mai di moda. Bitter, vermouth, soda: semplice, come la filosofia di un pensionato al bar.
  • Garibaldi: L’arancia che si fa seria. Succo fresco e bitter, l’ideale per chi vuole fare il salutista ma con stile. Io, che mi sento un po’ eroe risorgimentale ogni tanto, lo adoro.
  • Aperol Spritz: Il re dell’aperitivo, non c’è storia. Aperol e prosecco, la versione alcolica e frizzante della gioia di vivere.
  • Campari Spritz: Il cugino alternativo dello Spritz. Campari e prosecco, per chi ha un animo un po’ dark, ma sempre con il sorriso.
  • Moscow Mule: Il rinfrescante che ti scalda l’anima. Vodka, lime, ginger beer: sembra innocuo, ma poi ti ritrovi a ballare la Macarena.
  • Negroni: Il cocktail dei duri, quelli veri. Bitter, vermouth, gin: un pugno nello stomaco, ma con classe. Io lo bevo quando voglio sentirmi Humphrey Bogart.
  • Gin Tonic: L’essenziale che non stanca mai. Gin e acqua tonica: un classico senza tempo, come i Rolling Stones.
  • Mojito: Direttamente da Cuba, un esplosione di sapori. Rum, menta, lime, zucchero e soda.

Curiosità Alcoliche:

  • L’Americano: Pare sia nato come “Milano-Torino”, poi gli americani lo amarono così tanto da cambiargli il nome. Un po’ come quando una band sconosciuta diventa famosa all’estero e poi torna in patria.
  • Il Negroni: Si dice sia nato a Firenze, quando il Conte Negroni chiese un Americano “rinforzato” con gin. Un’idea geniale, come mettere il parmigiano sulla pasta al pomodoro.
  • Spritz: la vera ricetta originale prevede vino bianco frizzante, non prosecco. Provare per credere.
#Antipasto #Aperitivo