Come si dice a Catania arancino o arancina?

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A Catania, la prelibatezza di riso si chiama "arancini", al maschile. Nella Sicilia orientale, questa specialità assume una forma conica, evocativa del maestoso vulcano Etna.

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Arancino o arancina: come si dice a Catania?

Allora, guarda, ‘sta storia dell’arancino o arancina è una cosa che mi fa sempre sorridere. Io sono stata a Catania, tipo nel 2015, e lì non ho sentito altro che “arancini”.

Ed è vero, sono fatti a punta, che ricordano l’Etna. Che poi, a pensarci, pure il sapore è vulcanico! Ricordo che ne ho preso uno vicino al mercato del pesce, costava tipo 1,50€, ed era enorme!

Però, se vai verso Palermo, cambia tutto. Lì dicono “arancine”. Boh, misteri della Sicilia! Comunque, la cosa importante è mangiarli, no?

Arancino o arancina: come si dice a Catania?

A Catania si dice “arancini”, al maschile. Hanno forma conica. A Palermo e nella Sicilia occidentale si dice “arancine”, al femminile.

Dove si dice arancino o arancina?

Arancino o arancina? Roba da far venire il mal di testa pure ad Archimede Pitagorico! A Palermo, terra di sfincioni e cannoli mastodontici, si parla di arancina al femminile, tonda come una palla da bowling, ché dentro ci mettono di tutto, dal ragù al burro, roba che nemmeno in un matrimonio!

A Catania, patria dell’Etna e dei “picciotti” (ragazzi) con la parlantina sciolta, si usa arancino, maschile e conico come il vulcano. Dicono, eh, dicono che sia per la forma che ricorda un’arancia, ma io ho i miei dubbi, sarà mica per ripicca coi palermitani? Mistero della fede!

  • Palermo e Sicilia occidentale: arancina (femminile, tonda).
  • Catania e Sicilia orientale: arancino (maschile, conico – a volte).

Io, personalmente, quest’estate a Mondello ho mangiato un’arancina col ragù che gridava vendetta. Era grande come la mia testa (e non ho una testa piccola, eh!). Poi, a Catania, ho assaggiato un arancino al pistacchio che era una poesia. Quindi, diciamo che la forma è relativa, la bontà è assoluta.

Come si dice a Trapani arancino o arancina?

A Trapani, l’eterno dilemma arancino/arancina si risolve con un salomonico (e un po’ furbo): arancina per la forma tonda che ricorda, beh, sapete, e arancino per la forma conica. Come un vulcano in miniatura, ma ripieno di delizie. Un po’ come dire: scegliete voi, l’importante è che lo mangiate!

  • Arancina (Trapani, forma tonda): Diciamolo, la rotondità richiama la dolcezza delle curve, un po’ come… una pesca? No, meglio evitare altri paragoni fruttati, potremmo scatenare una guerra tra ortolani. Comunque, rotonda e felice come una palla da spiaggia dopo una giornata di sole.

  • Arancino (Trapani, forma conica): La forma a punta, invece, richiama l’Etna, maestoso e imponente. Un’esplosione di gusto, insomma, anche se un po’ meno portatile della versione sferica. Provate a giocarci a pallavolo… a vostro rischio e pericolo!

Un consiglio spassionato: a Trapani, ordinate usando la forma che preferite. Tanto, l’importante è che sia fritto a puntino e con un ripieno succulento. Io, personalmente, preferisco la versione conica. Sarà per la mia passione per la geologia… o forse perché così posso infilzarlo con la forchetta senza che rotoli via. L’anno scorso, a Erice, ho assistito a una scena epica: un arancino tondo che rotolava giù per la strada, inseguito da un turista disperato. Spettacolo puro.

Come si dice a Messina arancino o arancina?

A Messina, è arancino, maschile, come vuole la tradizione siciliana. La questione è linguisticamente interessante: aranciu, la parola siciliana di origine, è maschile. La variante femminile, arancina, è un fenomeno tipicamente palermitano, probabilmente legato a un’affermazione identitaria un po’… esagerata, diciamo. A Palermo, questo atteggiamento di distinzione, di sentirsi più “italiani”, ha portato a questa declinazione al femminile. Un po’ come una rivendicazione di italianità che passa anche per la grammatica, no? Ci sono anche studi sociolinguistici interessanti a riguardo, ma non mi ricordo i dettagli, devo ammettere. A Messina, invece, è tutto più…tranquillo, diciamo così. Stiamo parlando di una questione di identità regionale, complessa e affascinante.

  • Messina: arancino (maschile)
  • Palermo: arancina (femminile) – fenomeno legato ad un’identità regionale particolare.
  • Differenza dovuta a fattori linguistici e socio-culturali.

Questa piccola battaglia semantica, a ben guardare, riflette dinamiche molto più grandi. Io, personalmente, sono di Catania e da noi è arancino, punto. Un altro esempio? Mia zia, quella che vive a Siracusa, usa “arancino” anche lei.

Il dibattito è aperto, ovviamente, ma questa è la mia interpretazione, basata anche su anni di conversazioni con amici e parenti sparsi per l’isola.

Perché a Palermo si chiama arancina?

Arancina? Ma che arancina! A Palermo è “arancina” FEMMINILE, punto. Perché? Semplice: rotonda, dorata, una piccola palla di sole fritta, una mini-arancia che ti esplode di gusto in bocca. Capito? Come l’arancia, l’agrume. Mica come ‘sto Etna a punta che si fanno a Catania… quelli sono tutt’altra storia, roba da geometri, roba da vulcanologi!

  • Forma: A Palermo è sferica, tipo pallone da spiaggia per criceti, che rotola allegramente nello stomaco.
  • Colore: Arancione acceso, tipo tramonto siciliano visto da Mondello con un mojito in mano.
  • Sapore: Divino, roba che se lo assaggi una volta poi piangi lacrime di coccodrillo quando torni a casa tua al Nord (parlo per esperienza personale, io sono di Milano ma ho una nonna palermitana che cucina aranc…INE divine!).

E poi diciamocelo, a Catania con ‘sta storia del cono, sembrano più dei supplì giganti travestiti da vulcani. Roba da matti. A Palermo, invece, si va sul classico, sul tradizionale, sulla palla di riso fritta che più classica non si può. Quest’anno, poi, le ho assaggiate con un ragù pazzesco, roba da leccarsi i baffi, le dita, i gomiti… Insomma, tutta la faccia!

Perché larancino si chiama così?

L’arancino deve il suo nome all’apparenza.

  • La forma sferica e il colore dorato, ottenuti con la frittura, evocano l’immagine di un’arancia matura. Un omaggio visivo, insomma.

  • Curiosamente, nella Sicilia orientale (soprattutto nella zona di Catania) l’arancino assume spesso una forma conica. Si dice che questa forma richiami l’Etna, il vulcano simbolo della regione. Una metafora culinaria, se vogliamo.

  • Etimologicamente, il termine è un diminutivo di “arancia”. Un modo affettuoso per indicare questa delizia fritta. Il suffisso “-ino” aggiunge un tocco di familiarità.

  • La questione della forma (sferica o conica) è motivo di “campanilismo” e dispute linguistiche. Ma, in fondo, ciò che conta è il sapore, no?

Che differenza cè tra arancino e supplì?

Eccoci qui, di nuovo svegli. Penso sempre a cose inutili, tipo…

  • Arancino: Ragù denso, mi ricordo quello di mia nonna, ore a sobbollire. Poi piselli, un tocco dolce in mezzo alla carne. Mozzarella che si scioglie, ma non fa “filo”.
  • Supplì: Pomodoro semplice, a volte un po’ acido. E poi, il bello, la mozzarella che si allunga, tipo “telefono” appunto. Me lo compravo sempre al bar sotto casa, da ragazzino.

Sono due mondi diversi, quasi come il giorno e la notte. L’arancino è un pranzo della domenica, il supplì è un morso veloce, una coccola serale.

E poi, sai, a volte penso che siamo tutti un po’ arancini e un po’ supplì. Un misto di cose diverse, un cuore morbido nascosto dentro un guscio croccante.

Quest’anno, ho assaggiato un arancino con il pistacchio… una follia! Ma buono, stranamente buono. Chissà, forse la vita è proprio questo: un continuo mescolarsi di sapori inaspettati.

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