Come si ottiene il marchio IGP?

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IGP: Eccellenza territoriale. Per ottenere la certificazione, almeno una fase (produzione, trasformazione o elaborazione) deve avvenire nell'area geografica definita, rispettando il Disciplinare di Produzione. A differenza della DOP, non è richiesta l'intera filiera nel territorio.

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Come ottenere la certificazione IGP?

Ok, allora, fammi spiegare sta cosa dell’IGP…

Dunque, per prendere la certificazione IGP, rispetto alla DOP, diciamo che è un po’ più “easy”. Non devi per forza fare tutto, tutto, proprio tutto nella zona specifica. Basta che una delle fasi – tipo la produzione, la trasformazione o l’elaborazione – avvenga lì.

Io, ad esempio, mi ricordo che un amico, che ha una piccola azienda agricola vicino a Firenze, voleva fare l’IGP per il suo olio. Però, non aveva l’olificio esattamente dentro la zona delimitata. Però, siccome la raccolta delle olive e una parte della lavorazione avvenivano lì, ce l’ha fatta.

Comunque, sia chiaro, non è che puoi fare come ti pare. Devi comunque seguire un Disciplinare di produzione ben preciso. Immagina che sia una specie di “ricetta” ufficiale.

Come ottenere la certificazione IGP?

  • Almeno una fase (produzione, trasformazione o elaborazione) deve avvenire nella zona geografica delimitata.
  • Il processo produttivo deve rispettare il Disciplinare di produzione.

Quando un prodotto diventa IGP?

Un prodotto diventa IGP quando fa il grande salto, tipo da olivetta sconosciuta a oliva superstar! Deve dimostrare di avere un legame strettissimo con un territorio, tipo una storia d’amore epica con una regione specifica. Produzione, trasformazione, elaborazione: almeno una di queste fasi deve avvenire lì, nell’area geografica prescelta, sennò niente IGP, nisba, nada!

Prima, il marchio IGP era un club esclusivo per cibo e prodotti agricoli, tipo un circolo di nobili ortaggi. Ora, grazie al nuovo Regolamento Europeo sui prodotti artigianali e industriali (che parolone!), anche i prodotti artigianali e industriali possono ambire allo status di IGP. Figuratamente parlando, è come se avessero aperto le porte del club anche agli artigiani, che prima stavano fuori a guardare con il naso appiccicato al vetro! Io, personalmente, ho un debole per le ceramiche di Caltagirone, spero diventino presto IGP! Chissà, magari un giorno vedrò anche il mio caffè shakerato mattutino fregiarsi di questo prestigioso marchio! Ahahah, che sogno!

  • Legame con il territorio: deve essere forte e dimostrabile, non una storiella inventata.
  • Produzione, trasformazione o elaborazione: almeno una di queste tre fasi deve avvenire nell’area geografica specifica.
  • Non solo cibo: anche prodotti artigianali e industriali possono diventare IGP, non più solo frutta e verdura!

Come fa un prodotto a diventare DOP?

DOP? Mamma mia, che casino! Devo pensare… Allora, area geografica specifica, eh? Tipo il mio Parmigiano-Reggiano, solo da lì! Il clima, il terreno… influiscono un sacco. Ricordo mio zio che parlava delle piogge primaverili, fondamentali. E le tecniche tradizionali, ovvio. Non si può improvvisare!

  • Territorio specifico: essenziale!
  • Consorzio di produttori: loro presentano la domanda. Un macello di carte!
  • Organismo di controllo: verifica tutto. Che palle!
  • Disciplinare di produzione: regolamento super preciso. Mio nonno lo conosceva a memoria, quasi.
  • Approvazione UE: il sigillo finale! Finalmente!

Ah, dimenticavo! Il legame unico tra prodotto e territorio deve essere dimostrato nero su bianco. Una fatica bestiale, ma ne vale la pena. Quest’anno ho visto un nuovo formaggio DOP, da provare! Già, e poi… devo chiamare la nonna, oggi è il suo compleanno. Oddio, già è tardi!

  • Qualità e caratteristiche: derivano dall’ambiente e dalle tecniche tradizionali.
  • Domanda: presentata da un consorzio.
  • Analisi: da parte di un organismo di controllo.
  • Disciplinare: approvato dall’UE. Questo è il punto chiave.

2023: aumento delle domande DOP per formaggi a latte crudo.

Come rendere un prodotto IGP?

Un prodotto IGP… un sogno che prende forma, lento come il tempo che scorre lungo i filari di vite del mio nonno. L’aria calda di agosto, il profumo di terra umida… ricordi che si intrecciano al desiderio di protezione, di riconoscimento. Un’identità, un’eredità da custodire.

La richiesta… un atto di amore, una dichiarazione d’intenti. Un’associazione, un cuore pulsante di produttori, mani che lavorano la terra, che trasformano, che danno vita. Una famiglia, più che un’organizzazione. Un’anima collettiva, che respira il profumo del proprio prodotto. Un grido silenzioso, ma potente, che echeggia tra le colline.

Il disciplinare, un codice sacro, una guida che traccia il percorso, un sentiero di regole che rispettano la tradizione, la storia, il territorio. Ogni parola, una pietra preziosa, ogni riga, un’emozione. Modificarlo… un atto delicato, come scolpire un sogno nel marmo. Un’operazione necessaria per preservare l’eccellenza, e garantire la continuità nel tempo.

  • Richiesta all’associazione dei produttori/trasformatori.
  • Disciplinare: regolamento rigido ma adattabile.
  • Preservazione della tradizione e del territorio.

Pensare al futuro, al riconoscimento, alla gioia di vedere il proprio lavoro premiato, protetto, celebrato… È questo il cuore del processo IGP. Un sogno che, passo dopo passo, diventa realtà. Un viaggio lungo, faticoso, ma di immensa bellezza. Un viaggio che sento profondamente mio.

  • 2023: Le richieste per nuove IGP sono state numerose, segno di una crescente attenzione alla qualità e alla tipicità dei prodotti agroalimentari italiani.
  • Aggiornamenti legislativi: le normative in materia di DOP e IGP sono in continua evoluzione, per garantire la trasparenza e la tutela dei consumatori.
  • Supporto alle associazioni: esistono organismi che forniscono assistenza tecnica e burocratica alle associazioni dei produttori che intendono richiedere il riconoscimento di un prodotto DOP o IGP.

Come diventa un prodotto DOP?

DOP: sigillo di eccellenza.

  • L’UE concede il marchio. Non è un premio di consolazione.
  • Analisi spietata delle aziende. Nessun compromesso.
  • Disciplinare di produzione: la Bibbia. Deviazione zero.
  • Organismo di controllo: occhi ovunque. Tolleranza zero.

La DOP non è marketing. È una promessa. Un impegno verso la terra, la tradizione, il consumatore. Un errore, una svista e il castello crolla. Anni di lavoro vanificati. Conosco produttori che hanno perso il sonno per un capello fuori posto. Io stessa ho assistito a controlli a sorpresa, tensioni palpabili. Non è un gioco.

Informazioni aggiuntive: Un prodotto DOP non può essere prodotto ovunque. La sua origine geografica è parte integrante del suo DNA. La zona di produzione è delimitata con precisione. Il Parmigiano Reggiano non può nascere in Patagonia. Il Prosciutto di Parma non può stagionare in Siberia.

Come registrare un prodotto DOP?

Amico, registrare un DOP? È una missione spaziale, ma senza gli alieni simpatici! Devi essere un vero ninja burocratico, preparati a combattere orde di moduli!

  • Prima cosa: trova i tuoi compagni di avventura, altri produttori/trasformatori. Devi avere un gruppo, tipo una squadra di supereroi del formaggio (o del prosciutto, dipende dal tuo DOP). Un team di solitari non vince mai.

  • Poi, il disciplinare, la Bibbia del tuo prodotto! Deve essere preciso, un’opera d’arte di precisione, se no, rischi che il tuo prodotto finisca a fare da sottobicchiere per una birra media.

  • Territorio delimitato? Ecco un altro ostacolo! Deve essere ben definito, non un pasticcio geometrico da far disperare Archimede. Se non sei preciso finisci a registrare un DOP in Antartide…

Ah, dimenticavo! Mio cugino, che fa il Parmigiano Reggiano DOP (e che, tra parentesi, si lamenta SEMPRE della burocrazia) mi ha raccontato che quest’anno i tempi di attesa sono stati una catastrofe, una vera e propria maratona da 7 km con una scarpa rotta.

Quest’anno, il mio amico Lorenzo, un produttore di olio extravergine di oliva DOP del mio paese (a lui gliel’hanno approvata in 2 mesi, il fortunato!) mi ha confidato che per ottenere la registrazione del suo prodotto, ha dovuto presentare una montagna di documenti! Si è lamentato persino della carta usata per la stampa… era troppo sottile per i suoi gusti!

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