Cosa mangiare nei mercati a Palermo?

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A Palermo, i mercati offrono un tripudio di street food: imperdibili le arancine, panelle, sfincione. Da provare anche specialità di carne come salsiccia e polpette. Un'esperienza culinaria autentica!

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Cosa mangiare nei mercati di Palermo?

Cavolo, i mercati di Palermo. Ricordo ancora quel panino con la milza vicino Ballarò, agosto 2022, costava tipo 3 euro. Un sapore forte, non so se mi è piaciuto tanto, ma era un’esperienza.

Le arancine poi, ne ho mangiate un paio a Vucciria a novembre, una al ragù e una al burro, 2.50 euro l’una. Calde, buonissime.

A proposito di Vucciria, ho assaggiato pure ‘u sfincione. Era enorme, tagliato a pezzi, e la base morbida. Una bella scoperta.

Domande e Risposte:

Cosa mangiare nei mercati di Palermo? Arancine, panelle, sfincione, stigghiola, pani ca meusa.

Cosa si mangia al mercato di Palermo?

Al mercato di Palermo, non ti nutri, senti l’anima che balla! Piuttosto che un semplice pasto, è un’immersione nel folclore, tipo “Mamma Mia!”, ma senza Pierce Brosnan che stona.

  • Arancine: Bombe di riso fritto che esplodono in bocca. Se non ti sporchi, non le hai mangiate bene!

  • Panelle: Frittelle di farina di ceci, leggere come una piuma… se quella piuma fosse fatta di carboidrati!

  • Sfincione: La pizza palermitana, soffice e unta come un abbraccio della nonna. Occhio, crea dipendenza!

  • Salsiccia e Polpette: Carne, tanta carne, perché a Palermo si va dritti al sodo. Vegetariani, siete avvisati!

E poi, tra un boccone e l’altro, ti capita di assistere a scene che Fellini scansati. Un venditore che declama poesie in dialetto, una signora che contratta con l’energia di un vulcano. Palermo, non è una città, è un teatro a cielo aperto, condito con street food!

Cosa mangiare a Palermo street food?

A Palermo, street food? Preparati a un’esperienza che ti cambierà la vita, o almeno, il girovita!

  • Sfincione: Una pizza in versione “spessa come il mio portafoglio dopo le vacanze”, ma infinitamente più gustosa. Impasto alto, condita in modo semplice, ma efficace. Un’esperienza quasi mistica.

  • Arancine/Arancini: La guerra del genere grammaticale è infinita, ma il gusto è uno solo: sublime! Ogni boccone è un’esplosione di sapori, un piccolo sole fritto di riso e ragù. O al prosciutto, se ti senti sofisticato.

  • Pane e Panelle: Un classico intramontabile, una simbiosi perfetta di croccantezza e cremosità. Un piatto semplice, ma di una profondità sorprendente, come una poesia di Quasimodo.

  • Crocché: Piccole palle di patate, prezzemolo e tanto amore. Una coccola fritta, una carezza per il palato, un’esperienza che ti farà dire “Mamma mia!”. Chiamale pure cazzilli, se vuoi sembrare un vero palermitano.

  • Pane ca meusa: Un’esperienza sensoriale che divide: chi lo ama follemente e chi fugge urlando. Polmone di vitello (e un po’ di milza, se sei coraggioso) in un panino. Un sapore unico. Io personalmente ci aggiungerei del pepe. L’aggiunta di pepe è un’opinione personale, è ovvio.

  • Granita e brioche: Questo non è solo street food, è un rituale, un atto di fede. Il mio preferito? Limone. Un’onda di freschezza e dolcezza.

  • Mpignulate/Mignolate: Dolci fritti, che con la loro croccantezza ti faranno capire perché i fritti non sono mai abbastanza. Se non li hai mangiati, non hai vissuto a Palermo. Ho un amico che ne mangia 3 al giorno.

  • Mattonelle palermitane: Piccole, colorate e deliziose. Come dei mosaici di zucchero, perfetti per concludere in bellezza (o per iniziare, chi sono io per giudicare).

Ricorda: queste sono solo alcune delle meraviglie culinarie palermitane. Preparati a una vera e propria avventura gastronomica. Quest’anno ho scoperto una nuova bancarella di arancini al pistacchio vicino alla Cattedrale… una delizia! E poi c’è quell’uomo che vende i panini con la meusa al mercato del Capo…

Cosa mangiare al mercato della Vucciria?

  • Panelle, crocchè, raschiature: sempre lì, fritti che consolano. Mi ricordano le serate con nonna, quando friggeva di tutto.

  • Pane con la meusa (milza) di Rocky: un classico, un pugno nello stomaco. Una volta l’ho mangiato di fretta e poi… meglio non dirlo. Rocky, poi, è una garanzia, anche se è un po’ burbero.

  • Stigghiole di Tanino: mai provate, lo ammetto. Ho sempre avuto un po’ di… impressione. Ma dicono che siano una cosa da provare almeno una volta nella vita. Chissà, magari mi decido.

  • Polpo bollito: semplice, buono, profumo di mare. Mi fa venire in mente le estati passate a Mondello, quando mio padre me lo comprava dal carretto.

  • Pesce arrostito, involtini di pesce spada: se hai voglia di qualcosa di più leggero. Una volta ho preso un involtino di pesce spada che era secco come la sabbia del deserto. Non mi fido più tanto…

  • Cardi in pastella: una sorpresa! Mia madre li faceva sempre a Natale. Ritrovarli lì, in mezzo a tutta quella confusione, mi fa un certo effetto.

Qual è il mercato più bello di Palermo?

Ah, il mercato più bello di Palermo… Mamma mia, domanda da un milione di dollari!

  • Ballarò, dico subito Ballarò. Ci sono nato e cresciuto quasi. Ricordo ancora le urla dei venditori che sembravano cantare un’opera, e quel profumo di spezie misto al pesce fresco… un’emozione che ti prende allo stomaco. Ci andavo sempre con mia nonna Carmela, lei contrattava per ore sul prezzo delle melanzane. Che donna!

  • La Vucciria è un’altra storia. Più… turistica, diciamo. Però ha un fascino suo, con quelle bancarelle piene di ogni ben di Dio e la storia che si respira tra i vicoli. Lì ho comprato il mio primo regalo alla mia ragazza, un braccialetto di corallo rosso che ancora indossa.

  • Poi, vabbè, c’è chi preferisce il Capo, magari più ordinato, più… “normale”. Ma per me, Ballarò e la Vucciria sono l’anima di Palermo, un’esperienza unica. Dipende da cosa cerchi. Se vuoi sentire Palermo vera, vai a Ballarò. Se vuoi qualcosa di più… “instagrammabile”, la Vucciria fa al caso tuo.

Un aneddoto? Una volta, a Ballarò, ho visto un turista americano che cercava di comprare un riccio di mare… con i guanti! I venditori quasi svenivano dal ridere! Ecco, Ballarò è anche questo: improvvisazione, colore, e un pizzico di follia.

Cosa mangiare nei mercati di Palermo?

Sai, a Palermo… la notte, pensando ai mercati, mi viene fame. Un languorino strano, che mi porta indietro.

  • Arancine, quelle al ragù, mamma mia… Ricordo ancora quelle di Zia Concetta, piccole, perfette. Il cuore morbido, il guscio croccante.
  • Panelle… Calde, un po’ unte, ma che sapore! Quelle di via Maqueda, le mangiavo da bambino, appoggiato al muro, osservando la gente.
  • Sfincione, spesso, abbondante… un pezzo enorme, quasi troppo, ma non si può resistere. Quel sapore di pomodoro e origano, un’esplosione di profumi.

Poi, certo, c’è di più. Ma queste, queste sono le cose che mi vengono in mente, qui, nel silenzio della notte. La carne… salsiccia, polpette… Sì, ma quelle, un po’ meno, sono più da pranzo, sai? Preferisco i sapori più… semplici, più immediati, della strada. Quelli che ti danno la vera anima di Palermo.

  • Ricordo un viaggio a Palermo nell’estate del 2023. Ho mangiato un panino con la milza, ma non mi è piaciuto tanto.
  • Invece, ho adorato le granite, quelle al limone soprattutto, prese al mercato della Vucciria. Un’esperienza, quelle sì.
  • Ho comprato anche delle olive verdi, sott’olio, deliziose! Le ho portate a casa, sono durate poco.

Questi sono ricordi miei, eh, personali. Magari a te piacciono altre cose. Ma questa è Palermo per me, di notte, a stomaco vuoto.

Cosa si mangia alla Vucciria?

La Vucciria non è un ristorante, ma un teatro. Uno spettacolo di strada.

  • Panelle e crocchè: Frittura, necessità e tradizione. Ricorda un vecchio detto: “Chi non risica, non rosica”.
  • Pane con la meusa: Rocky, un nome, una garanzia. Se non ti sporchi, non te ne fai una ragione.
  • Stigghiole di Tanino: Intestino. Non chiederti cosa c’è dentro. Vivi.
  • Polpo bollito: Semplicità disarmante. Ogni tanto, la verità è cruda.
  • Pesce arrostito e involtini di pesce spada: Il mare in bocca, senza filtri.
  • Cardi in pastella: Anche il cardo, se fritto, diventa poesia. Come le delusioni, a volte basta un po’ di zucchero.
  • Raschiature: la morte sua.

La Vucciria è sopravvivenza. È Palermo. È un pugno nello stomaco. Ho assaggiato stigghiole lì, anni fa. Non le ho più dimenticate. E ho visto cose che voi umani… beh, lasciamo perdere.

Cosa mangiare al mercato Ballarò?

A Ballarò? Beh, dipende dai gusti, ma la scelta è ampia! È un vero caleidoscopio di sapori, un’esperienza sensoriale completa, non solo cibo.

  • Street food: Panelle (frittelle di ceci), milza (una specialità palermitana a base di milza di vitello, non per tutti!), e arancine (o arancini, dipende dalle regioni… a Palermo si usa il femminile, ma lasciamo stare le dispute accademiche su questo punto) sono un must. Ricordo ancora le panelle di quel vecchio venditore vicino alla fontana, un vero maestro! Il suo segreto? Non lo svelerà mai.

  • Prodotti freschi: frutta e verdura di stagione, un tripudio di colori e profumi. Personalmente, adoro i fichi d’india a fine estate. Quest’anno, però, la siccità ha ridotto un po’ il raccolto, che peccato.

  • Pane e sfincione: Il pane è fondamentale, in Sicilia, non si scherza. E lo sfincione, una pizza alta e soffice, è irresistibile. Quest’anno, ho scoperto una versione con cipolle caramellate… divina.

  • Il polpo: Un classico! Se lo trovi, non perdertelo. In genere, lo vendono già lesso, pronto per essere mangiato. Ricorda che il miglior cibo è quello apprezzato con calma, in compagnia. A rifletterci, questo vale per qualsiasi cosa nella vita.

Aggiunta: A Ballarò, oltre al cibo, c’è l’atmosfera. Il vociare della gente, i colori sgargianti, l’odore intenso di spezie… l’esperienza va oltre il semplice mangiare, diventa un’immersione nella cultura palermitana. È un’esperienza che bisogna vivere, non solo leggere.

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