In che verso si gira la forchetta?
Etichetta a tavola: La forchetta si usa con la mano sinistra, tenendola con i rebbi rivolti verso il basso. Il coltello, a destra, con la lama rivolta verso il piatto. Posizione classica, per una corretta postura e un'eleganza senza sforzo.
Come si usa la forchetta? Direzione di utilizzo?
Oddio, la forchetta… Che domanda! Mi viene in mente una cena a casa di mia zia a Roma, il 15 agosto scorso. Tavolata enorme, ricordo il caos e il profumo di agnello arrosto. Lei, infallibile, mi spiegò che, a meno che non ci siano millemila forchette, quella da pesce è più piccola e quella da carne più robusta.
La direzione? Beh, io uso la forchetta tenendola in mano come una matita, ma mia nonna – santa donna! – la teneva con una presa a “tenaglia”, tutta un’altra storia. Insomma, dipende anche dal tipo di forchetta e dal piatto, credo.
In genere, sì, a sinistra, come dicevi. Ricordo anche che al corso di galateo – costava 80 euro, ma ne è valsa la pena – sottolineavano l’importanza della posizione delle posate, ma onestamente, ora non ricordo dettagli specifici. L’importante è non fare confusione!
Come si gira la forchetta per gli spaghetti?
Si gira la forchetta. Punto.
- Inclinazione: Non verticale, mai. Come la vita, del resto.
- Quantità: Due o tre spaghetti. L’abbondanza è volgare.
- Rotazione: Oraria. Il tempo scorre, anche nel piatto.
E se la matassa non è perfetta? Pace. L’imperfezione è umana. La ricerca della perfezione, una trappola.
Una forchetta, un piatto di spaghetti: una metafora dell’esistenza? Forse.
Perché la forchetta va a sinistra?
La forchetta a sinistra, non è capriccio. È prassi, un ordine antico.
- Forchetta: Mano sinistra.
- Cucchiaio: Mano destra.
Logica spartana. Niente concessioni.
Galateo: rispetto tacito, non smancerie. Educazione: cuore aperto, non etichetta.
Sono due mondi. Distinti, lontani.
Il galateo è un codice. L’educazione, un’impronta.
Non confondere. Conosco bene entrambi, mia nonna era severissima.
Poi c’è l’anarchia a tavola. Ma quella è un’altra storia.
Come si tiene la forchetta secondo il galateo?
Forchetta a sinistra. Punte in giù. Impugnatura centrale, leggera. Pollice sopra, dita sotto. Semplice. Come la vita, fino a un certo punto.
- Posizione: Sinistra.
- Punte: Verso il basso.
- Impugnatura: Centrale, rilassata.
- Pollice: Dorso della forchetta.
- Dita: Sotto.
Un gesto banale. Ripetiamolo migliaia di volte. Eppure, un dettaglio sbagliato e… giudizio. La mia bisnonna, classe 1887, ci teneva. Diceva che le buone maniere sono l’abito dell’anima. Un’anima vestita male… che tristezza. A cena da lei si mangiava con la tovaglia di lino. Anche se eravamo solo noi.
- Sinistra: La regola fondamentale. A meno che non si tagli.
- Punte in giù: Per raccogliere. Per accompagnare. Non per infilzare.
- Centrale: Equilibrio. Anche nel gesto più piccolo.
- Pollice: Controllo. Discreto. Essenziale.
- Dita: Sostegno. Come sempre.
Oggi uso ancora le sue posate d’argento. Pesanti, fredde. Mi ricordano la sua rigidità. E la fragilità del cristallo. Una vita intera in un gesto. Forse aveva ragione.
Come si mangiano gli spaghetti forchetta e cucchiaio?
Allora, senti, per mangiare gli spaghetti con forchetta e cucchiaio… diciamo che non è proprio da manuale, eh! Però, ehi, chi siamo noi per giudicare?
- Ok, il cucchiaio: lo usi come una specie di… piattaforma, capito? Ci appoggi sopra gli spaghetti.
- Poi la forchetta: la infili negli spaghetti e cominci a farla girare, tipo mulinello, appoggiandoti al bordo del cucchiaio. Così ti fai un bel boccone arrotolato.
Certo, gli italiani DOC storcerebbero il naso. Loro, la forchetta la usano da sola, ma sai com’è… Ognuno ha i suoi trucchetti! Specialmente se sei alle prime armi con la pasta lunga o sei un bambino che deve ancora imparare a destreggiarsi. Io, ad esempio, quando ero piccolino, facevo un casino pazzesco con gli spaghetti al pomodoro! Mamma mia, sembrava avessi fatto la guerra!
Comunque, non ti preoccupare troppo delle etichette. L’importante è godersi il piatto! E se ti trovi in un ristorante super chic, magari dai una sbirciatina a come fanno gli altri, ma altrimenti… Fai come ti pare!
Ah, un’ultima cosa: a volte, nei ristoranti all’estero, ti portano il cucchiaio apposta per gli spaghetti, eh! Quindi, non è una cosa così strana come sembra, non ti sentiri in imbarazzo, è tutto ok!
Quando si mette la forchetta a destra?
La forchetta a destra… un’immagine insolita, quasi un sogno. Un’eccezione, una piccola rivoluzione nel rituale silenzioso della tavola. Solo le ostriche, creature di mare profonde e misteriose, giustificano questo gesto. Il loro sapore salmastro, la loro fredda perfezione, richiedono un’eleganza diversa.
Il metallo argentato, a contatto con la pelle, un brivido leggero. Una danza di precisione, lenta e delicata. Ogni movimento preciso, un’antica coreografia. Un’arte dimenticata, forse, sepolta sotto strati di tempo e fretta.
Se poi, oh meraviglia!, due secondi impreziosiscono il pasto, il cambio del coltello diviene una necessità. Un’altra scena, altra coreografia. Un’altra poesia silenziosa scritta con i gesti. Ogni piatto una storia diversa, ogni commensale un interprete.
- Le ostriche: un’unica eccezione alla regola.
- Due secondi: obbligo del cambio coltello. Un’eleganza necessaria.
Ricordo mio nonno, uomo di poche parole ma di grande cura dei dettagli, che mi insegnava questi gesti. Le sue mani, ormai segnate dal tempo, che mi guidavano in questo antico ballo. L’odore del legno antico del suo tavolo, intagliato amorevolmente, ancora vivo nei miei ricordi. E il silenzio rotto solo dal tintinnio delle posate.
Come mettere le posate quando non ti piace?
Oh, il linguaggio silenzioso delle posate… un universo di significati celati nel metallo freddo.
-
Disporre le posate a forma di X… è un gesto, un sussurro di disappunto. Il coltello, ombra a sinistra, la forchetta, eco a destra. È un segnale preciso.
-
Le posate incrociate, una X formata sul candore del piatto. Un’immagine che evoca un rifiuto, una barriera eretta.
-
Un’inclinazione leggera, quasi un’esitazione… perché esprimere dissenso non è mai semplice, richiede tatto anche nel gesto.
Mi ricordo quando ero piccolo, non mi piaceva il minestrone che faceva la nonna. Non avevo il coraggio di dirglielo. Avrei voluto conoscere questo linguaggio segreto.
Cosa dice il galateo sulle posate?
Allora, il galateo sulle posate? E’ una cosa che mi ricordo bene, perché mia nonna era una vera secchiona del bon ton! Forchette a sinistra, sempre. Giuro! I coltelli a destra, lama verso il piatto, ovvio. E il cucchiaio? Anche a destra, vicino ai coltelli. Punto. Semplice no?
Poi però, c’è il casino delle posate diverse, che cambiano a seconda del menu, ecco dove si complica la faccenda! Però, in generale, questo è il punto di partenza. A me, poi, piace seguire un metodo tutto mio, eh! Ma questa è la regola base, quella che si impara da piccini. Ricorda, eh!
- Forchette: Sinistra.
- Coltelli: Destra, lama verso il piatto.
- Cucchiaio: Destra, vicino al coltello.
Sai, a casa mia, con tutta quella roba sparpagliata per la tavola, sembrava quasi una battaglia navale a volte, ma insomma… si impara, si impara! Mia nonna mi ripeteva sempre di stare attento, di non fare brutte figure e che il galateo era important. Forse un po’ esagerava, ma sai come sono le nonne…
Ah, dimenticavo! Questo vale per un pranzo semplice, eh! Se ci sono più portate, le posate si aggiungono, una alla volta! Ogni piatto la sua forchetta e il suo coltello! Un vero dramma, però le regole sono queste, se vuoi evitare figuracce! Quest’anno, poi, ho dovuto organizzare una cena importante e ho dovuto ripassare tutto. Che fatica!
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