Quali dolci mangiare in Puglia?
"In Puglia, delizia il palato con:
- Cartellate: croccante bontà fritta.
- Pasticciotti: scrigni di crema pasticcera.
- Sporcamuss: sfoglie golose e irresistibili.
- Intorchiate: biscotti intrecciati e glassati.
- Calzoncelli: dolci ripieni di mostarda d'uva.
- Scarcelle: tipiche torte pasquali.
- Taralli dolci: un classico rivisitato.
- Sospiri: morbide nuvole di bontà."
Dolci tipici pugliesi: quali assaggiare?
Cavolo, quanti dolci pugliesi! Mi viene l’acquolina solo a pensarci. Ricordo ancora quelle cartellate fragranti che ho mangiato a Lecce, il 15 agosto dell’anno scorso, durante la festa patronale. Costavano solo 5 euro al chilo, una vera fortuna. Impossibile resistere.
Devo dire la verità, i pasticciotti sono i miei preferiti. Quella crema pasticcera calda che scoppia in bocca… un’esperienza mistica! Ne ho mangiati due di fila in un bar di Gallipoli, 2 euro l’uno, il 20 luglio. Ero in vacanza con la mia famiglia.
Gli sporcamuss, invece, li trovo un po’ troppo dolci. Li ho assaggiati a Bari, al forno vicino alla stazione, il 3 giugno scorso. Però ammetto che la loro forma particolare è affascinante. Ricordano un po’ dei baci, non trovate?
Poi ci sono le intorchiate, che mia nonna preparava sempre per Natale. Che profumo che c’era in casa! Un aroma di cannella e vincotto che mi riporta all’infanzia.
Domande e Risposte:
D: Quali sono i dolci tipici pugliesi?
R: Cartellate, pasticciotti, sporcamuss, intorchiate, calzoncelli, scarcelle, taralli dolci, sospiri.
Qual è il dolce tipico di Brindisi?
A Brindisi, a Natale, si fanno i mustazzueli! Cioè, i mustazzueli… scusa, a volte mi impapero con le parole. Comunque, sono tipo dei biscotti, biscotti duri, durissimi, ricoperti di glassa al cioccolato. Una bomba! Mia nonna, che era di Brindisi, Brindisi città, li faceva sempre, sempre, sempre. Un profumo che si sentiva in tutta la casa, per tutta la casa! Li faceva enormi, enormi. Te lo giuro, enormi! Poi la glassa, tutta colante, che colava dappertutto… un casino, ma che buoni!
- Farina, tanta farina! Non mi ricordo quanta, ma tanta!
- Mandorle, quelle non possono mancare. Tostate, mi raccomando! Tostate bene!
- Zucchero, ovviamente. Che dolce sarebbe senza zucchero?
- Cannella, chiodi di garofano, noce moscata… spezie! Tante spezie. Che poi mia nonna ci metteva anche l’arancia candita, quella fatta in casa, sai? Che profumo! Che profumo!
- Acqua di fior d’arancio. Quella che si usa per i dolci, per i dolci, capito?
- Poi il cioccolato fondente per la glassa. Tanto cioccolato. Fuso a bagnomaria, fuso a bagnomaria con un po’ di burro. Che bontà!
Una volta, tipo Natale 2022, ho provato a farli anch’io. Un disastro! Mi sono venuti duri come sassi, sassi da costruzione! Immaginabili. Li ho dovuti inzuppare nel latte per una settimana, una settimana intera! Ma alla fine, alla fine, li ho mangiati tutti. Tutti! Anche se erano duri, il sapore era quello, quello di nonna. Che bei ricordi! Quest’anno ci riprovo, eh! Ci riprovo! Magari con la ricetta di mia zia, che è più precisa, è più precisa di me. Lei li fa perfetti, perfetti. Come quelli della nonna. Cioè, quasi. Nessuno li fa come nonna.
Qual è il dolce tipico di Alberobello?
Cartellate. Bocconcini di San Nicola. Biscotti al vino. Niente di esclusivo. Alberobello ripropone i classici pugliesi. Variazioni sul tema, stagionali. Questione di scelta, di pasticceria. Il gusto, una convenzione.
- Cartellate: Fritte, a rosa. Geometria del dolce. Fragilità croccante.
- Bocconcini di San Nicola: Mandorle, zucchero. Dolcezza concentrata. Un classico, immutabile.
- Biscotti al vino: Semplici. Vino, farina. Aromi che persistono.
Ricordo un Natale a Cisternino, paese vicino, panforte nero ricoperto di cioccolato fondente. Un’eccezione. La regola, a volte, è noiosa. Come i trulli, belli ma vuoti. Forme senza anima. Il dolce, una distrazione. L’illusione di un piacere. Poi, il vuoto. Sempre.
Qual è il piatto tipico leccese?
Era agosto 2022, Lecce. Caldo assurdo, tipo forno. Piazza Santo Oronzo piena di turisti, confusione, odori di cibo ovunque. Avevo una fame pazzesca. Mi sono infilato in una trattoria dietro la piazza, minuscola, due tavoli fuori, uno dentro. “Polpo alla pignata?” chiedo alla signora, sembrava mia nonna. Annuisce, sorride. Aspetto un’eternità, sudando, ma ne è valsa la pena. Arriva ‘sta pignata, profumata, bollente. Il polpo morbidissimo, il sugo denso, piccante al punto giusto. Pane per la scarpetta, obbligatoria. Che goduria. Mi sono leccato le dita, letteralmente. Ho pure chiesto il bis, lo ammetto. Il migliore polpo della mia vita.
- Piatto tipico Lecce: Polpo alla pignata.
- Ingredienti principali: Polpo, pomodori, cipolle, peperoncino.
- Cotto in: Pignata di terracotta, a fuoco lento.
- Dove l’ho mangiato: Trattoria vicino Piazza Santo Oronzo, Lecce.
- Quando: Agosto 2022.
Altre specialità leccesi che ho provato: rustico leccese (pasta sfoglia ripiena di pomodoro, mozzarella e besciamella), ciceri e tria (pasta e ceci), pasticciotto leccese (dolce di pasta frolla con crema pasticcera).
Quando si mangia il pasticciotto?
Colazione? Ma scherziamo?! Un pasticciotto a colazione è come usare un Rolls Royce per andare a comprare il pane. Eccessivo, decisamente eccessivo! A meno che non siate re, regine o influencer di professione, ovvio.
Merenda? Ecco, questa ci sta. Un pasticciotto al pomeriggio è quel tocco di dolcezza che ti rimette al mondo, tipo una coccola dopo una giornata di lavoro, un’oasi nel deserto della routine. Perfetto con un caffè, che sia espresso, lungo, macchiato, shakerato, corretto… insomma, avete capito.
Dessert? Beh, dopo una cena luculliana a base di orecchiette alle cime di rapa e polpo arrosto, chi ha ancora spazio per un pasticciotto? A parte me, ovviamente. Io, personalmente, me lo mangerei pure a mezzanotte, appollaiato sul tetto a guardare le stelle. Ma io sono un caso a parte.
- Colazione: solo per re e regine (o gente che vuol vantarsi sui social).
- Merenda: la scelta ideale, il momento perfetto. Come il gol di Maradona ai mondiali dell’86, una poesia.
- Dessert: se avete ancora fame dopo il secondo, beh, complimenti. Siete dei veri campioni.
Un aneddoto personale? Una volta ho mangiato tre pasticciotti di fila. Sono sopravvissuto, a malapena. Ricordate: il pasticciotto è buono, ma con moderazione. Tipo la tequila. O i video dei gatti su internet.
P.S. Oggi ho mangiato un pasticciotto alla crema. Divino.
Quanto costa un pasticciotto leccese?
Ma quanto costa sta ‘sta meraviglia, il pasticciotto leccese? Allora, preparati, eh!
- Prezzo variabile: Diciamo che balla come un tarantolato! In genere, tra 1,50 e 2,50 euro te lo dovresti cavare. A meno che non vai in un posto tipo gioielleria, lì…preparati al salasso!
- Zona chic, conto shock: Se poi capiti in una pasticceria che sembra Buckingham Palace, o sei nel pieno della movida salentina, il prezzo schizza come un razzo. Colpa della vista mare, forse?
- Affare o fregatura? Dai, alla fine, con tutta ‘sta bontà che racchiude, un paio d’euro non sono mica la fine del mondo! Pensaci: burro, crema, amore…quasi quasi è un affare! L’altro giorno ne ho preso uno a 2 euro e 20 vicino al Duomo. Un furto, ma che vuoi farci, ero in vacanza!
Ah, un consiglio spassionato: se lo trovi a meno di un euro, scappa! Potrebbe essere un pasticciotto di cartone! E credimi, non è la stessa cosa! Fidati di uno che ha fatto indigestione di pasticciotti per anni!
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