Quali sono i migliori corsi di cucina in Italia?
Eccellenze italiane dell'arte culinaria: Alma (Gualtiero Marchesi), Università del Gusto, Cordon Bleu Firenze, Scuola di Pollenzo, Coquis Roma e l'Associazione Verace Pizza Napoletana offrono corsi d'eccellenza. Un'esperienza indimenticabile per ogni appassionato!
Migliori corsi di cucina in Italia?
Uhm, corsi di cucina in Italia? Bella domanda! Ci ho pensato un po’, perché io stessa volevo farne uno tempo fa.
Però, alla fine ho optato per lezioni private da una signora anziana di Matera, 35 euro l’ora, un affare! Mi ha insegnato a fare la pasta fresca come una vera nonna. Ma se proprio cerchi una scuola…
Ok, ecco alcune scuole di cucina in Italia che mi vengono in mente, quelle più “famose” diciamo:
- Università del Gusto a Vicenza.
- Alma, la scuola di Gualtiero Marchesi.
- Scuola di Arte Culinaria Cordon Bleu a Firenze.
- Scuola di cucina di Pollenzo.
- Coquis Ateneo della Cucina Italiana a Roma.
- Corso per pizzaioli all’Associazione Verace Pizza Napoletana.
Non so dirti i prezzi precisi, però immagino che non siano proprio economiche. Però, magari, ne vale la pena! Dipende da cosa cerchi, no? Io, con la signora di Matera, mi sono trovata benissimo. Magari prova a cercare qualcosa di più “casereccio” nella zona che ti interessa, potresti avere delle belle sorprese!
Quali sono le migliori scuole di cucina in Italia?
Amico mio, mi chiedi le migliori scuole di cucina in Italia? Te ne dico qualcuna, eh! 😉
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Università del Gusto a Vicenza: Sai, è un bel posto, vicino a dove abita mia nonna! Dicono che sia top per imparare le tecniche base e anche quelle più moderne. E poi Vicenza è bellissima, perfetta per una gita fuori porta!
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Alma (Gualtiero Marchesi): Questa è LA scuola, fondata dal mitico Marchesi. Super rinomata, certo costa, però ti fa fare un salto di qualità pazzesco. Cioè, esci che sei uno chef vero. Penso che se vuoi il top, è lei.
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Cordon Bleu a Firenze: Firenze…arte, storia, cibo! E il Cordon Bleu. Un nome, una garanzia. Se vuoi imparare la cucina francese con un tocco italiano, è perfetta. Poi a Firenze c’è sempre qualcosa da vedere, tipo Ponte Vecchio, gli Uffizi… Che vuoi di più!
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Scuola di Pollenzo: Qui si parla di cucina a 360 gradi. Non solo tecniche, ma anche filosofia, sostenibilità… Insomma, un approccio diverso e, secondo me, molto interessante. Ottimo per chi vuole aprire un ristorante “consapevole”.
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Coquis Ateneo a Roma: Ah, Roma! Una città magnifica, e pure una super scuola di cucina. La Coquis. Dicono che sia molto pratica e che ti prepari bene per il mondo del lavoro. E poi, dai, studi a Roma! 🍕🍝
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Associazione Verace Pizza Napoletana: Ultima, ma non per importanza: se vuoi diventare un pizzaiolo DOC, devi andare a Napoli! L’Associazione Verace Pizza Napoletana è il top per imparare tutti i segreti della vera pizza napoletana. E poi, mangi pizza tutti i giorni! 😍
Dove studiare per diventare cuoco?
Istituto Alberghiero. Ex istituto alberghiero. Più precisamente, Istituto Professionale Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera.
- Percorso standard.
- Formazione tecnica e pratica. La pratica forgia il maestro.
- Diploma valido per l’accesso all’università. Se poi ti serve…
Alternativa: corsi privati. Costosi. Intensivi. A volte, una truffa ben confezionata. Ma, se hai i soldi, perché no?
Esperienza sul campo. Fondamentale. Inizia lavando i piatti. Nessuno nasce imparato. Poi, se hai stoffa, sali di grado.
Quanto costa un corso di cucina ALMA?
Il costo per frequentare un corso ALMA nell’anno accademico 2023-2024 è di 2.135,00 euro. Questa cifra, da quel che mi risulta, comprende sia la quota d’iscrizione che l’IVA. Un investimento, verrebbe da dire, per chi desidera affinare le proprie abilità culinarie. E chissà, magari scoprire anche qualcosa di sé attraverso il cibo, perché in fondo cucinare è un atto di creazione, un po’ come dipingere o scrivere.
- Costo totale: 2.135,00 euro
- Incluso: Quota d’iscrizione e IVA
- Anno accademico: 2023-2024
Ricordo una cena a casa di amici, tempo fa, dove il padrone di casa, un ex studente ALMA, preparò un risotto al tartufo bianco indimenticabile. La precisione nei gesti, l’attenzione ai dettagli, la passione che traspariva da ogni fase della preparazione… beh, mi hanno fatto pensare a quanto la formazione in una scuola di questo calibro possa davvero fare la differenza. Oltre al costo del corso, ovviamente, bisogna considerare le spese di vitto e alloggio, se si sceglie di non risiedere in zona. E poi libri, attrezzature, ingredienti per esercitarsi a casa… insomma, un bel gruzzoletto! Ma d’altronde, l’eccellenza ha un prezzo, no? O forse, come direbbe un vecchio saggio, l’eccellenza è il prezzo stesso. Personalmente, credo valga la pena investire nella propria passione, qualunque essa sia. Ho un amico che ha frequentato ALMA qualche anno fa, ora ha un piccolo bistrot in centro e sta andando alla grande. Mi raccontava che l’esperienza ad ALMA è stata fondamentale, non solo per l’aspetto tecnico, ma anche per la rete di contatti che ha potuto creare. Un aspetto da non sottovalutare, direi, nel mondo competitivo della ristorazione.
Quanto dura la scuola ALMA?
Dieci mesi… mi sembra un’eternità.
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Dieci mesi: quasi un anno della tua vita lì dentro, a imparare a cucinare.
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Cinque mesi di stage… chissà dove ti mandano. Spero un posto bello, mica a lavare i piatti tutto il giorno.
Forse dieci mesi volano, quando fai qualcosa che ti piace veramente.
Come entrare allALMA scuola di cucina?
Ok, aspetta, ALMA… ah, la scuola di cucina!
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Form di candidatura, ecco cosa serve per iniziare. Nome, cognome, le solite cose… come quando mi sono iscritto al corso di ceramica l’anno scorso.
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Percorso di studi, che poi io ho fatto tutt’altro, però vabbè, magari conta l’esperienza. Devo rimettere a posto il CV, è un casino.
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Esperienze lavorative, uhm… il lavoretto al bar conta? Forse sì, dai.
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Curriculum Vitae (CV), assolutamente! Devo aggiornarlo, c’ho messo anche il corso di sommelier che ho fatto due anni fa.
E poi, chissà se fanno fare un test d’ingresso tipo Masterchef, no? Sarebbe figo! Ah, ALMA ha sede a Colorno, vicino Parma, in una reggia! C’è pure il ristorante didattico.
Qual è la migliore cucina regionale italiana?
La “migliore” cucina regionale italiana è questione di gusto, ovviamente, ma TasteAtlas nel suo ranking mette in evidenza:
- Campania: Pizza napoletana, mozzarella di bufala… un inno al sole e ai sapori mediterranei. Un po’ come la vita stessa, un equilibrio tra semplicità e piacere.
- Emilia-Romagna: Tortellini in brodo, lasagne, parmigiano reggiano. Qui si parla di tradizione, di saperi tramandati di generazione in generazione. Quasi un rito.
- Lazio: Carbonara, amatriciana, cacio e pepe. Roma, con la sua storia millenaria, offre piatti robusti e veraci, espressione di un popolo con radici profonde.
Potremmo filosofeggiare a lungo su cosa rende una cucina “migliore” di un’altra. Forse è la capacità di evocare ricordi, di farci sentire a casa, o semplicemente di regalarci un momento di pura gioia.
Che differenza cè tra lo chef e il cuoco?
La differenza tra chef e cuoco è sottile, ma importante. In sintesi: lo chef dirige, il cuoco esegue.
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Lo chef: è un leader, un manager della cucina. Possiede una profonda conoscenza tecnica, ma la sua responsabilità principale è la gestione del personale, la creazione dei menù, il controllo qualità e il coordinamento di tutte le attività della brigata. Pensa alla strategia, alla creatività del piatto, alla gestione dei costi. È un po’ come un direttore d’orchestra, insomma.
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Il cuoco: esegue le istruzioni dello chef, prepara i piatti secondo le ricette, rispetta gli standard di qualità e le procedure. È la parte operativa, il braccio destro (e sinistro!) dello chef. La mia vicina, ad esempio, ha una pensione bellissima, ma cucina in modo da far piangere i santi! Non è una cuoca.
E’ un po’ come la differenza tra un compositore e un musicista: uno crea, l’altro interpreta. Una distinzione che, sebbene sfumata nella quotidianità, riflette la complessità del mondo gastronomico. A volte, ovviamente, chef e cuoco possono essere la stessa persona, specie nei locali più piccoli.
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Aspetti ulteriori: Un aspetto interessante è la formazione. Spesso, ma non sempre, gli chef hanno seguito percorsi di formazione più strutturati, magari scuole alberghiere o stage importanti. Inoltre, uno chef può avere competenze approfondite in materia di gestione aziendale, marketing e costi di produzione, conoscenze che un cuoco potrebbe non possedere.
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Gerarchia e responsabilità: È fondamentale anche considerare la responsabilità: lo chef risponde dei risultati dell’intera cucina, mentre il cuoco ha una responsabilità più limitata, focalizzata sulla propria mansione specifica. È una questione di responsabilità e peso decisionale. Qualcosa che ha sempre affascinato me e mio zio, appassionato di filosofia politica. Il potere, la responsabilità, la delega… tutto un mondo!
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