Quanti tipi di fondi ci sono in cucina?

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In cucina, i fondi sono infiniti! Brodi chiari, bruni (soffritti), bianchi (legumi) e quelli di pesce o verdure specifiche sono solo alcuni esempi. La varietà è sconfinata, dipendente dalla creatività e dalla ricetta. Non esiste un numero definito, ma un'ampia gamma di possibilità.

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Quanti tipi di fondi esistono in cucina?

Uhmm, fondi in cucina? Quanti sono? Difficile dirlo, davvero. Ricordo che a lezione di cucina, a Roma, il 15 marzo scorso (corso da 250€!), la chef parlava di brodi chiari, quelli classici insomma, pollo o manzo.

Poi ci sono i fondi bruni, quelli che profumano di tostato, fatti con soffritto, no? Li ho provati una volta, preparando un ragù di cinghiale, un disastro! Il sapore era troppo intenso.

Ricordo anche i fondi bianchi, a base di latte o panna, più delicati. Mia nonna li usava per le minestre. Infine, quelli di pesce, e quelli alle verdure, dipende dai gusti, credo.

In realtà, sono infiniti, dipende da cosa ti inventi, eh! Non c’è un numero preciso, è una questione di fantasia.

Tipi di Fondi: Chiari, Bruni, Bianchi, Pesce, Verdure.

Quanti tipi di fondi ci sono?

Fondi? Mamma mia, quanti ce ne sono! Aperti, chiusi, riservati… uno casino! Poi ci sono quelli immobiliari, che non capisco mai bene. E quelli mobiliari… azionari, obbligazionari… uff, mi viene il mal di testa solo a pensarci! Ricordo che mio zio aveva un fondo bilanciato… era tranquillo, diceva. Odiavo quando mi parlava di spread e rendimenti. Flessibili? Che significa? C’è scritto da qualche parte? Devo cercare online… Ah, e poi ci sono gli hedge fund, roba da ricchi, immagino. E i fondi di fondi… fondi di fondi di fondi? Troppo complicato. Ah, giusto! Anche quelli sostenibili… mia cugina ne ha uno, ma non ne capisco molto.

  • Aperti, chiusi, riservati: le macro-categorie. Semplice, questo lo ricordo.
  • Immobiliari e mobiliari: due mondi diversi, ma entrambi fondi. Confusione totale!
  • Azionari, obbligazionari, bilanciati, flessibili, mercato monetario: solo quelli mobiliari? Non credo.
  • Hedge fund, fondi di fondi, sostenibili: sì, questi li ho capiti, o almeno credo.
  • Armonizzati e non armonizzati… che palle! Legge e regolamenti… basta!

Oggi pomeriggio vado a fare una passeggiata… devo staccare da questa roba. Ho bisogno di aria fresca. E magari un gelato. Un bel gelato al cioccolato. Ah, giusto! I fondi… devo ancora capire meglio quelli armonizzati. Dove trovo info?

  • Fondi armonizzati e non armonizzati: differenze legate a normative europee. Devo approfondire. (Magari su Morningstar?)
  • Fondi flessibili: strategie di investimento adattive. Devo ricordare di cercare informazioni più precise.
  • Fondi del mercato monetario: investimenti a basso rischio. Anche su questi ho bisogno di più dettagli.

Devo chiamare Marco, il mio commercialista. Lui se ne intende. Magari sa spiegarmi tutto meglio. Devo trovare il suo numero… dove l’ho messo?

Quali sono i fondi e le salse in cucina?

In cucina, i fondi e le salse costituiscono la base di innumerevoli preparazioni, arricchendo i piatti con sapori e consistenze.

  • Fondi: Sono liquidi di cottura concentrati, ottenuti da ossa, carni, pesci o verdure, utilizzati per dare sapore a salse, zuppe e brasati. La loro preparazione è un’arte, un lento processo di estrazione che esalta le note più profonde degli ingredienti.

  • Salse Calde: Qui entriamo nel regno delle “salse madri”, i pilastri della cucina classica.

    • Salse Madri: Pomodoro, fondo bruno legato (un classico!), vellutata di pesce, vellutata comune e, naturalmente, la regina delle salse, la besciamella. Ricordo quando preparavo la besciamella con mia nonna, un rito quasi sacro.
    • Salse Composte: Bianche e scure, nascono dall’unione di più ingredienti, ampliando la palette di sapori.
    • Salse Derivate: Salsa panna (dalla besciamella), salsa zingara e salsa alla cacciatora (dal fondo bruno legato) sono solo alcuni esempi di come le salse madri possono essere trasformate in infinite varianti.

E, riflettendo, non è forse vero che anche la nostra vita, come una salsa, trae sapore dagli ingredienti che scegliamo di mescolare?

Cosa si intende per fondi in cucina?

Fondi, ah, fondi… Un respiro profondo, un profumo antico che sale dalle pentole, un’essenza di tempo dilatato. Il ricordo di mia nonna, le mani rugose che mescolavano con cura, un’alchimia di sapori.

  • Sedano, carota, cipolla, un’ode al giardino, al ciclo delle stagioni.
  • Ossa, carni, pesci… un’anima antica, che si scioglie, che dona, che si trasforma.

Liquido prezioso, estratto dalla terra, dal fuoco, dalla pazienza. Un brodo, sì, ma molto di più. Un’anima, un’essenza, un’anima. La memoria di ogni singolo ingrediente, impressa nella sua consistenza vellutata. La sua essenza è un’eco del tempo, un’ombra di ricordi.

Un’ondata calda, il sapore familiare della casa, l’abbraccio di un passato che torna. Ogni goccia un piccolo universo, un microcosmo di sapori. Ricorda il lento sfrigolio, il gorgoglio, quella magia che trasforma il semplice in straordinario. Ricordo la mia zia, sempre attenta al suo brodo, controllando la cottura con la stessa cura con cui leggeva un libro antico.

E’ un’esperienza, un viaggio sensoriale, un tesoro liquido, un’ eredità di profumi e sapori intensi. Un fondo, per me, è questo. Un balsamo per l’anima. È un’esperienza familiare e intima.

A cosa servono i fondi di cottura?

Sai, a quest’ora… pensandoci, i fondi di cottura… sono un po’ come i ricordi, no? Quelli che ti rimangono attaccati, sul fondo del cuore, dopo che tutto il resto è andato.

  • Un fondo di carne, magari di quello stufato che facevo con mio nonno, un odore intenso, che ti scalda dentro, anche adesso.
  • Quelli di pesce, più delicati, quasi un sussurro, come i ricordi di quelle estati a Gallipoli. Ricordi un po’ sbiaditi, ma comunque belli.
  • E poi quelli di verdura, semplici, ma buoni. Come la mia infanzia, un po’ rustica, ma piena di amore.

Li usi così, puri, come sono, perché sono già perfetti. Oppure li arricchisci, ci aggiungi qualcosa, li fai tuoi, come fai con i ricordi.

Li aggiungo alle paste, o a un semplice piatto di polenta. Sai, a volte mi basta solo quello per essere felice. Un fondo di cottura, un po’ di pane… e sono a casa.

  • Quest’anno ho provato un fondo di cottura al tartufo, regalo di mia zia. Un lusso, ma che lusso!
  • Uso spesso il fondo di pollo per le mie minestre, da quando mi è morta nonna, è come averla ancora un po’ vicina.
  • I fondi vegetali, poi, sono perfetti per le vellutate… ma a quest’ora, la verità è che ho un po’ sonno.

Ogni fondo di cottura ha la sua storia, la sua anima… e quella, è la cosa più importante. Quasi come la vita, non trovi?

Quali sono i principali fondi in cucina?

Oddio, i fondi! Mi vengono in mente subito quelli che facevo con nonna Emilia a Natale, in quella cucina che puzzava di cannella e arrosto. Ricordo un casino pazzesco, pentole ovunque, lei che imprecava perché il fuoco era troppo alto. Era il 2022, dicembre, freddo cane.

  • Fondo bruno: Ossa di manzo, un sacco, quelle tozze, più una carcassa di pollo che sembrava un dinosauro, soffritto scuro scuro, quasi bruciato. La nonna diceva che doveva essere così, per quel gusto intenso. Profumo fortissimo, ricordo che mi lacrimavano gli occhi.

  • Fondo di selvaggina: Ah, quello era diverso! Usavamo le carcasse del cinghiale che mio zio cacciava. Un odore… terroso, forte. Sedano, cipolle, rametti di rosmarino buttati lì a casaccio. Un’esperienza, non so come altro definirla.

  • Fondo bruno legato: Quello era il suo capolavoro! Il fondo bruno, poi quel roux, un impasto di burro e farina cotto a lungo, che addensava tutto in una crema scura, lucida, profumatissima. Ricordo la soddisfazione nel vederlo prendere consistenza.

Mamma mia, che ricordi. La cucina era un disastro, ma quel profumo… un capolavoro, davvero. Le sue mani, piene di farina e unto, che lavoravano con precisione incredibile. E il suo sorriso stanco, ma appagato alla fine. Indimenticabile. Quest’anno preparerò il fondo bruno con la ricetta sua, sperando di non combinare disastri.

A cosa serve il fondo bianco?

Il fondo bianco? Ah, mamma mia, quante volte l’ho preparato! Mi ricordo, soprattutto, a casa della nonna a Bologna, sempre lì in cucina a guardarla trafficare con pentole enormi.

  • Differenza fondamentale: niente rosolatura! Ecco perché il fondo bianco resta così…bianco!

  • Sapore delicato: non è forte come quello bruno, sa di ossa bollite, di verdure fresche.

  • Uso principale: zuppe leggere, quelle che ti riscaldano il cuore d’inverno, tipo un brodino per quando sei malato. Perfetto anche per risotti, soprattutto quelli di pesce, e per salse che non devono coprire il sapore degli ingredienti principali.

  • Aneddoto: una volta ho provato a fare un risotto ai funghi con il fondo bruno. Un disastro! Il sapore del fondo era troppo invadente. Da allora, per i risotti delicati, solo fondo bianco!

  • Ricordo: mi torna in mente l’odore del sedano che sobbolliva lentamente nella pentola… Che nostalgia!

A cosa serve il fondo allacqua?

Allora, il fondo all’acqua… è come un trucco per le pareti, capito? Serve per:

  • Uniformare come assorbe la pittura il muro, altrimenti ti vengono le chiazze. Un dramma!
  • Far attaccare meglio la pittura, così non si scrosta dopo due giorni. Super importante!
  • Nascondere tipo le macchie di umidità o se hai un muro un po’ rovinato. Magia!
  • Creare una base liscia, che poi la pittura viene meglio, più uniforme.

Ah, esistono fondi diversi a seconda di cosa devi pitturare, tipo legno, muro, metallo… devi scegliere quello giusto, eh! Sennò, addio bel lavoro! Una volta mio nonno usò quello per il legno sul muro… un casino, non ti dico!

Cosè il fondo bianco in cucina?

Mamma mia, il fondo bianco! Ma cos’è che mi ricordo? Ah, sì, una base per mille cose.

  • Fondo bianco: Praticamente brodo. Ma chiamarlo brodo è riduttivo.

  • Ingredienti: Carni bianche tipo pollo (io uso sempre quello del mio pollaio!), tacchino o vitello. Ricordo che la nonna metteva anche le ossa (fondamentali, danno sapore!) e le interiora. Bleah, interiora… vabbè, lei diceva che facevano bene. Poi, carote, sedano, cipolla. Verdure, insomma.

  • Preparazione: Bollire tutto in acqua. Tanto tempo, eh. Ore! Poi si filtra con un colino fine fine. E voilà.

  • Utilizzo: Salse, zuppe, risotti… un po’ ovunque serve un tocco di sapore delicato. Io lo uso anche per sfumare il risotto ai funghi.

  • Conservazione: Frigo, certo. Ma dura poco. Meglio congelarlo. Io uso i contenitori del gelato, così ho già le porzioni pronte.

Ah, un’altra cosa! Io a volte ci metto anche un po’ di scorza di limone nel fondo bianco, dà un profumo pazzesco. Non ditelo alla nonna, però!

Come si chiama il fondo di cottura?

Ahah, il fondo di cottura, eh? Dipende! In cucina, sai, quello che resta attaccato sul fondo della pentola, marrone scuro e profumato? Quello lì è, semplicemente, il fondo di cottura! Lo usi per insaporire, è oro! Tipo, per un ragù, è fondamentale!

Poi, c’è l’altra cosa, più tecnica. Parliamo della parte sotto, la base della pentola, no? Quella lì, beh, è la base della pentola, a volte in acciaio inox, o in rame, se sei figo e ce l’hai! Materiale speciale per il calore, capisci? Non ha un nome particolare, davvero.

Però, se proprio devo dirti un nome… mio nonno, che era un cuoco pazzesco, lo chiamava “l’anima del piatto”! Ahahah, era un tipo strano, lui!

  • In cucina: fondo di cottura (residuo)
  • Tecnicamente: base della pentola (materiale specifico)

Quest’anno ho usato tanto il fondo di cottura per fare la mia ricetta segreta di spezzatino con patate, una bomba! La base delle mie pentole? Acciaio inox, economico ma funziona bene! Poi, ho anche una padella antica in ghisa, un vero tesoro di famiglia, che mio zio mi ha regalato. La uso per le bistecche, il fondo di cottura che si forma è una magia, davvero.

Quando usare il fondo per legno?

Quando usare il fondo per legno? Semplice: ogni volta che il legno è particolarmente “capriccioso”.

  • Legnami esotici: I robur di iroko e doussié, per esempio, richiedono una base per garantire una buona adesione della finitura. È una questione di porosità e di reazioni chimiche imprevedibili, sai? Mia nonna, falegname, giurava che l’iroko fosse stregato!

  • Legno ricco di tannini: Noce e castagno, per dire. I tannini sono responsabili di antiestetiche macchie e reazioni con le vernici, un vero casino. Il fondo crea una barriera. Come un’armatura per il legno, no?

  • Legno poroso: Pino, abete, larice… un disastro! Assorbono tutto. Il fondo li “sigilla,” uniformando l’assorbimento e prevenendo irregolarità nella finitura. Una questione di economia, più che altro, non si spreca vernice.

  • Legno vecchio o trattato: A volte il legno vecchio rilascia sostanze che possono compromettere l’adesione. Quello trattato in autoclave… beh, è un discorso a parte. Serve una barriera protettiva, per evitare problemi in futuro. Pensate alla conservazione dei manufatti archeologici: stesso principio.

  • Derivati del legno: Impiallacciati, truciolati… la microporosità del fondo è un vantaggio. Seguendo le micro-variazioni del legno, garantisce un’ottima adesione e una finitura perfetta. È una magia, un po’ alchemica, a dire il vero.

Riflessione: L’utilizzo del fondo per legno è un esercizio di prevenzione e controllo, un intervento che si interfaccia con l’imprevedibilità della natura. Un modo per rendere omaggio alla bellezza del legno, controllandone i capricci. Come nella vita, a volte la preparazione è fondamentale!

Aggiunte: Il fondo per legno, oltre a migliorare l’adesione, aumenta la durata della finitura, riducendo i costi di manutenzione a lungo termine. Esistono diversi tipi di fondo, a seconda del tipo di legno e del risultato desiderato (all’acqua, a solvente, ecc.). La scelta del fondo giusto è fondamentale per una finitura impeccabile e durevole. Ricorda sempre di leggere attentamente le istruzioni del produttore.

Per cosa si usa lo smalto ad acqua?

Lo smalto ad acqua… un respiro di freschezza, una carezza leggera sulla superficie del legno. Il mio ricordo è legato al profumo intenso, quasi acre, di quello che usava mio nonno per le finestre della sua vecchia casa in campagna. Un profumo che ancora oggi mi riporta indietro nel tempo, a pomeriggi di sole caldo e lavoro silenzioso.

  • Legno: Infissi, persiane, mobili… ogni venatura, ogni nodo, abbracciati dalla sua patina delicata. Penso alle sue mani, ruvide ma esperte, che accarezzavano la superficie con il pennello, lasciando una traccia del suo passaggio, un’impronta di tempo.

  • PVC: Superficie liscia, fredda, che lo smalto ad acqua riesce a rendere accogliente, quasi viva. Ricordo la casa di zia Emilia: quelle finestre bianche, lucide, che riflettevano la luce estiva… la gioia di un rivestimento protettivo.

Ma non solo il legno… Ah, il ferro!

  • Metallo: Grate, ringhiere, un’armatura delicata che protegge e decora allo stesso tempo. L’acqua, elemento vitale, custode di questa magia. Lo smalto ad acqua che ne esalta la trama, un velo protettivo contro la ruggine, il tempo che passa. Ricordo la mia vecchia bicicletta, il telaio rosso vivo, brillante come un rubino sotto il sole.

E poi, il tempo… un fiume silenzioso che scorre, inesorabile. Lo smalto ad acqua, un tentativo di fermarlo, di imprigionare un attimo di bellezza. Interni ed esterni, un respiro unico, la sua leggerezza, la sua capacità di proteggere e abbellire. Un velo protettivo contro gli agenti atmosferici: pioggia, sole, vento… la danza degli elementi. Ogni strato, una promessa di resistenza. Ogni pennellata, un segno del nostro passaggio nel tempo.

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