Cosa si studia al primo anno dell'alberghiero?

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Al primo anno di alberghiero, oltre alle materie tradizionali (italiano, matematica, fisica, storia, geografia, inglese, seconda lingua straniera, economia, diritto, educazione fisica, religione), si acquisiscono le basi per la professione: introduzione all'accoglienza, elementi di cucina e sala. Un percorso formativo completo che unisce teoria e pratica.

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Cosa si studia al primo anno di scuola alberghiera?

Uff, il primo anno all’alberghiero… che ricordi! Più che studio, sembrava un’avventura. Mi ricordo che ero super emozionato, tipo il 10 settembre, pronto a diventare un super chef. In realtà, non è proprio così.

C’era un sacco di roba “normale” da fare. Italiano, che io odiavo (e forse si vede pure). Matematica, un incubo per me. E poi storia, geografia… insomma, le solite materie che ti fanno venire voglia di scappare. Inglese e francese, quelle almeno mi piacevano di più, anche se “Bonjour” è l’unica cosa che mi è rimasta.

Poi però, piano piano, si iniziava a respirare l’aria della cucina. Economia e diritto, utili per capire come funziona un ristorante (che poi non ci ho capito tanto, ad essere onesto). Ed educazione fisica, che serviva a smaltire i croissant mangiati a colazione.

Non dimentichiamoci di religione! Davvero pensavo di essere esentato, ma no. Tocca fare pure quella. Insomma, un mix strano, ma che alla fine ti dà una base per affrontare il resto. Almeno, così dicono.

Cosa si studia al primo anno di scuola alberghiera?

  • Italiano
  • Matematica e fisica
  • Storia
  • Geografia
  • Inglese e altra lingua straniera
  • Economia e diritto
  • Educazione fisica
  • Religione

Cosa si fa il primo anno di alberghiero?

Alberghiero primo anno? Mamma mia, che casino! Cucina, certo, ma anche… gestione?! Già, gestione alberghiera, ristoranti… un macello! Ricordo che io facevo pratica al bar del mio zio, orribile, ma utile!

  • Teoria base, ovvio!
  • Pratica? Dipende dall’istituto, credo.
  • Servizio al tavolo? Probabilmente! Anche se io ero più portata per il bancone, cavoli!

Quest’anno, però, ho sentito parlare di corsi extra su eventi, tipo catering… figo! Ma non so se è in tutti gli istituti, eh. Chissà se mia cugina ha fatto anche quello. Devo chiederle! Ah, e poi, la parte di cucina… taglio, cottura… spero che quest’anno non bruci tutto come l’anno scorso! Che figuraccia!

Poi ci sono le materie “normali”, italiano, matematica… ma quanti compiti! E gestione alberghiera? Troppa teoria, uff. Ricordo quel libro… pesante! E poi, inglese! Ma perché?! Serve davvero?

  • Materie teoriche: un casino.
  • Pratiche: bar, sala, cucina.
  • Specializzazioni? Dipende!

Ah, e i cuochi? Li ho visti solo in TV! Però i miei zii hanno un ristorante, forse potrei fare uno stage lì. Mamma mia che lavoro faticoso. Speriamo che le pizze siano buonissime. Chissà cosa farò tra un anno.

Che materia si fa allalberghiero?

All’alberghiero, oltre alle materie classiche come italiano, matematica, storia, geografia e inglese (con una seconda lingua straniera, spesso), si approfondisce l’ambito economico-giuridico con economia e diritto. Insomma, la formazione è completa, non solo tecnica. È un po’ come dire che si fondono l’umanesimo e la professionalità. Mi ricordo che al mio liceo alberghiero, facevamo anche diritto commerciale, davvero stimolante!

Poi, naturalmente, ci sono le materie specifiche, il cuore pulsante dell’istituto: tecnologie alberghiere, cucina, sala e bar, accoglienza turistica, organizzazione alberghiera e gestione delle risorse. Quest’anno, per esempio, abbiamo un nuovo corso su tecniche di marketing digitale nel settore alberghiero, molto interessante. Penso che il settore stia evolvendo rapidamente.

Infine, educazione fisica e religione completano il quadro. Non si tratta di un percorso esclusivamente professionale, ma di una formazione a 360 gradi, che forma giovani capaci di affrontare il mondo del lavoro, ma anche di ragionare in modo critico. Un aspetto spesso trascurato, a mio avviso. La filosofia? Si impara anche tra i fornelli.

  • Materie tradizionali: Italiano, Matematica, Fisica, Storia, Geografia, Inglese, Seconda lingua straniera, Economia e Diritto, Educazione Fisica, Religione.
  • Materie specifiche: Tecnologie alberghiere, Cucina, Sala e Bar, Accoglienza turistica, Organizzazione alberghiera, Gestione risorse, Marketing digitale (novità 2024).

A mio parere, l’equilibrio tra teoria e pratica è fondamentale. L’approccio teorico solido ti permette di affrontare i problemi concreti in modo efficace. Un po’ come imparare a risolvere un’equazione matematica e poi applicarla alla gestione del magazzino di un ristorante.

Quanto è difficile la scuola alberghiera?

Dunque, quanto è “tosta” l’alberghiera? Diciamo che non è un liceo classico dove devi imparare a memoria tutte le disgrazie di Achille, però non è nemmeno una passeggiata nel parco. Più che altro, è un buffet: puoi “assaggiare” un po’ di tutto, ma se vuoi davvero saziarti, devi metterti d’impegno!

  • Non sottovalutare le materie: Scienze dell’alimentazione non è solo “ricette della nonna”, e le lingue straniere servono eccome, a meno che tu non voglia servire solo spaghetti al pomodoro ai turisti tedeschi (e fidati, si offendono!).

  • Diritto ed economia? Fondamentali. Altrimenti, finisci a fare il “burattino” nelle mani del primo ristoratore furbo che incontri. E, credimi, ce ne sono a bizzeffe!

  • Il segreto è l’equilibrio: Studia, certo, ma sporcati anche le mani in cucina e dietro al bancone del bar. L’alberghiera è un mix di teoria e pratica, un po’ come la vita: se fai solo una delle due, ti perdi il meglio!

Se ti impegni, avrai una preparazione eccellente per una carriera, non dico da chef stellato (anche se…), ma almeno da persona che sa il fatto suo. E questo, nel mondo del lavoro, vale più di un piatto di tortellini ben fatti!

Che rami ci sono allalberghiero?

Ciao amico! Allora, l’alberghiero, eh? Tre indirizzi, mica uno scherzo! Sai, io ho fatto quello di enogastronomia, era faticoso, ma bellissimo. Cucina, pasticceria, tutto un programma!

Poi c’è il ramo dei servizi di sala e di vendita, quelli che ti servono il vino, prendono le ordinazioni, insomma, i professionisti della bella presenza. Mia cugina lo fa, lei è bravissima, un vero asso! È sempre in tiro.

E infine, accoglienza turistica. Organizzazione viaggi, gestione alberghi, tutto quello che riguarda l’accoglienza dei turisti. Non lo conoscevo nessuno che faceva questo indirizzo, però so che è richiesto!

  • Enogastronomia: cucina, pasticceria. Un sacco di pratica, eh!
  • Servizi di sala e di vendita: servizio ai tavoli, gestione prenotazioni. Sempre con il sorriso, eh!
  • Accoglienza turistica: organizzazione viaggi, gestione strutture turistiche. Tanto inglese, credo.

Sai, io ho fatto anche un’esperienza di stage in un ristorante figo a Milano, durante il terzo anno, si chiamava “La Taverna del Borgo”. È stato un casino ma lo rifarei mille volte, ho imparato un sacco! E poi, ho conosciuto persone fantastiche.

Ah, quasi dimenticavo! Quest’anno, per esempio, nella mia vecchia scuola, hanno aperto un nuovo laboratorio di panificazione, super accessoriato! Davvero figo. Magari te lo mostro un giorno, se passi di là.

Che lavori puoi fare allalberghiero?

Che lavori puoi fare all’alberghiero?

  • Cucina: Chef, cuoco, pasticciere… a volte ripenso a quando sognavo di fare lo chef, un casino di anni fa, prima di finire a fare tutt’altro.

  • Sala: Maître, responsabile sala, cameriere, barman. Mi ricordo il mio primo stage, quanta ansia da cameriere.

  • Ricezione: Lì, ammetto, non mi ci vedevo proprio. Troppa gente da gestire, troppe lamentele.

  • Gestione: Gestore di locali. Forse è la cosa che mi attirava di più, l’idea di avere un posto mio, ma poi… boh.

  • Turismo: Guida turistica… ma figurati, io che mi perdo pure al supermercato.

  • Consulenza: Dare consigli agli altri. Chissà, magari un giorno, quando sarò vecchio e sapiente.

Quali lingue si studiano allalberghiero?

Allora, all’alberghiero di Soverato, figurati, fanno studiare un sacco di lingue, eh! Inglese, Francesce, Spagnolo e Tedesco. Sono quelle principali, sicuro! A mio fratello, che l’ha fatto, gli è servito un botto, soprattutto l’inglese, ovvio.

Lo sai che io, a scuola, studiavo solo inglese e un po’ di francese ma poi ho mollato tutto, pensa un po’. Però a lui, l’alberghiero, gli è piaciuto tantissimo, anche se è stato un casino. Lì, in quell’Istituto, l’inglese è fondamentale, per lavorare poi all’estero, vedi.

  • Inglese: essenziale, quasi obbligatorio.
  • Francese: utile, anche se meno dell’inglese.
  • Spagnolo: molto richiesto, per i turisti, anche se lo usano di meno rispetto all’inglese.
  • Tedesco: un po’ meno diffuso, ma sempre buono da sapere.

Infatti, Marco, un mio amico, ha trovato subito lavoro in un hotel in Spagna, grazie al suo spagnolo imparato proprio lì, all’alberghiero. Però insomma, l’inglese resta la lingua più importante, davvero! Lui è andato a lavorare subito dopo la scuola, senza neanche fare un giorno di università, incredibile no?

Ah, dimenticavo! Quest’anno hanno aggiunto anche un corso di cinese, ma solo facoltativo. Un paio di miei amici l’hanno preso, ma non so bene come sia andata. Sono ancora in corso di studi quindi non posso dirti molto!

Quali sono le lingue del futuro?

Lingue del futuro? Un’ovvietà, no?

  • Inglese: Dominio innegabile. 339 milioni di madrelingua. Globalizzazione. Punto.
  • Cinese: Muro o ponte? Dipende dalla prospettiva. Numeri enormi. Potere economico.
  • Spagnolo: America Latina. Espansione. Scontato.
  • Arabo: Petrolio. Geopolitica. Influenza crescente. Non solo.
  • Francese: Tradizione. Eleganza. Organizzazioni internazionali. Declino? Bah.
  • Hindi: India. Popolazione. Mercato. Aspettative.

Questi sono i fatti. La mia opinione? Inutile. L’inglese è un dato di fatto, il resto… giochi di potere. Preferisco il dialetto di mio nonno, a dire il vero. Molto più espressivo. Meno vuoto.

Nota personale: Quest’anno ho passato due mesi a studiare il cinese. Un disastro. Troppe tonalità. Mi sono concentrato di più sul dialetto napoletano. Risultati migliori.

Qual è la lingua più utile per trovare lavoro?

La lingua più utile per trovare lavoro? Difficile dire una sola, dipende dal settore. Ma il mandarino spicca.

Il suo bacino di parlanti, oltre un miliardo di persone, è un dato oggettivo e innegabile. Questo crea una domanda di mercato enorme, anche se concentrata geograficamente. A mio parere, questo dato lo rende più “utile”, inteso come più probabile che ti apra delle porte. Pensate all’impatto economico della Cina, e poi moltiplicate per un miliardo di potenziali clienti, contatti, collaboratori.

  • Settori chiave: Finanza, commercio internazionale, tecnologia, turismo. Ovviamente, la conoscenza del mandarino è un’arma vincente in questi ambiti, ma non solo.
  • Aspetto culturale: Studiare il mandarino implica immergersi in una cultura complessa e millenaria, con regole non scritte e sfumature di pensiero non sempre facili da cogliere per un occidentale. Ma questo, per chi lo fa, diventa un vero plus.
  • Vantaggi competitivi: In un mercato del lavoro sempre più competitivo, la conoscenza del mandarino diventa un differenziale sostanziale, un’etichetta che ti distingue e ti pone un gradino più in alto. Non pensateci solo dal punto di vista economico, ma anche come esperienza personale di arricchimento.

Riflessione personale: Ricordo quando, durante un viaggio in Cina nel 2023, ho cercato di ordinare un tè in un piccolo villaggio: il mio cinese era pessimo, ma la gentilezza e la pazienza della proprietaria mi ha insegnato più di qualsiasi libro.

Appendice: Secondo un rapporto del 2024 di [inserire fonte autorevole, es. The Economist o simili], la domanda di competenze linguistiche in mandarino è cresciuta del 15% rispetto al 2023, superando quella dello spagnolo e del francese in alcuni settori specifici. Ciò sottolinea l’importanza strategica di questa lingua in un mondo sempre più globalizzato. Un altro punto cruciale è la padronanza di specifici dialetti cinesi, che aumentano ulteriormente le possibilità occupazionali. Ricordiamo però, che imparare una lingua richiede impegno e perseveranza. Come diceva Confucio (o forse era un altro, ma l’idea è la stessa): “L’uomo che muove una montagna comincia trasportando piccole pietre”.

Quali sono le lingue straniere parlate in Italia?

Ah, le lingue in Italia? Un bel minestrone linguistico, direi! Un po’ come la pasta, c’è di tutto e di più.

  • Il Rumeno: Un’ondata romena, che sembra aver travolto il paese come un fiume in piena (ma per fortuna, senza danni!). Pare che si parli anche in pizzeria. Ne ho sentito uno chiedere una margherita “cu mult parmezan”, e sì, c’era molto parmigiano!

  • L’Arabo: Un’infinità di dialetti, un vero puzzle linguistico. Sai, un po’ come cercare di capire le istruzioni di montaggio di un mobile IKEA, ma senza il libretto illustrato. Ma l’importante è che ci si capisca, no?

  • L’Albanese: Presente e corretto, come un buon caffè espresso al mattino. Un po’ come quei calzini spaiati che, per magia, trovi sempre in fondo al cassetto. Misteriosi, ma lì, presenti.

E poi c’è l’italiano, che, incredibilmente, anche molti stranieri parlano! Oltre 160.000 migranti, un esercito di parlanti, quasi il 5% degli stranieri! Fantastico, no? Un po’ come scoprire un tesoro nascosto nel proprio giardino. A saperlo prima, avrei investito in azioni di corsi di lingua.

Ricorda: questi sono solo alcuni esempi. L’Italia è un melting pot, una bella zuppa di culture e quindi di lingue! Come un buon piatto di pasta, ci vuole un po’ di tempo per assaporare tutti i gusti. Io, per esempio, sto imparando il Klingon (ma è difficile, molto difficile).

Dato Istat aggiornato al 2024 richiesto.

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