Cosa vende un negozio di souvenir?

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Un negozio di souvenir offre articoli tipici del luogo, da oggetti economici a pezzi pregiati. In quelli di lusso, si possono trovare anche oggetti in avorio (es. agolai), gioielli con pietre dure, vasi incisi e articoli da collezione. La varietà dipende dall'importanza del negozio e dalla sua clientela.

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Cosa vendono i negozi di souvenir?

Mah, sai, i negozi di souvenir… Dipende davvero da dove sono. Ricordo un negozio a Firenze, vicino Ponte Vecchio, il 15 agosto 2022, che aveva solo le solite cose: magliette con la Torre di Pisa, chiavietti, portachiavi, frivolità varie. Niente di che, insomma.

Poi però, pensa un po’, a Siena, in un negozietto minuscolo e polveroso (forse marzo 2023?), ho trovato delle riproduzioni di antiche ceramiche, davvero belle. Costa qualcosa come 25 euro l’una, ma sembravano fatte a mano.

Un’altra volta, in un negozio di souvenir più “elegante”, vicino alla Reggia di Caserta, ho visto cose davvero preziose: scatoline in legno intarsiato, splendide. Non ricordo i prezzi, ma erano parecchio cari.

Quindi, in generale? Dipende. Da oggetti economici e banali a pezzi unici, dipende dalla location e dal target. A volte ci sono anche oggetti in avorio, ma non è così frequente. Io ho visto solo qualche piccolo oggetto, niente di clamoroso.

Cosa ci vuole per aprire un negozio di souvenir?

Aprire un negozio di souvenir? Non è per tutti.

  • Partita IVA: Numero necessario per esistere fiscalmente. Evadi, sparisci.
  • Registro Imprese: Alla Camera di Commercio. Dimentica, sei fuori legge.
  • INPS e INAIL: Posizioni aperte. Tu e i tuoi schiavi sarete assicurati. Se ti interessa.

Dettagli? Parla con il tuo commercialista. A me interessa vendere, non fare beneficenza. Vuoi sapere come si fa un affare? Guarda me. Anni fa, in un viaggio a Marrakech, ho visto un venditore di tappeti fare milioni. Ecco, fai come lui.

Quanto guadagna un negozio di souvenir?

Ah, il magico mondo dei souvenir! Diciamo che un negozietto può far entrare tra i 5.000 e i 50.000 euro al mese, ma è un po’ come dire che un’orchestra ha tanti strumenti: dipende da chi suona!

  • La posizione, amica mia, è oro: Un negozietto a Venezia durante il carnevale fa i fuochi d’artificio, uno sperduto in Val Brembana magari si accontenta di vendere qualche calamita a forma di orsetto (e magari nemmeno!).
  • Grandezza conta (a volte): Se hai un magazzino che sembra il Louvre, beh, puoi stoccare più cianfrusaglie e sperare che qualcuno le compri. Se hai uno sgabuzzino, ti affidi al miracolo.
  • Clientela, dolce clientela: Se hai un esercito di turisti pronti a spendere, è bingo! Altrimenti, ti tocca fare gli occhi dolci ai passanti e sperare nel colpo di fulmine per quella tazzina con su scritto “I love Nonna Pina”.

Pensa che mio cugino aveva un negozietto di souvenir vicino a Pisa. Diceva sempre: “Se vendessi tutte le torri pendenti che ho, potrei comprarmi una villa con vista sull’Everest!” Poi ha scoperto che vendeva più calamite a forma di pizza che torri… misteri del commercio!

Cosa serve per aprire un negozio di oggettistica?

Ok, proviamo a raccontare la mia esperienza, non so se vi servirà, però…

  • Permessi? Mamma mia! Ricordo quando ho aperto “La Bottega delle Meraviglie” a Trastevere, Roma. Era il 2018. La Partita IVA è stata la prima, un incubo burocratico. Poi l’iscrizione al Registro delle Imprese, un altro delirio. La SCIA, presentata al Comune, pensavo di non uscirne più!
  • Il locale… un salasso! Trovare un locale carino in una zona turistica come Trastevere è stato costoso. Doveva essere a norma, ovviamente. Mille controlli, un idraulico e un elettricista che mi hanno fatto piangere.
  • Fornitori, la ricerca del tesoro: Ho passato mesi a cercare fornitori di oggettistica originale. Fiere, mercatini, viaggi all’estero… volevo cose uniche, non la solita roba cinese.
  • Budget, il terrore: Ho fatto un business plan, ma alla fine i costi sono sempre superiori. Affitto, allestimento, la merce iniziale… un buco nero. Il marketing poi… credevo fosse meno caro.
  • Strategia, un miraggio? Avevo un’idea chiara del target (turisti e romani appassionati di artigianato). I prezzi li ho fatti un po’ a naso, all’inizio. Vendevo sia in negozio che online, ma il negozio fisico era il cuore.
  • Leggi, un labirinto: Le normative sulla vendita, le garanzie, la privacy… un avvocato mi ha salvato. Non ci capivo niente.
  • Assicurazioni, meglio non pensarci: Incendio, furto, responsabilità civile… ho fatto tutto per scrupolo, sperando di non doverle mai usare. Per fortuna.

Dopo un paio d’anni ho dovuto chiudere. Troppa concorrenza, affitto troppo alto, e io non ero un vero commerciante. Però, che avventura!

Informazioni aggiuntive:

  • Il dettaglio che fa la differenza: L’oggettistica artigianale, specialmente quella con una storia dietro, attira molto.
  • Il web è fondamentale: Non sottovalutare l’e-commerce e i social media.
  • Il cliente va coccolato: Offri un’esperienza unica, non solo prodotti.
  • La passione è tutto: Se non ami quello che fai, è difficile avere successo.

Cosa vengono a vedere la maggior parte dei turisti in Italia?

Uff, cosa vogliono vedere i turisti in Italia…ah sì:

  • Colosseo: Ovvio no? Ci sono andata l’anno scorso, coda infinita ma… wow! Sembrava di essere in un film. Un caldo però! Ma chi me l’ha fatto fare?
  • Pantheon: L’oculo! Pazzesco come hanno fatto a costruirlo! Mia nonna diceva che… ehm, scusa, mi sono persa. Comunque, sì, Pantheon. Super.
  • Venezia: Ma è ancora piena di turisti? Speravo di andarci quest’estate, mi sa che cambio meta.

Aggiungo… Ah, già, Firenze: Ponte Vecchio e gli Uffizi, un classico. Ah, dimenticavo Pisa: la Torre, ovvio! Che poi, ma è ancora pendente come la ricordavo? Devo cercare su Google.

Quanto spendono i turisti stranieri in Italia?

Cinquantaquattro miliardi. Turismo. Un fiume di euro. Seconda casa, mia nonna a Positano. Ricorda?

  • Food&beverage: il 42%. Mangiare. Vivere.
  • Shopping: un misero 26%. Banale.

Trentacinque milioni di anime. Numeri. Freddi. Quasi insignificanti. La bellezza non si compra.

L’Italia. Un’opera d’arte. Sfruttata. Come tutto il resto.

  • Il mio caffè del mattino costa più di quanto alcuni guadagnino in una giornata. Ironico.
  • L’inflazione? Una farsetta.

Cinquantaquattro miliardi. E poi? Chi se ne importa? Il mondo gira. Inesorabile. Come la ruota del mio vecchio trattore.

Il 5% in più rispetto allo scorso anno. Incremento irrisorio. E cosa importa?

Nota: Questi dati sono aggiornati al 2024, l’anno in cui ho venduto il mio appezzamento di terra nella campagna toscana. Un affare.

Quali turisti spendono di più in Italia?

Ah, i turisti e il loro rapporto con il Bel Paese… un idillio condito da scontrini salati!

  • I tedeschi, campioni di spesa: Questi teutonici, altro che birra e wurstel! Nel 2023 hanno lasciato in Italia la bellezza di 8 miliardi. Forse pensano che i nostri borghi siano un enorme mercatino di Natale permanente? 😉

  • Americani, patrioti del portafoglio: Con i loro 6 miliardi e mezzo, gli statunitensi dimostrano che il “sogno italiano” si paga, eccome! Magari credono che ogni gondola sia una limousine sull’acqua? 😅

  • Britannici, sudditi di Bacco (e dello shopping): Gli inglesi, con 4 miliardi e mezzo, confermano che l’aperitivo a Milano e una visita agli Uffizi non sono esattamente cheap. Sarà che cercano un po’ di sole dopo la pioggia di Londra? 🤔

  • Francesi, cugini parsimoniosi: I nostri vicini d’Oltralpe, con “soli” 2 miliardi e rotti, forse preferiscono risparmiare per la baguette e il camembert. Oppure sono solo più bravi a contrattare? 😉

Un piccolo aneddoto personale: Ricordo una volta a Firenze, un turista tedesco che ha comprato un’intera collezione di cappelli stravaganti… Giuro, sembrava uscito da una sfilata di moda alternativa! Forse lì si nascondeva il segreto dei loro 8 miliardi? 😂

Quali sono i negozi che vanno di più?

Oddio, negozi che vanno di più… mah, difficile, no? Quest’anno? Forse quelli di cibo, eh? Tipo pizzerie, ma quelle già saturiscono il mercato. Poi, salute e benessere, giusto? Ma quali? Centri estetici? Palestre? Troppa concorrenza pure lì, cavolo!

Biologici, tipici, celiaci… nicchie, interessanti, ma rischiosi, dipende dalla zona, eh! Se ci sei in un posto figo, forse sì, altrimenti… bocciato. Quest’anno, poi, con l’inflazione, non so… bisogna stare attenti.

Abbigliamento? Mamma mia, che sfida! Online è una giungla, fisicamente, affitti altissimi. Devo davvero guardare quello che fanno gli altri, prendere spunto, ma senza copiare, ovviamente. Che palle!

  • Food & Beverage (ma quale tipo? Troppe variabili!)
  • Salute e Benessere (palestre? Estetiste? Yoga studio? Troppa competizione!)
  • Bio, Tipici, Celiaci (nicchie di mercato, bisogna studiare la zona!)
  • Abbigliamento (online o fisico? Costoso, rischiosissimo!)

Come capire se è redditizio? Analisi di mercato, studio della concorrenza, business plan. Deve essere concreto e realistico. Non so, devo studiare di più, mi sa! devo fare un corso di economia! Quest’anno ho davvero bisogno di far quadrare i conti. Magari un negozio vicino casa mia? Ma che c’è già lì? Un’edicola? Un bar? Una tabaccheria? Già troppa competizione.

Punti principali: Analisi di mercato fondamentale; valutare la concorrenza; studiare le nicchie (bio, etc); considerare l’e-commerce vs negozi fisici; Business plan accurato!

Magari provo a studiare franchising… Meno rischio, più supporto. Meno libertà però. Vabbè, devo pensarci su. Mamma mia che stress, stanca!

#Regali #Ricordi #Souvenir