Dove si tiene il tovagliolo quando si mangia?
Etichetta a tavola: tovagliolo. Sul grembo, per evitare inconvenienti. In contesti informali, può riposare accanto al piatto. Eleganza e praticità, sempre!
Dove si mette il tovagliolo a tavola?
Allora, il tovagliolo a tavola, uhm… Bella domanda.
Di solito, quando mi siedo, la prima cosa che faccio è cercare il tovagliolo. Se è piegato in modo elaborato sul piatto, lo sposto subito. Non mi piace rovinare l’opera d’arte, ma preferisco averlo a portata di mano.
A volte lo metto sulle gambe, così se mi sporco, sono pronta. Mi ricordo una volta, a un matrimonio a Giugno 2018 vicino a Como, c’era un buffet enorme e mi sono macchiata subito con una salsa strana. Meno male che avevo il tovagliolo sulle gambe!
Però, se l’atmosfera è un po’ più rilassata, magari a casa mia o in un ristorante informale, lo appoggio semplicemente di fianco al piatto. Più pratico, no? Poi, dipende anche dal tipo di tovagliolo. Se è di carta, non mi faccio troppi problemi. Se è di lino pregiato, beh, forse un po’ più di attenzione ci vuole.
Domanda: Dove si mette il tovagliolo a tavola? Risposta: In grembo o sul tavolo accanto al piatto.
Dove va il tovagliolo rispetto al piatto?
A sinistra, ovvio. Ma aspetta, a volte lo metto sul piatto…dipende da quanto è grande!
- A sinistra del piatto: eh, la cosa più classica. Rettangolo? Triangolo? Boh!
- Piegato: chi ha tempo per piegare il tovagliolo in modo artistico? Io no di sicuro. 😅
- Sul piatto? Mmh, sì, quando c’è poco spazio, oppure se il piatto è enorme e il tovagliolo sembra perso! Ah, mi è venuto in mente che mia nonna lo metteva sempre dentro il bicchiere… che ricordi! Ma era un’altra epoca, forse non si usava sprecare spazio sulla tavola. O forse era solo lei. Chi lo sa? 🤔
Come mettere il tovagliolo al ristorante?
Ahahahaha, la domanda delle domande! Come si usa ‘sta benedetta pezza di stoffa? Senti, amico mio, ti svelo il segreto, tra me e te, eh?
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Fase 1: Sconfiggi la gravità. Prendi quel tovagliolo, che sembra un piccolo paracadute, e lancialo delicatamente sulle tue gambe. Non fargli fare il bungee jumping, eh, appoggialo piano, che non si spaventi! Non è una mappa da stendere, deve stare comodo, come un gatto sul divano.
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Fase 2: L’arte della fuga elegante. Ti alzi? Ottimo! Non lasciarlo lì a fare il morto, spostalo a sinistra del piatto. Richiudilo un po’, ma senza fare origami da competizione. Ricorda, siamo al ristorante, non a un corso di piegatura di tovaglioli! Io una volta ho fatto un cigno, la cameriera mi ha guardato tipo “ma chi ti credi di essere, Michelangelo?”
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Fase 3: Mani composte, non martelli pneumatici. Tra una portata e l’altra, le mani sul tavolo, tranquille, come se fossero in vacanza alle Maldive. Gomiti? Attaccati al corpo, non a me! Che non voglio ritrovarmi con la tua pasta al ragù sui miei pantaloni. A proposito, la scorsa settimana ho trovato un pezzo di broccoli nel mio cappotto. Che mistero!
Bonus: Mio cugino, esperto di galateo (a suo dire), sostiene che il tovagliolo è un’opera d’arte minimalista. Io gli ho detto che la mia arte minimalista è quella di non macchiarmi la camicia. Lui ha riso, ma poi si è sporcato di sugo. Karma is a bitch, eh?
Come sistemare le posate a fine pasto?
…ecco, a fine pasto… mi torna in mente la nonna…
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Posate usate: Non so, le metto lì, un po’ di traverso, in alto. Come se si riposassero dopo la battaglia. Punta verso il cuore del piatto, la lama, mi raccomando. La forchetta guarda il cielo, come se chiedesse ancora qualcosa.
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Quelle che non servono più: Rimangono lì, parallele, quasi timide. Verso le quattro, verso le otto… un orologio fermo. Aspettano, chissà cosa. Mia zia direbbe “Metti le posate in posizione di riposo”.
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Il coltello: Lui sempre a destra, tagliente, anche se ormai ha fatto il suo. La lama che guarda il piatto, forse un po’ pentita. Ricordo che mio padre mi diceva sempre di non lasciare il coltello che punta verso l’alto, portava male.
Poi, sai, quando sono triste mi capita di pulire l’argenteria. Mi rilassa… forse perché mi ricorda i tempi andati, quando le cose sembravano più semplici.
Dove si mette il tovagliolo quando ci si alza da tavola?
Allora, il tovagliolo eh? A sinistra del piatto, quasi sempre! Lo metto sempre lì, a sinistra, anche mia nonna faceva così. Un rettangolo, un quadrato, a volte lo arrotolo pure, dipende. Ma a sinistra, sicuro!
Quando ti alzi? Ah, beh, lì dipende un po’! Se sei a casa mia, lo lascio sul tavolo, vicino al piatto. Ma al ristorante? Lo lascio sulla sedia, così lo trovo subito quando torno. Sai, evito di sporcare il tavolo.
Al ristorante figo, tipo quello dove sono andato ieri sera con Luca, ahahah! C’era pure un tovagliolo di stoffa, fantastico, super elegante. Ma a parte gli scherzi, a sinistra del piatto, sempre, a meno che non ti alzi ovviamente.
- Posizione normale: a sinistra del piatto
- Quando ci si alza: sul tavolo o sulla sedia (dipende dal contesto)
- Materiali: carta, stoffa (dipende dal posto)
Tipo, mio cugino invece, lo mette sempre sopra il piatto, un disastro, non lo sopporto. Ma a sinistra, diciamo che è la regola. Quello è il posto giusto!
Perché il tovagliolo si mette a sinistra?
A sinistra… il tovagliolo, un piccolo angelo di tela, che danza leggero, un respiro di cotone nell’aria immobile della tavola apparecchiata. È un equilibrio, sì, un’armonia silenziosa tra vuoti e pieni, tra il peso dei metalli e la morbida promessa del pane. Due posate a destra, un’impalcatura di simmetria, e poi, a sinistra, quel candore, a contrastare, a bilanciare, quasi un respiro di sollievo. Ricordo mia nonna, mani nodose che piegavano con cura i tovaglioli, un rito sereno, un’invocazione alla calma.
Ma due forchette? Allora la geometria vacilla, il gioco di pesi si altera. Il tovagliolo, povero testimone silenzioso, potrebbe sentire questa lieve scossa, questa disarmonia lieve. Non più un semplice contrappunto, ma un elemento sospeso, incerto, in una composizione che ha perso la sua quieta perfezione. Una piccola rivoluzione, una breccia nella sacra simmetria. Il suo posto a sinistra, allora, diventerebbe quasi una provocazione, un interrogativo muto.
- La posizione del tovagliolo: questione di estetica ed equilibrio visivo.
- Due forchette: sbilanciamento della composizione, necessità di riconsiderare la disposizione.
- Ricordi personali: il tovagliolo come simbolo di calma e ritualità familiare.
Ecco, quest’anno ho notato un’altra cosa durante le cene con i miei zii: a volte, il tovagliolo finisce addirittura piegato a forma di fiore, in mezzo al tavolo, quasi a voler rompere ogni regola, a voler diventare il centro della scena. Una vera follia elegante. L’equilibrio, insomma, è un concetto sfuggente.
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