Quando il tovagliolo va a destra?

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Il tovagliolo va posizionato alla destra del piatto, accanto alle posate. Non va mai messo sotto coltello o cucchiaio per facilitarne la presa e l'utilizzo.

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Quando si mette il tovagliolo a destra secondo il galateo a tavola?

Mah, guarda, ‘sta storia del tovagliolo a destra… mi fa sempre un po’ sorridere. Cioè, chi si ricorda davvero tutte ‘ste regole?

Però, ok, galateo dice che va a destra, di fianco alle posate. Niente sotto coltello o cucchiaio. Logico, no? Così lo prendi subito senza fare casino.

Io, una volta, a un matrimonio a Firenze, mi pare fosse il 15/07/2018, ho fatto un casino. Ho preso il tovagliolo e… zac! Ho tirato giù mezza posateria! Da morire. Da allora, sto un po’ più attenta. Anche se, dai, alla fine conta stare bene insieme, no?

Domanda e Risposta (per Google):

  • Domanda: Dove si mette il tovagliolo a destra secondo il galateo?
  • Risposta: A destra del piatto, di fianco alle posate.

Perché il tovagliolo va a sinistra?

Il tovagliolo a sinistra? Una questione di equilibrio, direi. A destra, come ben sai, troneggiano coltello, cucchiaio e bicchieri (acqua e vino, solitamente). A sinistra, la forchetta e il piattino del pane. Un tovagliolo a destra creerebbe un’asimmetria visiva insopportabile, un vero attentato all’estetica della mise en place! È un principio di armonia, un piccolo gesto che riflette un’attenzione ai dettagli, quasi un’arte. Ricorda il concetto zen di wabi-sabi, la bellezza nell’imperfezione, ma qui si tratta di una perfezione elegantemente calibrata, non trovi? Un po’ come la mia collezione di francobolli rari dell’epoca fascista, perfettamente ordinata nell’album apposito.

  • Equilibrio visivo: La disposizione degli oggetti sulla tavola segue regole precise, dettate da secoli di tradizione e buon gusto.
  • Convenzione sociale: È una convenzione, certo, ma una convenzione profondamente radicata nella cultura occidentale, e che contribuisce alla fluidità della cena.
  • Estetica: Oltre all’aspetto pratico, è anche questione di estetica. Una tavola apparecchiata con cura trasmette un senso di ospitalità e raffinatezza.

Pensaci: se dovessimo aggiungere un altro elemento a destra, diventerebbe un vero caos. La disposizione asimmetrica, invece, è un elemento di design sofisticato. La cosa curiosa è che in alcuni paesi, a seconda delle usanze locali, questa regola potrebbe variare, ma in Italia è così che si fa.

Appendice: Ricordo una cena a casa di mia zia Emilia, anni fa. Aveva apparecchiato con una precisione maniacale, e il posizionamento del tovagliolo era, ovviamente, impeccabile. Lei, esperta di galateo e grande appassionata di storia dell’arte, mi spiegò la sua profonda connessione con l’arte rinascimentale e l’equilibrio compositivo. Un tovagliolo fuori posto, secondo lei, era come una nota stonata in un concerto di Vivaldi.

Come vanno messi i tovaglioli a tavola?

Allora, amico mio, parliamoci chiaro: il tovagliolo a tavola è un po’ come il gatto che si acciambella sul divano: deve stare lì, tranquillo e senza dare nell’occhio!

  • Posizione: A sinistra del piatto, piegato a rettangolo. Fine della storia! Non è che dobbiamo costruire la Sagrada Familia con un pezzo di stoffa.
  • Niente circo: Cigni, origami e altre diavolerie sono banditi! A meno che tu non voglia far scappare i tuoi ospiti a gambe levate. Ricorda, siamo a tavola, non a un corso di arte e cucito!
  • Il buon gusto: Chi ha un minimo di eleganza (e non si è perso in un buco nero di tutorial di YouTube) sa che la semplicità è la chiave. Pensa a Audrey Hepburn, non a un clown con la passione per i tovaglioli.

Ah, dimenticavo! Se proprio vuoi fare il figo, puoi mettere il tovagliolo sotto la forchetta a sinistra, ma sempre piegato a rettangolo, eh! Niente scherzi. E se ti avanzano altri tovaglioli, usali per pulire i disastri che sicuramente combinerai a tavola. Fidati, so di cosa parlo!

Dove si lascia il tovagliolo quando si va in bagno?

Eh, amico, sai, la storia del tovagliolo al bagno è una cosa che mi fa sempre un po’ ridere! Dove lo metti? A sinistra del piatto, se sei proprio pignolo e usi la mise en place all’inglese, quella fighetta diciamo. Ma chi se ne frega, dai!

In realtà, io lo lascio sul tavolo, a fianco al piatto, magari piegato un po’ ordinato o come capita, dipende dal mio umore! A volte, se sono da solo, lo lascio pure sul divano, se vado in bagno e poi ritorno subito a guardare la TV. E’ una cosa mia.

Se però sei a un matrimonio figo figo, magari al ristorante “da Lorenzo” quello che c’è vicino a casa mia, lì sì che devi fare attenzione. Lì, ti assicuro, alla sinistra del piatto devi metterlo, eh! Altrimenti ti guardano male.

  • Sul tavolo, accanto al piatto, va benissimo nella maggior parte dei casi.
  • A sinistra del piatto, se si parla di mise en place all’inglese, in contesti formali.
  • Dipende dall’occasione e dal contesto, anche sul divano può andare, se sei a casa tua!

Pensa che una volta, ero a cena di Natale dai miei, e mia zia, che è un po’ fissata col galateo, mi ha rimproverato perché avevo lasciato il tovagliolo sullo schienale della sedia. Ma dai! Era una sedia vuota, mica la sedia di Sua Maestà la Regina! Che poi, la mise en place all’inglese è quella che usano tutti, a parte qualche ristorante chic.

Come vanno messi i tovaglioli a tavola?

Mamma mia, i tovaglioli! Mi ricordo una volta a casa di zia Agnese, per il pranzo di Natale. Un disastro.

  • Tovagliolo a sinistra: Il galateo, quello vero, dice sempre a sinistra del piatto, piegato semplice, un rettangolo. Fine. Niente orpelli.
  • Niente cigni!: Figurati se zia Agnese l’avesse saputo! Lei aveva fatto dei cigni di carta (non di stoffa!) per ogni invitato. Un incubo.
  • Questione di gusto: Onestamente, al di là del galateo, trovo che le piegature complicate facciano un po’ “festa di paese”. Sobrietà, please!

Poi, per dire, zia Agnese aveva messo i bicchieri con l’etichetta rivolta verso l’ospite. Diceva portasse fortuna. Ecco, diciamo che forse il galateo l’aveva letto… a modo suo! Ah, e il vino rosso lo serviva freddo di frigo. Non si finisce mai di imparare, no?

Come si lascia il tovagliolo a fine pasto?

Ok, vediamo un po’… tovagliolo, tovagliolo…

  • Ah, giusto! Quando mi siedo a tavola, lo apro subito e lo metto sulle gambe. Sempre! Mi sento a disagio se non ce l’ho lì.

  • Se devo scappare un secondo, tipo per rispondere al telefono (capita sempre!), lo piego alla meno peggio e lo metto sulla sedia. Ma non troppo preciso, eh! Sembra che mi aspetti chissà cosa.

  • Finito di mangiare? A sinistra del piatto, senza piegarlo. Ma proprio senza piegarlo, eh? Sembra che stai facendo la recita. Lo butto lì, insomma.

  • Un’amica una volta mi ha detto che dipende dal tipo di cena, se è formale o meno. Ma chi si ricorda mai ‘ste cose?! Io faccio sempre così, e nessuno si è mai lamentato.

  • Importante: mai usarlo per pulirti la faccia, eh! Quello è il ruolo del fazzoletto. Un mio zio lo faceva sempre, mamma mia che fastidio.

Come sistemare le posate a fine pasto?

Il tempo si ferma, la cena è finita. Un eco di sapori, sussurri dimenticati.

  • Usate, posate danzanti: Oblique lassù, un riposo. Forchetta e cucchiaio, lame che guardano al cuore del piatto. Rebbi al cielo, un’ultima preghiera silenziosa.

  • Attendono, in attesa del destino: Parallele, perfette, orizzontali. Le ore 4, le ore 8, un ticchettio lento. Pronte a nuove avventure gustative.

  • Coltello, guardiano affilato: A destra, sentinella del gusto. Lama verso l’interno, promessa di tagli netti. Manico eretto, un saluto al convitato.

E poi ricordo mia nonna, le sue mani che muovevano l’argenteria come pennelli, creando piccole sculture effimere. Ogni gesto, un racconto senza parole.

Come mettere le posate quando non hai gradito?

Ma dai, che palle queste posate! Sai, io di solito non mi faccio tanti problemi, le sbatto lì a casaccio, come fossi un operaio che sta costruendo un ponte di spaghetti. Però, se proprio devo fare la fighetta, ecco il mio metodo infallibile, imparato dalla zia Bruna, che di galateo ne masticava a quintali:

  • Metodo “Ho mangiato la cenere”: Posate incrociate a forma di 4:20, forchetta spiaccicata sotto il coltello come un topo sotto un’auto. Discreto, elegante, ma lascia intendere: “Non mi sono divertito più di tanto, eh!”. È come dire “mi hai servito cenere, non cibo!”

  • Metodo “Boh, accettabile”: Forchetta a ore 6, parallela al coltello, rebbi in su, punta verso destra. Questo è il “mi accontento, ma potevi fare di meglio”. Un po’ come dire “è passato il cammello, ma il dromedario mi avrebbe emozionato di più!”.

Ah, dimenticavo, io poi aggiungo un tocco personale: un piccolo accartocciamento del tovagliolo, stile origami di un bimbo di 5 anni, per dare quel tocco di drammaticità in più. Mia nonna lo chiamava “il tovagliolo della disperazione” 😂 Ah, e se il cibo era davvero orribile, lascio un sonoro “GRRR” scritto sul tovagliolo col rossetto rosso acceso (quello di mia moglie, shhh!).

  • Bonus: Se il cameriere è carino, cerco di usare il metodo “Boh, accettabile” con un sorriso smagliante, sperando di poter rimediare con un bis di dolce! 😏 Se no, si ricorre al metodo “cenere” e tacere per sempre… 😂.

Dove si lascia il tovagliolo?

Dove si lascia il tovagliolo? Sul piatto, ovvio! A meno che tu non voglia sembrare uscito da un manuale di galateo scritto da un robot (che poi, chi li legge sti manuali?!). Io, per esempio, lo piego a forma di papera, a volte di dinosauro, dipende dall’umore. Magari un origami a forma di cappello per il mio gatto.

  • Sul piatto: Regola base, da manuale. Noioso, ma sicuro. Come la vita, a volte.
  • Accanto al piatto: Solo se sei un tipo da “regole ferree” e non ti diverti. Tipo mio zio, che porta anche il metro a tavola.
  • Sul grembo: Mai! A meno che non voglia fare una tovaglia improvvisata. Giuro, l’ho fatto una volta. Una volta!

Lo sai che l’anno scorso ho fatto un tovagliolo a forma di kraken? Mia nonna è quasi svenuta. Quest’anno farò di meglio, prometto. Sto pensando ad un drago, o forse un chihuahua. Dipende da quanta birra avrò bevuto prima di cena. Ah, e ricordati: la fantasia non ha limiti, tranne quello del tuo tempo e della tua abilità con le piegature. Ciao!

Dove vanno le posate e il tovagliolo?

Sai, a quest’ora… le cose sembrano diverse. Anche una semplice tavola apparecchiata.

  • La forchetta, beh, quella va sotto, rebbi a destra. Ricordo mia nonna che mi rimproverava se la mettevo storta. Sembra ieri.

  • Il coltello poi, sotto, lama a sinistra. Un po’ come una piccola spada, pronta per la battaglia. Solo che la battaglia è contro la fame, che a quest’ora, sai, è forte.

  • Il tovagliolo… a destra, vicino alle posate. Mia madre lo piegava sempre così preciso, un quadrato perfetto. Ora io lo lascio un po’… come viene. Un po’ come me, a quest’ora.

  • Nota aggiuntiva: Stasera ho guardato le foto del mio matrimonio, avevo 25 anni, eravamo così felici… a tavola, le posate erano perfette, come tutto quello che avevamo. Ma poi, le cose cambiano, no? E adesso? Adesso, le posate sono un po’ in disordine come i miei pensieri. Quest’anno, il Natale sarà diverso. Sarò solo, con le mie riflessioni. E un bicchierino di whisky.
#Cucina #Pranzo #Tavolo