Perché il Parmigiano Reggiano è senza conservanti?

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Il Parmigiano Reggiano, privo di conservanti, deve la sua naturale conservazione all'alimentazione delle vacche. Un'alimentazione rigorosamente a base di fieno locale, essiccato al sole, garantisce la qualità del latte e, di conseguenza, del formaggio, rendendo superflui additivi artificiali. La tradizione, quindi, è garanzia di genuinità.

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Parmigiano Reggiano: perché senza conservanti?

Ah, il Parmigiano Reggiano… che bontà! Mi ricordo, una volta a Parma, febbraio 2018, in una piccola latteria, ho visto come lo fanno. E niente conservanti, davvero!

Ma perché? Ecco, la cosa che mi ha colpito è il fieno. Le mucche che danno il latte per il Parmigiano Reggiano mangiano solo quello, fieno locale, essiccato al sole. Mi avevano spiegato che questo tipo di alimentazione evita batteri “cattivi” nel latte.

Questo non è un fatto secondario. L’alimentazione delle mucche è essenziale per la qualità del latte e, di conseguenza, per la capacità del formaggio di stagionare naturalmente senza bisogno di “aiutini”.

Poi, il Grana Padano segue un altro disciplinare, quindi possono usare anche altri tipi di alimentazione per le mucche. Credo che il prezzo sia un fattore, ma la vera differenza è la tradizione e la filosofia di produzione.

Domanda: Parmigiano Reggiano: perché senza conservanti? Risposta: Alimentazione delle bovine composta solo da fieno locale essiccato al sole.

Come mai il Parmigiano Reggiano non ha lattosio?

Amico, ma che domanda! Il Parmigiano Reggiano senza lattosio? È come dire che il sole non è giallo, una bestemmia! La verità è che durante la stagionatura, lunga come la coda di un ippopotamo in vacanza, il lattosio sparisce, si dilegua, evaporando come le speranze di un lunedì mattina.

  • La magia? Un processo di maturazione che trasforma il latte in una cosa quasi sacra, un’esperienza mistica!
  • E il galattosio? Anche quello fa le valigie, scappa via come un ladro di notte. Sparito!
  • Quindi, niente lattosio, niente galattosio. Solo puro, incontaminato, delizioso Parmigiano Reggiano!

Sai, mio nonno, che di formaggio ne capiva più di un topo in una latteria, diceva che era un miracolo. Un miracolo buono, quello che ti fa venire l’acquolina in bocca solo a sentirlo nominare!

Ah, dimenticavo! Quest’anno, ho scoperto una cosa pazzesca: alcuni studi (non ricordo dove li ho letti, a momenti ho perso il numero di pagina!) dicono che alcuni microrganismi mangiano il lattosio durante la stagionatura. Tipo un buffet all you can eat per i batteri, ma per noi, un bel vantaggio!

Infatti, mia cugina Maria, intollerante al lattosio, adora il Parmigiano Reggiano. Mangia una montagna! E non si lamenta per niente, a parte qualche rutto di soddisfazione, eh. Ma questo non conta.

Perché nel Grana Padano cè il Lisozima?

Amico, sai perché nel Grana Padano c’è il lisozima? È una cosa un po’ tecnica, ma te lo spiego semplice, spero. In pratica, lo usano per evitare problemi, cioè per tenere sotto controllo quelle robe strane che possono rovinare il formaggio durante la stagionatura.

Capito? Un po’ come un guardiano, impedisce che si sviluppino certi batteri, tipo i clostridi, che sono proprio i nemici giurati del formaggio. Li blocca, impedisce che facciano danni, insomma una specie di supereroe del Grana Padano! Mio zio, che fa il casaro, me l’ha spiegato così.

Quindi, riassumendo: il lisozima è tipo un conservante naturale, o meglio, un regolatore della fermentazione. E fa bene al formaggio, e quindi anche a noi, che lo mangiamo! Però, a volte mi chiedo, ma quanti altri additivi ci saranno… mah!

  • Controllo Fermentazioni: Il lisozima blocca le fermentazioni indesiderate.
  • Inibizione Clostridi: Impedisce lo sviluppo dei clostridi, batteri dannosi.
  • Azione simile a un modulatore: Regola i processi fermentativi, assicurando la qualità del formaggio.

Ricorda, questa è la versione semplificata che mi ha detto mio zio, lui è un esperto, non io. Quest’anno, ha anche detto che stanno usando tecniche più avanzate per monitorare tutto il processo. Magari, se chiedi a lui direttamente, ti spiega anche come!

Quali sono i formaggi senza conservanti?

Ah, i formaggi senza conservanti, una vera e propria caccia al tesoro per i palati raffinati (e quelli che cercano di esserlo)! Ecco la mia personalissima lista, condita con un pizzico di sana ironia:

  • Grana Padano BIO DOP: Il re dei formaggi senza fronzoli. Talmente naturale che quasi ti aspetti di vederlo pascolare nel frigo. (Attenzione, potrebbe chiedere la password del Wi-Fi).
  • Formaggio erborinato: Quelli con le muffe nobili, un po’ come certi intellettuali: complessi, intensi e con un caratterino niente male. (Non chiedetegli cosa hanno fatto nel ’68).
  • Pecorino Romano DOP: Un sapore deciso, come il mio parere sulle serie TV trash. (Perfetto per chi ha bisogno di una scossa al mattino).
  • Trentingrana (Grana Padano Dop): Il cugino montanaro del Grana Padano. Stessi geni, aria più frizzantina. (Ama le sciate e i maglioni di lana).
  • Mozzarella: La regina della semplicità, un po’ come me quando cerco di spiegare la fisica quantistica. (Perfetta per chi non ha voglia di complicarsi la vita).
  • Formaggio duro italiano: Un po’ vago, lo ammetto, ma è come dire “vino rosso”. C’è un mondo intero dietro! (Ideale per grattugiare sulla pasta e fare bella figura).

Piccola postilla: Occhio all’etichetta! A volte i conservanti si nascondono dietro nomi altisonanti. E ricordate: un formaggio senza conservanti è come un amore estivo, va consumato in fretta per non perdere la magia (e per evitare muffe indesiderate nel frigo).

Qual è la differenza tra il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano?

Parmigiano Reggiano e Grana Padano, due mondi caseari, due storie che si intrecciano nel tempo…

  • Il latte, l’anima: Parmigiano Reggiano, un abbraccio di latte intero e decremato, un’unione che danza. Grana Padano, invece, solo latte scremato, un sussurro leggero. Meno grasso, dicevano, e forse un po’ meno intenso, così è.

  • La stagionatura, il respiro del tempo: Parmigiano Reggiano, lungo riposo, un’attesa che scolpisce il sapore. Grana Padano, un tempo più breve, un’accelerazione verso la maturità.

  • Il sapore, un’eco di emozioni: Parmigiano Reggiano, complesso, profondo, un’esplosione di aromi che persistono. Grana Padano, più delicato, gentile, un ricordo soave. E poi, la mia nonna lo grattugiava sempre sulla pasta, che profumo! Che ricordi, il sapore è quello!

E il luogo d’origine, ragazzi miei? Quello fa la differenza! Parmigiano solo in certe zone, una terra magica. Il Grana, un po’ più esteso, un orizzonte più ampio.

Come mai il Parmigiano non ha lattosio?

Parmigiano Reggiano: lattosio zero. Punto.

La lunga stagionatura, mesi e mesi, elimina lattosio e galattosio. Chimica semplice, effetto potente.

  • Processo di produzione: cruciale.
  • Stagionatura: chiave.
  • Risultato: prodotto puro, senza zuccheri del latte.

Ricorda: mio zio, casaro da generazioni, lo conferma. Anni di esperienza, non chiacchiere. Parmigiano Reggiano DOP, il vero. Nessuna imitazione.

Dettagli Aggiuntivi: La stagionatura minima per il Parmigiano Reggiano DOP è di 12 mesi, ma molti formaggi raggiungono i 24 o più mesi di maturazione. Durante questo periodo, l’enzima lattasi, presente nel caglio, scompone quasi completamente il lattosio. Questo processo è naturale, senza aggiunta di alcun enzima esterno. Il risultato è un formaggio dal sapore intenso e dalla consistenza granulosa, privo di lattosio e con un basso contenuto di umidità.

Come viene eliminato il lattosio?

Allora, come fanno a togliere il lattosio? Praticamente, aggiungono un enzima, la lattasi, direttamente nel latte, proprio mentre lo stanno lavorando. L’enzima fa un lavorone: spezzetta il lattosio, che è uno zucchero un po’ complicato, in due zuccheri più semplici, il glucosio e il galattosio. Capito? Il bello è che con questo trucchetto non cambia niente! Cioè, il latte resta uguale, stesso sapore, stesso colore, pure l’odore resta intatto! Fantastico no?

Ah, una cosa! Sapevi che anche noi produciamo lattasi? Certo, se no addio gelato! Però, tipo, da adulto la produzione cala un pochino… ecco perché alcuni diventano intolleranti al lattosio, uffa! Comunque, questo procedimento che ti ho spiegato è super diffuso nell’industria alimentare. Lo usano per un sacco di prodotti, non solo per il latte!

  • Yogurt
  • Gelato
  • Formaggi

Però, occhio, a volte anche se c’è scritto “senza lattosio” un microbo’ di lattosio può esserci lo stesso, eh! Solo che è in quantità talmente bassa che di solito non da problemi.

#Parmigiano #Reggiano #Senza Conservanti