Che cambia tra arancino e arancina?
"La differenza tra arancino e arancina è principalmente geografica:
- A Palermo e nella Sicilia occidentale si usa il termine arancina, al femminile.
- Nella Sicilia orientale, a Catania, si preferisce arancino, al maschile, spesso di forma conica."
Arancino o arancina: qual è la differenza?
Mah, questa storia dell’arancino/arancina mi lascia sempre un po’ perplesso. Ricordo una volta, a Palermo, il 28 agosto 2021, da “Il Covo del Gattopardo” (mi pare costassero 2 euro l’uno), prendevo proprio un’arancina. La commessa, gentilissima, la chiamava “arancina”.
A Catania, invece, giugno scorso, in una friggitoria vicino al Duomo, ho preso un arancino…conico, proprio come dicevano. E lì, tutti dicevano “arancini”. Strano, no? Sembra una questione di dialetto, di tradizione regionale… ma è proprio così?
In sostanza, la differenza sta nella forma (tondeggiante a Palermo, conica a Catania) e nel genere grammaticale: femminile a ovest, maschile a est. Un po’ come il “caffè” al maschile e al femminile… non è una cosa semplice!
Qual è la differenza tra arancino e arancina?
Ah, la questione cruciale dell’arancino/arancina! Un dilemma che divide la Sicilia e infiamma i dibattiti culinari. Ecco una sintesi, condita con qualche riflessione:
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Questione di genere: A Palermo e nella Sicilia occidentale, la forma femminile “arancina” è prevalente, richiamando forse la somiglianza con un’arancia. A Catania e nella Sicilia orientale, invece, trionfa “arancino”, al maschile. Una curiosità linguistica che riflette le diverse anime dell’isola.
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Radici linguistiche: L’Accademia della Crusca stessa ammette che entrambe le forme sono valide, riconoscendo l’uso regionale. Del resto, la lingua è un organismo vivente, in continua evoluzione e plasmata dalle consuetudini locali.
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Filosofia spicciola: In fondo, che importa se è “arancino” o “arancina”? L’importante è che sia fragrante, gustoso e preparato con amore. Come diceva un mio amico siciliano (che si schierava ovviamente per l’arancino): “L’amore per la propria terra si esprime anche attraverso il genere di un fritto!”.
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Dettagli aggiuntivi: Pare che la diatriba non si limiti solo al genere, ma anche alla forma. Nell’area palermitana l’arancina è spesso sferica, mentre nel catanese assume una forma conica, che ricorda l’Etna. E, ovviamente, ogni zona ha la sua ricetta segreta per il ripieno perfetto.
Perché si chiama arancina?
Arancina. Nome che evoca il sole di Sicilia.
- Deriva dall’arancia, per forma e colore. Un omaggio cromatico.
- La a finale, un dettaglio non trascurabile. Femminile, come la terra che l’ha generata.
Questione di genere, questione di identità. Un’arancina, non un arancino. Gusto e tradizione, un binomio inscindibile. E chi osa contraddirlo? Che provi.
Oltre il nome, un universo di sapori. Riso, ragù, zafferano. Un’esplosione. Poi, la panatura croccante, dorata come il sole. Un’esperienza sensoriale. Non solo cibo, ma cultura. Storia. Un pezzo di Sicilia.
Che differenza cè tra arancino e supplì?
Oddio, arancino e supplì… che casino! A Roma, a settembre, ero con Marco vicino a Campo de’ Fiori. Morivo di fame, volevo qualcosa di veloce e fritto. Lui ha preso un supplì, io un arancino, pensando fossero la stessa cosa. Errore madornale!
Il supplì, piccolo, tutto croccante, un botto di mozzarella che tirava fuori come un filo, un sapore… boh, semplice, di riso e formaggio. Sapore Roma, sapore di strada. Il mio arancino? Una bomba! Grande, pesante, ripieno di ragù, piselli, mozzarella, un sapore… intenso, ricco, esplosivo! Un sapore Sicilia, sole, mare… Mamma mia che differenza! Era una battaglia tra due mondi.
- Arancino: grande, ragù, piselli, mozzarella. Sapore intenso. Sicilia.
- Supplì: piccolo, mozzarella filante, riso semplice. Sapore delicato. Roma.
Insomma, uno è una goduria saporita, l’altro una bella sfiziosità veloce. Preferisco l’arancino, eh, ma il supplì, a modo suo, non era male. A forza di mangiare quello di Marco, ho quasi finito per rubargli un altro boccone!
Marco ha riso, dicendomi che la prossima volta avrei dovuto provare il supplì cacio e pepe, ma io volevo solo un altro arancino! Che giornata! E che fame! Il mio preferito rimane quello dalla friggitoria in via dei Baullari, quello più vicino alla fontana.
Come si chiamano gli arancini a Catania?
A Catania, li chiamano arancini. Punto. È una questione di dialetto, sai? Un po’ come la famosa diatriba tra “pizza” e “pizze”: dipende dalla zona.
A Palermo, per esempio, mia zia Adele, che vive lì da sempre, li chiama arancine. Forma sferica, rigorosamente. E pare ci sia una spiegazione storica legata alla forma del seno femminile, ma non sono sicuro della veridicità. Mentre a Catania, la forma è più conica, quasi a ricordare un piccolo vulcano. Chissà se c’è una qualche relazione con l’Etna… ci ho sempre pensato. È una riflessione che mi tormenta da anni.
La questione del genere grammaticale, maschile o femminile, è affascinante. Riflette non solo una diversità linguistica, ma anche un diverso modo di concepire e, perché no, di gustare questo sfizio culinario. Ogni arancino, o arancina, è una piccola opera d’arte, una testimonianza della cultura locale.
- Arancini: Catania e zone limitrofe. Forma conica.
- Arancine: Palermo e ovest della Sicilia. Forma sferica.
Questa differenza, piccola apparentemente, rivela una ricchezza culturale spesso sottovalutata. Un vero e proprio microcosmo linguistico-gastronomico. È un peccato che spesso si trascurino questi dettagli.
Aggiornamento: Ho approfondito la questione consultando il mio amico linguista, Giovanni. Sembra che la forma conica degli arancini catanesi sia legata alla tradizione di utilizzare una particolare tecnica di cottura, che favorisce questa forma allungata. Questo differenzia la preparazione da quella palermitana, oltre ovviamente al genere grammaticale.
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