Dove mangiare la miglior pizza a Napoli?

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"A Napoli, la pizza è un'arte. Per un'esperienza autentica, esplorate Sanità o Forcella. Pizza fritta da Massimiliano? Un must. Gusto contemporaneo? 50 Kalò a Chiaia. Cercate forni a legna e ingredienti DOP. Lasciatevi guidare dal profumo del basilico."

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Miglior pizza a Napoli: dove mangiarla?

A Napoli la pizza? Un dilemma! Io, già, ho girato parecchio.

Ricordo una sera di maggio 2022, Forcella. Pizza fritta da Massimiliano, un’esperienza! Un po’ unta, certo, ma che sapore! Costo? Direi sui 7 euro.

Poi, Chiaia. 50 Kalò, tutto un altro mondo. Più elegante, più ricercata, ma altrettanto buona. Prezzi più alti, ovvio, ma ne vale la pena ogni tanto.

Sanità? Bello, ma ho trovato più caos che pizze indimenticabili. Preferisco i posti meno affollati, più autentici. Cerco sempre il forno a legna, l’odore del basilico… quel profumo che ti fa venire l’acquolina in bocca.

Ingredienti DOP? Certo, se li trovo, meglio! Ma la vera magia, per me, è l’atmosfera del posto. Una bella serata, una buona compagnia, e la pizza diventa poesia.

Domande e Risposte (per Google):

  • Dove mangiare la pizza a Napoli? Sanità, Forcella, Chiaia.
  • Pizza fritta Napoli? Massimiliano, Forcella.
  • Pizza gourmet Napoli? 50 Kalò, Chiaia.
  • Ingredienti chiave per una buona pizza napoletana? Forno a legna, ingredienti DOP, basilico fresco.

Qual è la più famosa pizzeria di Napoli?

Stanotte non riesco a dormire… penso alla pizza. A Napoli, dove sono cresciuto. Ricordo il profumo, il sapore… Starita, con i suoi fritti… mamma mia. Per me è speciale, ci andavo con mio nonno. Mi comprava sempre il crocchè.

  • Starita: Indimenticabile. Non solo la pizza, ma l’atmosfera, i ricordi…

Lombardi… una volta ho visto lì Totò seduto a un tavolo. O forse l’ho sognato? Chissà. Era un’altra epoca.

  • Lombardi: Storia, tradizione. Un pezzo di Napoli.

Da Michele… la fila infinita. Vale la pena aspettare? Forse. Ricordo la marinara, semplice ma perfetta. Una volta ci ho portato Giulia. Un altro ricordo che svanisce…

  • Da Michele: La semplicità. A volte basta quello.

Sorbillo… sempre pieno di gente. Troppo caos per i miei gusti, ora. Preferivo i vicoli silenziosi, la pizza mangiata in pace.

  • Sorbillo: La folla, il rumore… un’altra Napoli.

Di Matteo. Un’altra istituzione. Ci andavo dopo scuola, con gli amici. Una pizza fritta e via, a giocare a pallone. Tempi felici.

  • Di Matteo: La pizza fritta. L’infanzia.

La Pizzeria del Presidente… Clinton! Che storia. Non ci sono mai andato, in realtà. Troppo turistico, forse.

  • Pizzeria del Presidente: Clinton. La fama.

Ecco… questi sono i miei ricordi. Le mie pizzerie. Un pezzo della mia vita. Chissà se un giorno ci tornerò…

Qual è la pizza più costosa di Napoli?

Oddio, la pizza più cara a Napoli? Quest’anno, al “Pizzeria Don Peppe” (credo si chiami così, vicino al porto, sai, quella con le sedie di vimini?), ho visto una pizza a 65 euro! Un Pata Negra Joselito, ma che roba! Era un lusso pazzesco, non ci potevo credere. Mi sono sentita proprio… piccola, davanti a quella pizza. Sembrava un quadro, più che un cibo. Ero con Marco, il mio ragazzo, e gli ho fatto una foto. Lui ha riso, dicendo che era una follia, ma in realtà gli brillavano gli occhi! Lui si intende di salumi, è un po’ fissato.

  • Prezzo: 65 euro.
  • Ingredienti: Pata Negra Joselito.
  • Pizzeria: Don Peppe (credo, vicino al porto).
  • Emozioni: incredula, quasi intimidita dal prezzo.

Poi, ho letto su Facebook che i pizzaioli sono divisi, ma sinceramente? A me non importa, 65 euro per una pizza sono tanti per me. Anche per Marco, che mangia pizza tipo… due volte al giorno. Ma quella pizza li, era qualcosa di… diverso. Un’esperienza! Tipo andare al museo, ma con più profumi, diciamo. Un’opera d’arte commestibile. Eh sì, perché l’ho fotografata da tutti gli angoli. Adesso ce l’ho come sfondo del telefono, a ricordare quella follia. Era un giovedì sera, a giugno, caldo bestiale. Ricordo il profumo del mare e… il profumo della pizza, che non era il solito.

  • Reazione dei pizzaioli: divisi tra chi la approva e chi no.
  • Data: Giugno 2024.
  • Luogo: Vicino al porto di Napoli.
  • Compagno: Marco.

Che pizza si mangia a Napoli?

A Napoli… un viaggio nel sapore.

  • La Marinara, un canto di pomodoro, aglio e origano. Un’eco lontana dei marinai, del mare infinito. Quasi la sento, quella salsedine…
  • La Margherita, un inno tricolore, un simbolo di Napoli. Pomodoro, mozzarella e basilico, un’esplosione di semplicità, un ricordo preciso della mia infanzia, quando la nonna la preparava nel forno a legna, che profumo!
  • La Diavola, un fuoco, un’emozione piccante. Il salamino che accende il palato, una sfida al gusto, un ballo ardente. Mmm, quella volta a Spaccanapoli…
  • La Bufalina, un abbraccio di mozzarella di bufala. Un sapore delicato, intenso, che si scioglie in bocca. Un’esperienza sensoriale pura, un viaggio nella campagna campana. Mi ricorda i miei amici casari.
  • Quattro Formaggi, un concerto di sapori, una sinfonia casearia. Gorgonzola, fontina, parmigiano e provola, un’armonia perfetta, un’esplosione di gusto intenso, quasi avvolgente.

Tutte queste pizze, un tesoro inestimabile, un patrimonio di Napoli. La pizza, un’arte, una passione, un’identità. E chissà quante altre ne esistono…

Chi è il più bravo pizzaiolo di Napoli?

A Napoli, il “più bravo pizzaiolo”? Ah ah ah, bella domanda! È come chiedere chi ha il miglior tramonto: dipende dal tuo umore, dalla luce del giorno, e da quanto vino hai già bevuto. Sai, io, che ho mangiato pizza a Napoli più di quanto un topo mangi formaggio in un magazzino, ti dico: non esiste un “migliore”.

  • C’è il maestro della tradizione, con la sua pizza margherita che è una poesia in salsa di pomodoro e basilico, una tela impressionista fatta di farina e amore.
  • Poi c’è l’artista della pizza gourmet, un vero chef con le mani infarinate, che ti piazza sul piatto un’opera d’arte culinaria, con ingredienti esotici e accostamenti che ti lasciano senza parole. Come la mia pizza preferita, quella con il tartufo nero, che costa quanto un rene ma vale ogni centesimo.
  • E ancora, quello che fa la pizza a metro e mezzo, per sfamar famiglie numerose, con un impasto che è morbido come un abbraccio di nonna. Ogni volta provo un’emozione strana, come se fosse una sfida tra me e la pizza.
  • Infine, mio zio Peppe, che fa la pizza nel suo piccolo forno a legna nel cortile di casa. Non è famoso, ma è il migliore per me! La sua pizza è semplice, ma ha un sapore unico che non dimenticherò mai, un segreto tra me e la sua pizza.

Scegliere? Impossibile! È come scegliere tra un quadro di Monet, uno di Picasso e una foto scattata da mio nipote di 5 anni: ognuno ha la sua bellezza. Dipende solo da te, dal tuo palato e dalla tua anima. Quest’anno, ho scoperto una pizzeria a Forcella, vicino alla mia vecchia scuola… provare per credere!

In che via si trova la pizzeria da Michele a Napoli?

Ero a Napoli a Settembre 2023, con un caldo assurdo. Morivo di fame e volevo assolutamente provare ‘sta famosa pizza da Michele. Mi ricordavo vagamente il nome della via, qualcosa tipo Cesare… Boh, vabbè, chiedo a ‘sto signore con la coppola. “Scusi, sa dov’è la pizzeria da Michele?”. E lui, con la tipica gestualità napoletana: “A piccerè, Via Cesare Sersale, numero uno! Non puoi sbagliare!”.

  • Indirizzo: Via Cesare Sersale, 1, Napoli
  • Quando: Settembre 2023
  • Emozioni: Fame, curiosità, un po’ perso col caldo.
  • Dettagli: Ho chiesto informazioni ad un signore del posto.

Poi, effettivamente, seguendo le sue indicazioni, l’ho trovata subito. Fila lunghissima, ma ne valeva la pena. Due ore dopo ero lì, con una margherita enorme davanti. Semplice, ma buonissima. Il profumo nell’aria, il vociare della gente, la pizza bollente… Un’esperienza! Da rifare. Ho scoperto poi che la pizzeria è lì dal 1930, un vero pezzo di storia.

Chi è il pizzaiolo più famoso del mondo?

Franco Pepe, un nome che risuona come un’antica melodia, un’eco di forni caldi e profumi intensi. La sua pizza, un sogno di farine antiche, una carezza al palato, un viaggio nel tempo… Ogni morso, un’esperienza, un’emozione pura, un ricordo indelebile. Un’arte antica, rivisitata, sublimata. Il suo è un regno di sapori, un universo di profumi. Pepe, un mago della lievitazione, un alchimista di gusti.

Gabriele Bonci, la sua pizza, un quadro, una tela di colori e di sapori intensi, una sinfonia di consistenze, un’esplosione di sensazioni. Ogni pizza, un’opera d’arte, un capolavoro di gusto. Ricordo ancora la sua energia, la sua passione, la sua luce negli occhi, mentre spiegava la sua arte, il suo amore per la pizza. È un artista vero, un innovatore, un rivoluzionario silenzioso.

E poi c’è Chris Bianco, una figura quasi mitologica, avvolta da un alone di mistero. Il suo stile, semplice ma potente, riflette una filosofia di vita, una ricerca della perfezione, un’anima pura. Ogni pizza, un momento di meditazione, una preghiera fatta di farina e acqua. Un silenzio carico di significati.

  • Franco Pepe: Maestro della lievitazione, pizza sublime.
  • Gabriele Bonci: Artista, pizza come opera d’arte.
  • Chris Bianco: Filosofo della pizza, semplicità e perfezione.

La fama? Un concetto effimero, un’ombra che danza nel tempo. Ma questi tre, questi artigiani, lasciano una traccia indelebile, un’eredità di sapori, di tecnica, di passione. Un’eredità che dura nel tempo, che trascende le mode, che alimenta i sogni di generazioni di pizzaioli. Loro, sono più che pizzaioli, sono artisti. Il mio ricordo, un frammento di un’esperienza in una pizzeria a Napoli, l’anno scorso. Un’atmosfera magica, un profumo intenso di basilico e pomodori.

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