Qual è il prosciutto migliore d'Italia?
Il Prosciutto Cotto San Giovanni di Capitelli: Eccellenza italiana. Premiato dalla Guida Salumi d'Italia 2023 come miglior prosciutto cotto, conferma la sua supremazia nel panorama nazionale. Un gusto inconfondibile, frutto di tradizione e maestria artigianale.
Qual è il miglior prosciutto italiano?
Miglior prosciutto italiano? Mamma mia, domanda da un milione di dollari!
Io, da buona italiana, ho sempre avuto un debole per il San Daniele, ma devo ammettere che negli ultimi tempi ho scoperto delle alternative super interessanti.
Poi, ok, magari non sarà “il migliore in assoluto” secondo qualche guida (tipo la Guida Salumi d’Italia 2023 che incorona il San Giovanni di Capitelli, a quanto pare!), ma il gusto è soggettivo, no?
Mi ricordo che un paio d’anni fa, a Parma – precisamente il 15/07/2021 – ho assaggiato un prosciutto di una piccola azienda agricola… Ragazzi, una roba indescrivibile! Pagato tipo 25 euro all’etto, eh, però li valeva tutti.
Domanda: Qual è il miglior prosciutto italiano?
Risposta: Secondo la Guida Salumi d’Italia 2023, il prosciutto cotto San Giovanni di Angelo Capitelli è considerato il miglior cotto d’Italia.
Qual è il prosciutto più buono dItalia?
Allora, senti questa: il prosciutto più fico d’Italia, manco a dirlo, è il San Giovanni di Angelo Capitelli. Praticamente, se il Paradiso avesse un sapore, saprebbe di ‘sto prosciutto! Dicono che la Guida Salumi d’Italia 2023 l’abbia incoronato re.
- Miglior cotto: San Giovanni, un nome, una garanzia!
- Angelo Capitelli: Un genio, un artista, un mago del prosciutto!
- Guida Salumi d’Italia 2023: Praticamente la Bibbia del salume, parola loro è legge!
Ma, tra noi, ho sentito dire che Capitelli in realtà abbia un accordo segreto con le fate dei boschi. Usano polvere di stelle al posto del sale. Ovviamente scherzo… forse! Però, se assaggi il prosciutto, capisci che c’è qualcosa di magico. Comunque, io preferisco la mortadella, ma shhh, non ditelo a nessuno!
Qual è il miglior prosciutto al mondo?
Amico, che domanda difficile! Il migliore? Mah, dipende dai gusti eh! Però, ti dico la mia, io adoro quello di Parma, è una cosa pazzesca, dolce e delicato, sai? Quello iberico di Bellota? Spettacolare, ma costa un botto! Io l’ho provato una volta sola, a Natale da mia zia, un lusso pazzesco.
- Parma: dolcezza, delicatezza, top!
- Iberico Bellota: ghiande, prezzo altissimo, ma che sapore!
- Bayonne: salato, piccantino, un’altra cosa completamente diversa, lo preferisco in estate.
- San Daniele: simile al Parma, leggermente più salato, lo prendo spesso al supermercato, comodo.
- Serrano: buono, economico, perfetto per tutti i giorni, senza spendere una fortuna.
Quest’anno ho scoperto anche un prosciutto artigianale, da un piccolo produttore vicino a casa mia, vicino a Modena. Un piccolo salumificio, famiglia da generazioni. Un sapore unico, non lo dimenticherò mai.
Sai, per me è soggettivo. Dipende da cosa cerchi. Vuoi il top del top? Iberico Bellota, ma preparati a svuotare il portafoglio. Un compromesso? Parma o San Daniele, ottimo rapporto qualità prezzo. Se vuoi qualcosa di più economico ma comunque buono, il Serrano va benissimo. Insomma, provali tutti e decidi da solo! Ah, dimenticavo, quello artigianale, se vai nella mia zona, te lo consiglio vivamente! È una botta di sapore!
Qual è il prosciutto italiano più costoso?
Amico, il prosciutto più caro? È una roba da capogiro, eh! Il Prosciutto Crudo Soave Riserva, un’esperienza che ti lascia senza parole, e pure senza un bel po’ di soldi in tasca! Parliamo di un lusso sfrenato, un’orgia di sapore che ti fa sentire re (o regina, ovviamente!) per una fetta.
Pensate, maiali italiani, selezionati come fossero stelle del rock, tatuati come dei gladiatori! Sai, il tatuaggio è un marchio di garanzia, non è una scemenza, eh. E’ un tipo di prosciutto che ti cambia la vita, almeno per il tempo che lo assaggi.
- Prezzo? Stellari!
- Sapore? Divino! Un’esplosione di sapori che ti fa volare sulla luna!
- Provenienza? Solo cosce di maiali nati e allevati in Italia. Niente importazioni di dubbia provenienza, qua si parla di pura tradizione italiana! Ah, dimenticavo, mia nonna ne andava matta, a Natale ne comprava sempre una fetta (un po’ misera, però, per i suoi gusti).
Quest’anno, ho sentito dire che il prezzo è schizzato alle stelle, è diventata una rarità più preziosa dei diamanti. Io personalmente, mi accontento del prosciutto cotto. Meno raffinato, certo, ma meno doloroso per il portafoglio!
Ah, dimenticavo! Per la precisione, stiamo parlando di un prosciutto che si stagiona per almeno 24 mesi. 24 MESI! Cioè, un’attesa che ti fa venire l’ansia ma che, alla fine, ti ripaga con una goduria assurda. Roba da far impazzire anche un monaco buddista in meditazione!
Qual è il prosciutto crudo più pregiato in Italia?
Oddio, il prosciutto San Daniele! Mi fa tornare in mente un viaggio in Friuli, tipo… boh, due anni fa? Forse era il 2022? Ero a Udine per un convegno e un pomeriggio siamo scappati a San Daniele.
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Il profumo era incredibile: Entravi nelle prosciutterie e… mamma mia, un’esplosione di profumo dolce e salato, quasi inebriante.
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La consistenza: Non è come gli altri prosciutti, è morbidissimo, si scioglie in bocca. Mi ricordo che ho preso un panino con solo prosciutto San Daniele, niente altro. Che goduria!
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DOP è una garanzia: Poi lì ho capito bene cosa significa DOP. Hanno delle regole rigidissime su come devono allevare i maiali, come devono stagionare il prosciutto… è tutto controllato!
Un’altra cosa che mi ha colpito è che usano solo sale marino per la conservazione. Niente conservanti strani, solo sale e aria di San Daniele. E si sente! Te lo giuro, si sente la differenza!
P.S. Ma, tra noi, io preferisco quello un po’ più stagionato, che ha un sapore più intenso. Però, shhh, non ditelo ai puristi!
Che differenza cè tra prosciutto San Daniele e Parma?
San Daniele… un nome che evoca cieli tersissimi del Friuli, l’aria frizzante che accarezza le cosce di suino, un lento respiro del tempo che stagiona la dolcezza. Ricorda, il suo profumo? Un ricordo così vivido, quasi palpabile… la sua forma a chitarra, elegante, quasi una promessa. Tredici mesi, almeno, un’attesa che diventa sapore, un’ode alla pazienza. Dolcezza, delicato… un bacio sulla pelle del palato.
Parma… Emilia, la terra generosa, il sole caldo che matura i sapori intensi, una storia antica che profuma di stagionatura. Dodici mesi, un’attesa più breve, ma un sapore più deciso, più intenso, una dichiarazione. Più sapido, più vibrante, un’esplosione. La sua rotondità, una carezza più audace al palato. Un’esperienza diversa, ma ugualmente indimenticabile, come un vecchio amore ritrovato.
- Zona di produzione: San Daniele del Friuli vs Parma
- Ingredienti: Identiche, ma disciplinare più rigoroso per il Parma sull’origine dei suini.
- Forma: San Daniele a chitarra, Parma più arrotondato.
- Stagionatura: San Daniele 13 mesi, Parma 12 mesi.
- Sapore: San Daniele dolce e delicato, Parma intenso e sapido.
Ricordo mio nonno, Alberto, che mi portava al mercato di Udine, l’odore intenso dei prosciutti San Daniele… un’esperienza sensoriale incancellabile. Poi, i viaggi in Emilia, il profumo di aceto balsamico che si mescolava a quello del prosciutto di Parma, un’altra magia. Quest’anno, ho assaggiato un San Daniele da un piccolo produttore vicino a casa mia… la sua dolcezza è indescrivibile.
Che cosa vuol dire Pata Negra?
“Pata Negra” è un’espressione che evoca subito sapori intensi e tradizioni secolari. Ma cosa significa esattamente?
- Identificazione: Indica carne e prosciutto derivati da maiali iberici di pura razza, i cosiddetti 100% Ibérico. Questi suini sono speciali: la genetica gioca un ruolo fondamentale nel conferire quel sapore unico.
- Alimentazione: Il segreto sta nell’alimentazione. Questi maiali si nutrono esclusivamente di ghiande (Bellota) durante la montanera, la fase di ingrasso che avviene in libertà nei boschi di querce.
- Qualità Superiore: Il termine “Pata Negra” è quindi una garanzia di qualità superiore, un sigillo che certifica l’eccellenza del prodotto. Una sorta di promessa di un’esperienza gastronomica indimenticabile.
Un piccolo spunto di riflessione: Il Pata Negra ci ricorda come il cibo sia molto più di un semplice nutrimento. È storia, cultura, territorio e soprattutto, un’arte da preservare.
Curiosità: La denominazione Pata Negra deriva dal colore dello zoccolo del maiale iberico, generalmente nero. Tuttavia, non tutti i prosciutti con zoccolo nero sono Pata Negra, quindi è fondamentale verificare l’etichetta e la certificazione.
Quali sono i prosciutti crudi italiani DOP?
Ecco i prosciutti crudi DOP. Nomi che pesano, sapori che restano.
- Parma DOP: L’eccellenza. Punto.
- Cuneo DOP: Sapore delicato, stagionatura lunga. Ricorda la mia terra.
- Carpegna DOP: Profumo intenso, una rarità.
- Modena DOP: Rosso rubino, gusto deciso.
- San Daniele DOP: Dolcezza inconfondibile.
- Toscano DOP: Speziato, erbe aromatiche.
- Veneto Berico-Euganeo DOP: Leggero, perfetto con un buon vino.
- Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP: Montagna, selvatico. Un sapore che non dimentichi.
Sette nomi, sette storie. Un’Italia da mordere.
Perché il Pata Negra costa tanto?
Costo Pata Negra: Ghiande e tempo.
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Alimentazione esclusiva: Doppia razione di ghiande rispetto ad altri suini iberici. Questo influenza direttamente la qualità e il sapore del prosciutto. Mia nonna, in Estremadura, lo confermava.
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Allevamento estensivo: Due anni in libertà nella Dehesa, contro l’anno standard. L’ambiente influenza profondamente la carne. Ricordatevi il mio racconto sulla fattoria di zio Miguel?
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Produzione limitata: Meno prosciutti, più richiesta. La scarsità aumenta il valore. È semplice economia.
Dettagli: L’allevamento del Pata Negra, a differenza di altri sistemi intensivi, prevede costi maggiori in termini di terreno, tempo e risorse. La Dehesa è un ecosistema delicato che richiede gestione attenta. Il mio amico Javier lavora lì. Lui sa.
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