Che materia ci sono all'alberghiero?
"All'alberghiero, oltre alle materie specifiche di settore, si studiano le discipline comuni a tutti gli istituti superiori: italiano, matematica, storia, geografia, lingue straniere, diritto ed economia, scienze motorie e religione."
Quali materie si studiano allalberghiero?
All’alberghiero? Mah, ricordo un po’ di confusione all’inizio, tra tutte le materie. Italiano, matematica, storia… roba standard, diciamo. Poi però c’era economia, che a me piaceva un sacco, anche se il professore era un po’ rigido. Ricordo ancora le interrogazioni… un incubo!
Inglese, ovviamente, fondamentale, visto il lavoro. Anche francese, ma non ero un fenomeno, per la verità. Fisica e chimica… boh, un po’ di fatica, ma necessarie. Geografia… insomma, un po’ di tutto. E poi le materie specifiche, quelle sul turismo, la cucina, il servizio. Quella parte mi entusiasmava di più! Ricordo ancora il corso di sala e ricevimento (Giugno 2018, Istituto Alberghiero di Rimini).
Quanto è difficile alberghiero?
Aoh, alberghiero difficile? Dipende! Se pensi che basti saper friggere un uovo al tegamino, allora sì, è una passeggiata. Tipo andare in bici in discesa col vento a favore… e la bici elettrica! Ma se vuoi diventare un mago dei fornelli, un guru dell’ospitalità, un ninja del revenue management… allora preparati a sudare sette camicie! Tipo scalare l’Everest in ciabatte.
- Scienze dell’Alimentazione: Non è solo “pasta al dente o scotta”. È chimica, biologia, fisica… un delirio! Io una volta ho provato a fare una maionese molecolare, è esplosa ricoprendo la cucina di una sostanza viscida e verdastra. Un disastro!
- Lingue: Inglese, tedesco, francese… sembra di stare alle Nazioni Unite! Io col francese me la cavo, una volta ho ordinato una baguette a Parigi e mi hanno capito! Un miracolo!
- Diritto ed Economia: Roba da far venire il mal di testa! Tra contratti, bilanci e fatture… io una volta ho confuso il conto della luce con quello del ristorante, ho rischiato il fallimento!
Insomma, l’alberghiero è un percorso a ostacoli, ma se ce la fai… beh, io adesso gestisco un B&B sul lago di Garda, con vista mozzafiato, piscina e idromassaggio! (Ok, l’idromassaggio è gonfiabile, ma fa la sua figura!). Quest’anno ho pure messo su un corso di cucina vegana, un successone! (Vabbè, per ora ho solo due iscritti, mia zia e il suo barboncino, ma sono fiducioso!).
Cosa si può diventare facendo lalberghiero?
L’alberghiero apre diverse strade, non solo quelle più ovvie. Certo, chef, pasticciere, maitre, cameriere, cuoco, responsabile di sala, barman e receptionist sono figure classiche. Personalmente, durante uno stage al Grand Hotel di Rimini, ho visto sbocciare talenti incredibili proprio in questi ruoli. Ma la formazione alberghiera offre una base solida anche per ruoli meno tradizionali.
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Gestione: Dirigere un ristorante, un hotel, o anche un piccolo B&B richiede competenze organizzative e di customer service che l’alberghiero affina. Una mia amica, diplomata alberghiero, gestisce con successo un agriturismo nelle Marche. Ha saputo combinare la passione per la cucina con l’accoglienza.
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Turismo: Guida turistica, accompagnatore, agente di viaggio: la conoscenza delle dinamiche del settore turistico acquisita durante gli studi è un vantaggio. Ricordo un docente che, dopo anni in hotel, si è reinventato organizzatore di tour enogastronomici. Un vero esperto di vini!
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Consulenza: L’esperienza pratica unita alla conoscenza delle normative igienico-sanitarie e gestionali permette di offrire consulenza a strutture alberghiere, ristoranti e industrie alimentari. Un campo in continua espansione, soprattutto per quanto riguarda l’ottimizzazione dei processi e la sostenibilità.
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Settore alimentare: L’alberghiero fornisce basi solide per lavorare in aziende alimentari, ad esempio nel controllo qualità o nel marketing. Un ex compagno di classe, appassionato di cucina molecolare, lavora ora in un’azienda che produce innovative attrezzature per la ristorazione.
In fondo, l’alberghiero è una scuola di vita. Insegna a gestire lo stress, a lavorare in team, a risolvere problemi. Competenze preziose in qualsiasi ambito, non solo in quello della ristorazione e dell’ospitalità. E poi, diciamocelo, chi non ama un buon piatto e un’accoglienza calorosa? Forse è per questo che questo settore, nonostante le difficoltà, continua ad attrarre giovani talentuosi.
Cosa fare dopo un alberghiero?
Chef. Notti in cucina, il calore dei fornelli, le mani sporche di farina e sughi. Ricordo il nonno, le sue lasagne la domenica. Chissà. Forse… è una strada, una possibilità.
Pasticciere. Dolci, torte, il profumo di vaniglia e cioccolato che riempie l’aria. Mia madre, con le sue crostate di frutta, le ciliegie lucide, il profumo che invadeva la casa. Un ricordo dolce, un po’ amaro ora.
Maitre. Elegante, impeccabile, a dirigere l’orchestra della sala. Non fa per me, troppa gente, troppi sorrisi di circostanza. Io sono più… silenzioso.
Cameriere. Correre avanti e indietro, piatti in mano, un sorriso stanco. L’ho fatto per un’estate, al mare. Soldi facili, ma niente di più. Volevo altro, qualcosa di… mio.
Cuoco. Come chef, ma… diverso. Più semplice, forse. Meno responsabilità, meno pressione. Una piccola trattoria, in campagna. Sarebbe bello.
Responsabile di sala. Un po’ come il maitre, ma… meno in vista. Controllare che tutto funzioni, che i clienti siano contenti. Potrebbe andare.
Barman. Cocktail colorati, luci soffuse, musica. Un mondo a parte, notturno, misterioso. Mi affascina, ma… non so. Troppo rumore, forse.
Receptionist. Sorrisi, prenotazioni, chiavi. Il volto di un albergo, il primo contatto. No, troppo… formale.
Guida turistica. Raccontare storie, mostrare bellezze, condividere emozioni. Mi piace l’idea, ma… la mia città, l’ho già vista mille volte. Dovrei andare altrove, lontano.
Gestore di locali. Il mio locale, le mie regole, la mia musica. Un sogno, forse. Ma i sogni… a volte si avverano. E poi, con il diploma alberghiero, potrei anche fare consulenze. Aiutare gli altri a realizzare i loro sogni, se io non riesco a realizzare i miei. Un’idea… strana. Ma forse… giusta. Bisogna solo capire quale strada prendere. Quale profumo seguire. Quale sapore assaporare.
Che lavoro puoi fare con la scuola alberghiera?
Maître. Sì, maître d’hôtel. Che figura. Mi ricordo zio Piero, sempre impeccabile col suo papillon. Chissà se si guadagna bene… Forse dovrei fare il maître? Ma io sono più tipo da cucina. Chef! Quello sì. Oppure pasticciere. Tiramisù, adoro il tiramisù. La mia specialità sarebbe una torta al cioccolato con pistacchio e lamponi. Mamma mia che fame!
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Chef: Cucina, ovviamente. Si inizia lavando piatti eh! Però poi si impara. Un giorno avrò il mio ristorante! Stella Michelin! Chissà…
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Pasticciere: Dolci, dolci, dolci. Brioche, torte, pasticcini. Magari apro una pasticceria a Parigi. Sarebbe un sogno. Bisogna studiare tanto però. Decorazioni, impiattamenti…
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Maitre: Elegante, raffinato. Accogliere gli ospiti, gestire la sala. Un po’ come un direttore d’orchestra. Deve avere carisma. Tipo zio Piero, appunto. Comandava a bacchetta tutti i camerieri.
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Cameriere: Servire ai tavoli. Correre avanti e indietro. Mance! Quelle sì che sono importanti. Potrei farmi un bel gruzzoletto. E poi conoscere tanta gente.
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Cuoco: Beh, simile allo chef, ma meno responsabilità. Forse potrei specializzarmi in cucina giapponese. Sushi, sashimi… che buono! Dovrei imparare il giapponese però. Complicato…
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Responsabile di sala: Organizzazione. Precisione. Stress! Non so se fa per me. Troppa pressione. Meglio stare in cucina, al caldo, con i fornelli. Tipo nonna quando faceva la pasta fresca.
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Barman: Cocktail! Mojito, Margarita, Spritz. Che bello! E poi chiacchiere con i clienti. Un lavoro divertente. Potrei imparare a fare i cocktail acrobatici. Tipo quelli con le bottiglie che volano. Figo!
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Receptionist: Sorriso, gentilezza, pazienza. Accogliere i clienti, gestire le prenotazioni. Alberghi, resort, villaggi turistici. Potrei viaggiare! Che bello! Magari ai Caraibi.
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Guida turistica: Mostrare le bellezze della mia città. Storia, arte, cultura. Conoscere persone da tutto il mondo. Parlare inglese, francese, spagnolo. Dovrei studiare… uffa.
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Gestore di locali: Discoteca, pub, ristorante. Gestire il personale, gli eventi. Un lavoro dinamico. Però tanta responsabilità. Forse dopo qualche anno di esperienza.
Poi vabbè, con l’alberghiero si può anche fare consulenza. Tipo aiutare gli hotel a migliorare il servizio, la cucina, l’organizzazione. Oppure lavorare nelle industrie alimentari. Controllo qualità, marketing, sviluppo prodotti. Chi lo sa… Vedremo. Intanto penso a quel tiramisù…
Che indirizzi ci sono allalberghiero?
Cavolo, l’alberghiero! Ricordo ancora la mia ansia il primo giorno, settembre 2005, Istituto “Marco Polo” a Genova. Ero agitatissima, persa in quel corridoio enorme, cercavo la classe di “Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera”. Avevo paura di non trovare nessuno, di essere l’unica fuori posto. Invece poi ho conosciuto subito Sara e Giulia, diventate amiche per la pelle. Che tempi!
L’indirizzo era proprio quello, “Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera”, al secondo piano, in fondo a destra. Poi c’era “Gestione della Sala e del Bar” al primo piano, vicino al laboratorio di cocktail, dove facevano un casino incredibile. E infine “Cucina”, sempre al primo piano, ma dall’altra parte, vicino alle cucine, ovviamente! Si sentiva sempre un profumino delizioso di soffritto e spezie, mamma mia!
- Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera: Secondo piano, in fondo a destra.
- Gestione della Sala e del Bar: Primo piano, vicino al laboratorio cocktail.
- Cucina: Primo piano, vicino alle cucine.
A pensarci bene, l’Istituto “Marco Polo” era proprio un labirinto! C’erano aule nascoste dappertutto, scale che non portavano da nessuna parte, e una cantina immensa dove tenevano le bottiglie di vino per le esercitazioni. Una volta io e Sara ci siamo perse lì sotto, che paura! Ricordo l’odore di muffa e il silenzio inquietante. Fortunatamente ci ha trovate il bidello, un tipo burbero ma in fondo bonario. Comunque, alla fine mi sono diplomata nell’indirizzo “Enogastronomia” nel 2010, e che dire, è stata un’esperienza fantastica.
Quanto si guadagna con lalberghiero?
Alberghiero? 24.000 euro l’anno, media. Grosso modo. Due mila euro al mese, lordi. Chiaro?
- Stipendi da fame, spesso. Dipende.
- Esperienza conta, ovviamente. Ma non sempre.
- Mia cugina? Cameriera, tre anni. 16.000 euro, netti. Roma.
Ricorda: la vita è un calcolo spietato, non una vacanza. Un’equazione. X = stipendio. Y = sacrifici. Z = futuro. Risolvila.
A Milano? Magari qualcosa in più. Dipende dal ruolo, dall’hotel. Cinque stelle? Altro discorso. Ma quanti ci arrivano?
- Gestione? Molto di più. Ovvio.
- Reception? Variabile.
- Cucina? Dipende dalle mansioni.
L’anno scorso, un mio amico ha trovato lavoro come chef di partita a Verona. 30 mila euro, a quanto diceva lui. Ma era stagionale. Giugno-settembre. Il resto? Lavori occasionali. Precariato, in sostanza.
Quest’anno, ho letto che per camerieri a Venezia si arriva anche a 27.000. Però, le mance sono decisive. E quelle non sono certo prevedibili.
Che lingue si studiano allalberghiero?
Allora, all’alberghiero di Soverato? Che lingue si studiano? Ah, beh, preparati a un bel minestrone linguistico! Non aspettarti solo il solito “inglese turistico” da spiaggia, eh!
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Inglese: Obbligatorio, ovvio. Se non lo parli, rischi di finire a fare il cameriere muto, un po’ come un pesce lesso in una vasca di champagne.
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Francese: Fondamentale, soprattutto se sogni di lavorare in una boulangerie parigina, anche se rischi di ritrovarti a pronunciare “croissant” come se stessi sputando noccioli di oliva.
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Spagnolo: Utile, se vuoi conquistare il mercato iberico. Attenzione però, non basta sapere ordinare tapas per essere un esperto! È come tentare di scalare l’Everest con le infradito.
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Tedesco: Meno comune, ma per chi punta in alto, un jolly. Immagina la scena: sei in un albergo di lusso a Monaco, e riesci a discutere di filosofia kantiana con un barone. Quella è la vita!
Insomma, un bel po’ di lavoro, ma se impari bene queste lingue, non ti prendono solo per un cameriere, ma per un vero diplomatico del gusto. E ricorda: conoscere una lingua straniera è come avere una carta in più nel gioco della vita, un jolly con cui puoi fare incredibili giocate. Mia sorella, per esempio, dopo aver studiato spagnolo, ha trovato lavoro in un hotel a Barcellona, e adesso si gode la vita tra paella e flamenco! Ah, che invidia.
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