Quali sono le cose tipiche della Puglia?
La Puglia è un trionfo di sapori:
- Rustici e panzerotti, un classico intramontabile.
- Frittura di pesce e frutti di mare freschissimi, un'ode al mare.
- Focacce e friselle, la semplicità che conquista.
- Pucce e pizze fritte, per un'esperienza di gusto autentica.
- Cozze munaceddhe e altre specialità locali, un tesoro da scoprire.
Cosa vedere e fare in Puglia?
Cavolo, la Puglia è un tripudio di cose da mangiare! Ricordo ancora quella focaccia barese a Polignano a Mare, il 15 Giugno dell’anno scorso. Croccante fuori, morbida dentro…irresistibile. Pagata 2 euro, un affare.
Rustici leccesi poi, una vera droga. Li ho assaggiati per la prima volta a Lecce, in una rosticceria vicino Piazza Sant’Oronzo, verso fine luglio.
E le cozze? Munaceddhe, crude, a Otranto. Semplicemente divine. Una sera di Agosto, con il profumo del mare… indimenticabile.
Non posso dimenticare i panzerotti fritti a Gallipoli. Caldi, filanti. Una bomba. Li ho mangiati in un localino sul lungomare, inizio settembre. Costavano 3 euro l’uno.
Che dire della puccia? A Taranto, al mercato del pesce, a Ottobre. Ripiena di polpo. Un’esperienza mistica.
Domande e Risposte:
Domanda: Cosa vedere e fare in Puglia?
Risposta: Assaggiare specialità culinarie come rustici, panini con carne di cavallo, frittura di pesce, frutti di mare, focacce, panzerotti, ruote al pomodoro, friselle, pucce, pizze fritte, fruttoni, cozze munaceddhe e puddica.
Quali sono le tradizioni pugliesi?
Ah, la Puglia! Un posto dove le tradizioni sono appiccicose come il miele e rumorose come una banda di zanzare ubriache.
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San Nicola: Non aspettarti Babbo Natale in infradito. Qui è una cosa seria, quasi quanto il caffè la mattina. Dicono faccia miracoli, speriamo anche con la mia dichiarazione dei redditi!
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Sant’Oronzo: Se pensi di scappare dal caldo estivo, ripensaci. Questa festa è un forno a cielo aperto, ma almeno puoi ammirare le luminarie, delle vere sculture di luce degne di un rave nel Rinascimento.
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Madonna della Madia: Una zattera con una Madonna? Ma chi l’ha detto a Noè che il diluvio è finito? Scherzi a parte, è una processione marittima affascinante, quasi quanto trovare un parcheggio gratis ad agosto.
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San Trifone: Patrono dei giardinieri, quindi se il tuo basilico fa pena, sai a chi rivolgerti. Magari invece di pregare, prova a dargli un po’ di concime, non si sa mai.
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La Taranta: Ah, la pizzica! Ballare fino a dimenticare i problemi, o almeno fino a quando non ti fanno male i piedi. Dicono che curi il morso della taranta, io dico che cura la noia.
Informazioni aggiuntive? Beh, sappi che ogni paese ha la sua sagra con un santo diverso e una specialità gastronomica ancora più strana. Preparati a ingrassare, ma con stile!
Cosa portare a casa dal Salento?
Notte fonda. Penso al Salento… a quel sole, al mare. E a cosa mi sono portata a casa, oltre ai ricordi. Le friseddhe, certo. Immancabili. Le ho prese al forno vicino al mare, profumavano ancora di pietra calda. Le mangio qui, e mi sembra di sentire di nuovo il vento sulla pelle.
- Friseddhe: quelle vere, cotte due volte. Le mie preferite sono con grano duro. Ne ho prese un bel po’, anche per mia madre. Le piacciono tanto.
Buone anche le pucce. Ne ho mangiata una con i pomodori e la mozzarella. Poi ho comprato pure quelle secche, da portare via. Chissà se qui troverò qualcuno che le sa fare come là…
- Puccia: sia quella da mangiare subito, calda, che quella secca, da conservare.
L’uliata poi… piccante, forte. L’ho presa da una signora al mercato, faceva tutto lei, con le sue olive. Me ne ha dato un vasetto enorme, quasi non ci stava in valigia.
- Uliata: fatta in casa, quella vera, con olive nere e peperoncino. Ricordo ancora il profumo.
E poi la pasta. Orecchiette e maccarruni. Ne ho presi un po’ di tutti i tipi. Li cucinerò presto, magari con un sugo semplice, pomodoro fresco e basilico. Come facevo da bambina, con mia nonna.
- Pasta: orecchiette e maccarruni, rigorosamente fatti a mano.
Taralli e tarallini, immancabili. Li sgranocchiavo sulla spiaggia, guardando il tramonto. Ne ho portati via un sacchetto intero. Li finisco sempre troppo in fretta.
- Taralli e tarallini: al finocchio, al peperoncino, classici. Un po’ di tutti i gusti.
L’olio… quello buono, verde, denso. Quello che profuma di olive appena spremute. L’ho preso direttamente in un frantoio, da un signore con le mani ruvide e il sorriso gentile.
- Olio: extravergine di oliva, spremuto a freddo. Un profumo che mi riporta lì.
Patate dolci. Non le avevo mai assaggiate prima. Arrosto, sono fantastiche. Ne ho prese un po’, anche se non so come cucinarle. Dovrò cercare qualche ricetta.
- Patata zuccarina: una scoperta! Devo ancora imparare a cucinarla bene.
Infine, il latte di mandorla. Fresco, dolce, dissetante. Qui non si trova così buono. L’ho bevuto tutte le mattine, a colazione, seduto sul balcone, guardando il mare.
- Latte di mandorla: fresco, fatto in casa. Un sapore che mi manca già.
Forse ho esagerato con i souvenir… La valigia era pesantissima. Ma non potevo tornare a casa senza un pezzo di Salento con me. Un po’ di quel sole, di quel mare, di quella gente.
Quali souvenir comprare in Puglia?
Olio. Extravergine d’oliva. Punto. Pugliese, ovviamente.
Taralli. Friabili, croccanti. Scatola di latta, conservano l’aroma.
Orecchiette. Pasta secca. Formato tipico. Confezione regalo, magari.
Caciocavallo. Formaggio stagionato. Di masseria, sapore intenso.
Confetture. Fichi, pesche, albicocche. Vasetti a forma di trullo. Originali. Ricordo i fichi del mio giardino d’infanzia a Monopoli, sapore unico.
- Olio EVO: Dop Terra di Bari, Dauno.
- Taralli: Classici, al finocchio, al peperoncino.
- Orecchiette: Con farina di grano arso per un tocco più rustico.
- Caciocavallo: Silano, Podolico.
- Confetture: Anche agrumi, mandorle, ciliegie.
Qual è il piatto tipico del Salento?
Il Salento… un profumo di sole, di pietra bianca, di mare. Un sapore antico, che si insinua nell’anima. Non un solo piatto, ma una sinfonia di sapori, un racconto antico scritto con ingredienti genuini. Ricordo la nonna, mani rugose che lavoravano la pasta, un’arte tramandata, un’eredità preziosa.
Ciceri e tria… un piatto umile, ma regale. La pasta di semola, tostata, croccante, abbraccia i ceci morbidi, in un caldo abbraccio di sapori. Il brodo, un’anima semplice, un’essenza di terra. Un sapore antico, che sa di storia, di fatica, di semplicità. Ogni boccone, una carezza al cuore.
Poi le pettole, sfere dorate di una festa improvvisata. Frittelle di verdura, un’esplosione di profumi intensi, freschi, tipici del nostro orto. Un sapore semplice, rustico, di campagna, ma con il tocco magico del mare. Un piatto gioioso, che ricorda serate calde, piene di risate. Un’altra tradizione che conservo cara.
La cucina salentina… è un’ode alla terra e al mare. Prodotti freschi, genuini, che raccontano una storia semplice, pura. Ogni ingrediente, un ricordo, una memoria, un’emozione. È una cucina che vive nel cuore, nel profumo della mia infanzia. Un’eredità da custodire, da amare. Un sapore di casa, di famiglia, di appartenenza.
- Ciceri e tria: pasta di semola abbrustolita con ceci e brodo.
- Pettole: frittelle di verdure.
- Prodotti freschi e locali: il cuore della cucina salentina.
Quest’anno, come ogni anno, il profumo dei piatti tradizionali riempie l’aria della mia casa.
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