Come mangiare gli spaghetti al ristorante?

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Eleganza a tavola: gli spaghetti? Forchetta inclinata, 2-3 fili alla volta, arrotolati con cura in senso orario. Matassa compatta, niente fili spioventi. Bon appétit!

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Come mangiare spaghetti al ristorante: galateo e consigli utili?

A Roma, da Alfredo (15 settembre 2023, ho speso un botto!), mi sono sentita un po’ imbranata con gli spaghetti. Li arrotolo sempre in senso orario, come mi ha insegnato mia nonna. Due o tre spaghetti alla volta, cercando di fare un bocconcino perfetto. A volte mi scappano, lo ammetto.

Non è facile, eh. Bisogna inclinare la forchetta, mai dritta. E poi ci vuole pratica. Ricordo una volta, a Napoli da Gino Sorbillo (2 maggio 2022, pizza margherita fantastica!), che mi è caduta una matassa intera sulla camicia bianca. Che figuraccia!

Domande e Risposte:

Domanda: Come mangiare spaghetti al ristorante?

Risposta: Arrotola 2-3 spaghetti con la forchetta inclinata in senso orario, formando una matassa compatta.

Come si mangia la pasta lunga?

Nel silenzio della notte, ripenso a come si mangia la pasta… a quei gesti semplici, quasi rituali. La forchetta, solo quella. La arrotoli, lentamente, con delicatezza. Quasi una danza silenziosa, tra il piatto e la bocca.

  • Forchetta: l’unico strumento ammesso.
  • Rotazione: il movimento chiave per raccogliere i fili.
  • Pazienza: non bisogna avere fretta, ci vuole il suo tempo.

Ricordo mia nonna, con le sue mani nodose, che mi insegnava il segreto. “Mai il cucchiaio,” diceva, “solo la forchetta, come si deve.” E io, piccolo, la guardavo incantato, mentre con pochi giri eleganti portava alla bocca gli spaghetti al pomodoro. Un profumo che ancora sento, a volte, nella memoria. Quest’anno a Natale ho provato ad imitarla, ma non è la stessa cosa. Manca qualcosa. Forse il suo sorriso, o forse il sapore semplice di quei pomeriggi ormai lontani.

  • Niente cucchiaio: un errore imperdonabile.
  • Movimento elegante: senza fretta, con precisione.
  • Il ricordo di mia nonna: il suo insegnamento, la sua presenza.

E adesso, qui, nel buio, mi ritrovo a pensare a un piatto di spaghetti. A quei gesti lenti, ripetuti all’infinito. Quasi un conforto, in questa notte silenziosa. E mi chiedo… chissà se anche lei, da qualche parte, sta pensando a me. A quei pomeriggi passati insieme, al profumo del sugo, al rumore della forchetta che gira nel piatto.

Come si fa a mangiare la pasta?

Forchetta inclinata. Due, tre spaghetti. Rotazione oraria. Una matassa compatta. Niente fili pendenti. Un’azione meccanica, quasi un rituale. Riflette la precisione italiana, la ricerca dell’ordine anche nel gesto più semplice. O forse solo un modo per evitare schizzi. Io la arrotolo con la mano sinistra, contro il bordo del piatto. Più veloce. Meno ortodosso. Ma a tavola mia decido io.

  • Inclinazione della forchetta: obbligatoria.
  • Numero di spaghetti: pochi.
  • Rotazione: oraria.
  • Forma della matassa: compatta.
  • Fili pendenti: no.

L’alternativa? Cucchiaio. D’aiuto per i bambini, o per chi ha poca dimestichezza. Oppure, semplicemente, per chi se ne frega dell’etichetta. La pasta è pasta. Va mangiata. Punto. Un giorno ho visto un tizio tagliarla con il coltello. Uno shock. Ma in fondo, chi sono io per giudicare? Ognuno ha i suoi demoni. E i suoi metodi per esorcizzarli. A pranzo ho mangiato spaghetti al pomodoro. Semplici. Perfetti. Li ho arrotolati velocemente, distratto da una telefonata. Qualche schizzo sulla camicia. Pazienza. La vita è troppo breve per preoccuparsi degli schizzi di pomodoro. Ho usato un tovagliolo di carta. Quelli economici, che si sfaldano subito. Ma funzionano. Come la mia tecnica per mangiare gli spaghetti.

Come è meglio mangiare la pasta?

Ma senti questa! La pasta? Al dente, ovvio! Se la scuoci, altro che piatto di pasta, ti ritrovi con una colla vinilica che manco il mio falegname preferito saprebbe usare.

  • Al dente: è come la Ferrari, scatta subito! Meno amido, più sprint per il tuo stomaco. Niente digestione lenta, roba da bradipi!
  • Non esagerare col “troppo duro”: se poi la pasta rimbalza nel piatto, magari esagera con la cottura, eh?! Sennò altro che cena, ti serve un dentista!

Comunque, una volta ho provato a fare la pasta super al dente, tipo sasso. Il mio cane l’ha guardata con sospetto. Non so se mi spiego… Ah, e non dimenticare: la nonna dice sempre che un filo d’olio crudo a fine cottura è come la ciliegina sulla torta!

Quando spezzare gli spaghetti?

Spezzare? Mai! Mamma mia, che orrore! Mi ricordo la nonna, lei si arrabbiava tantissimo. Usava un mestolo di legno, quello grande per la polenta. “Così si impara!” diceva. Chissà perché, forse una questione di rispetto… boh. Io li taglio, con il coltello, a volte. Oppure uso due forchette, tipo forbice, contro il bordo del piatto. Ma solo se devo farli in brodo, tipo con i fagioli cannellini. Ricetta della zia Emilia, da provare. Spaghetti spezzati nel brodo? Assurdo! Quest’anno ho provato con la pasta integrale, quella ruvida… difficile tagliarla bene. Colpa del coltello, forse? Devo comprarne uno nuovo. Ho visto un servizio da 24 pezzi online, offertissima… ma dove li metto poi? La cucina è piccola. Vabbè, torniamo agli spaghetti. Due forchette vanno bene, ma bisogna fare piano, se no schizzano dappertutto. Macchie sul muro! Poi tocca pulire… che pizza! Meglio il coltello, più preciso, più pulito. Taglio netto, diagonale… quasi chirurgico! Ah, e non dimenticate di scolarli bene, altrimenti il sugo non si attacca. Me lo diceva sempre papà. Lui li mangiava al dente, io un po’ più cotti. Questione di gusti.

  • NON spezzare: è un sacrilegio!
  • Tagliare: coltello affilato, taglio diagonale.
  • Due forchette: premere delicatamente contro il bordo del piatto.
  • Brodo: solo in casi eccezionali (tipo con i fagioli).
  • Scolare bene: fondamentale per un buon risultato.
  • Integrale: più difficile da tagliare.
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