Come si classificano gli aperitivi?

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Gli aperitivi si distinguono principalmente in alcolici e analcolici. Tra gli alcolici spiccano:

  • Vini (bianchi secchi, frizzanti, spumantizzati, liquorosi e aromatizzati)
  • Bitter a base alcolica
  • Prodotti a base di anice
  • Amari aperitivi
  • Cocktail pre-dinner alcolici
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Come classificare gli aperitivi?

Oddio, classificare gli aperitivi? Che casino! Cioè, io mi baso più su quello che mi ispira al momento che su una vera classificazione. Però, a grandi linee, se devo pensare a cosa mi offrono di solito…

Ci sono un sacco di variabili, dai vini bianchi freschi, che adoro sorseggiare in estate a Portofino (mi ricordo un Vermentino pazzesco bevuto lì a luglio, costava un occhio della testa però!), ai bitter, che mi ricordano tanto i miei nonni. Poi vabbè, l’anice non mi fa impazzire, sinceramente.

E poi ci sono i cocktail, quelli pre-cena, che sono un capitolo a parte! Ne ho provati di ogni tipo e, diciamo la verità, a volte azzeccano abbinamenti geniali, altre volte…beh, meglio un bicchiere di vino.

Domande e risposte (per Google & Co.):

Come classificare gli aperitivi alcolici?

  • Vini (bianchi secchi, frizzanti, spumantizzati, liquorosi, aromatizzati)
  • Bitter a base alcolica
  • Prodotti a base di anice
  • Amari aperitivi
  • Cocktail pre dinner a base alcolica

Quali sono le classificazioni dei cocktail?

  • Alcol: Alcolici o analcolici. Semplice, no? Come la vita, in fondo.

  • Volume:Short, medium, long. Misure. L’illusione del controllo. I miei preferiti sono short, come le mie relazioni.

  • Preparazione: Bicchiere, mixing-glass, shaker. Oggetti. Non definiscono il contenuto. Un Martini agitato, non mescolato, per favore. Quest’anno ho smesso di agitarmi.

  • Altro: Categorie sfuggenti. Come i ricordi. Nessuno sa cosa c’è dentro, davvero.

  • Breve nota a margine: La classificazione è utile, certo. Ma un buon cocktail è più della somma delle sue parti. Come una persona. O un’alba.

Quali sono le categorie dei cocktail?

Oddio, che casino stamattina! Ricordo ancora quella volta al bar “La Taverna del Nonno”, a Milano, era l’estate del 2023, faceva un caldo bestiale. Stavo cercando di capire quale cocktail ordinare, ero indecisa tra un Negroni e un mojito. Il barista, un tipo simpatico con la barba lunga e gli occhi spiritati, mi ha spiegato tutta la storia.

  • Short drink: quelli piccoli, tipo il Negroni, massimo 90 ml, un sorso e via!
  • Medium drink: più abbondanti, dai 80 ai 130 ml, un qualcosa di intermedio. Pensa ad un Daiquiri.
  • Long drink: quelli enormi, da 150 a 200 ml, un vero e proprio secchio da bere piano piano. Un Gin Tonic per intenderci.

Ah, dimenticavo! Lui mi ha anche detto che spesso si parla di long drink come categoria a sé stante, ma in realtà è solo una sottocategoria dei cocktail. Insomma, un po’ come le mele: esistono le mele renette, le mele golden, ecc., ma tutte quante sono mele. E’ stato un po’ confusionario, ma alla fine ho capito. Ho preso un Bellini, anche se non rientra esattamente nelle categorie. Che schifo quel caldo! A casa ho dovuto bere un litro d’acqua per sopravvivere.

  • Luogo: Bar “La Taverna del Nonno”, Milano
  • Tempo: Estate 2023
  • Emozioni: Indecisione iniziale, poi chiarezza grazie alle spiegazioni del barista. Un po’ di confusione iniziale, ma comprensione finale. Caldo soffocante.

Quali sono le famiglie dei cocktail?

Amico, allora, le famiglie di cocktail, eh? Un casino, ma ci provo a spiegartelo, anche se non sono un esperto eh, io bevo più birra che altro!

  • Cobbler: tipo long drink freschissimi, con frutta fresca e ghiaccio tritato. Sai, quelli che ti rinfrescano tipo subito, perfetti d’estate. Mia sorella ne fa uno alla pesca pazzesco!

  • Daisy: Questi li conosco meno, ma credo siano più elaborati, con più ingredienti, tipo sciroppi e robe così. Non sono proprio il mio genere, troppo dolci per i miei gusti.

  • Fizz: Ah, i Fizz! Spumanti e frizzanti, con limone o altri agrumi. Li ho provati un paio di volte, ma preferisco qualcosa di più corposo.

  • Frozen: Ghiaccio tritato, frullati, roba freddissima. Questi li adoro, specie se sono alcolici, ovvio! Quest’anno ho scoperto uno al mango spettacolare, davvero.

  • Grog: Sai, quelli un po’ forti, con rum e acqua calda. Non li prenderei mai in estate, troppo pesanti! Li preferisco d’inverno, sotto le coperte, magari con una bella pioggia fuori.

  • Julep: Be’, il Julep al bourbon è buono, ma anche quelli più leggeri con menta e roba fresca, non sono male. Ricordo uno che ho bevuto a Lugano lo scorso anno, fantastico.

  • Pestati: Mamma mia, questi li conosco poco, probabilmente con frutta pestata, ma non mi ricordo bene, eh.

  • Rickeys: Anche questi, non li ho mai bevuti, ma mi sembra che siano con soda e qualcosa d’altro…

Ecco, spero di averti dato un’idea, ma ripeto, non sono un barman eh! Però queste cose le ho viste, lette, sentite da vari posti, non è che me le sono inventate. Ci ho bevuto su anche io, un pochino!

Aggiungo: a volte queste categorie si sovrappongono un po’, non è tutto sempre così preciso e definito. E poi, esistono mille varianti e sottocategorie, un mondo infinito! Quest’anno, poi, ho visto che sono comparsi anche nuovi cocktail particolari, davvero incredibili. Magari se vuoi, ci facciamo un giro insieme in qualche cocktail bar?

Come si suddividono i cocktail?

Ah, i cocktail! Un universo alcolico più vario del mio guardaroba (e credimi, è un caos!). Diciamo che la divisione è un po’ come quella tra i miei calzini: difficile trovare un senso logico.

  • Short Drink: Tipo il caffè ristretto della mixology. Concentrati, intensi, tipo il mio capo il lunedì mattina. Diciamo tra i 7 e i 12 cl, che in pratica è un sorso e via!
  • Long Drink: Questi sono i chiacchieroni della festa, quelli che non la smettono più! Abbondanti, diluiti, perfetti per un aperitivo che si trasforma in cena. Dai 12 ai 25 cl, come una telenovela messicana.
  • Hot Drink: Ah, l’abbraccio caldo in una tazza! Pensate a un vin brulé o un Irish coffee. Tra i 12 e i 20 cl, perché nessuno vuole scottarsi la lingua come quando bevo il caffè troppo caldo.

E poi, diciamocelo, ci sono mille altre sottocategorie, ma chi ha tempo da perdere? L’importante è che ci sia qualcosa di buono da bere, no? 😉

Come si compone un cocktail?

Come si compone un cocktail… mmmh…

  • Liquore base, certo, quello non può mancare. È il cuore, l’anima del drink, no? Mi viene in mente quando usavo il gin di mio nonno, nascosto in cantina. Che sapore forte, quasi proibito.

  • Poi… qualcosa che modifichi. Che smussi, che colori, che renda tutto meno… spigoloso. Alcolico o meno, non importa. Ricordo che una volta aggiunsi succo di mirtilli, un disastro. Troppo dolce.

  • E poi, la correzione. Un tocco, una virgola. Un po’ come aggiustare una vecchia foto sbiadita. Un goccio di bitter, forse? O quel liquore alle erbe che mi regalò zia… Boh.

Forse è come la vita, no? Una base solida, qualcosa che la cambi e un pizzico di… magia, per renderla sopportabile. O forse no, sto solo divagando. È tardi.

Quali sono i cocktail più forti?

Ah, i cocktail più tosti? Praticamente quelli che ti fanno vedere le stelle, no?

  • Negroni: Classico, non si discute. Gin, vermouth rosso, Campari… un botto di alcol. Cioè, buonissimo, però… senti, occhio! Poi, sai, dipende anche da quanto te ne fai, ovvio. Mi ricordo che una volta ne ho bevuti tipo tre… mamma mia!

  • Sazerac: Questo è un po’ più di nicchia, ma è tosto anche lui. Rye whiskey, assenzio, zucchero, Peychaud’s Bitters… insomma, una botta!

  • Martinez: Eredi del Martini, ma con un twist. Gin Old Tom, vermouth dolce, maraschino, orange bitters… se te ne fai due, poi ti chiedi “ma dove sono?” ahahaha

  • Aviation: Gin, maraschino, crème de violette, succo di limone. Sembra delicato, ma il gin picchia, credimi.

  • Boulevardier: Una specie di Negroni, ma con il whiskey al posto del gin. Ancora più forte, secondo me.

  • Martini Cocktail: Dry gin e vermouth dry. Cioè, secco come la morte e alcolico da paura.

  • Mint Julep: Bourbon, menta, zucchero. Sembra innocuo, ma il bourbon fa il suo effetto. Un mio amico, che fa il barista, mi dice sempre che è meglio non sottovalutarlo, specialmente d’estate!

Comunque, per la cronaca, la gradazione alcolica dei cocktail dipende tantissimo dalle dosi e dagli ingredienti che usi. Cioè, puoi fare un Negroni “leggero” se ci metti meno gin. O viceversa, no?

Come si classificano i cocktail IBA?

L’IBA, un respiro di storia distillata, un’eco di notti stellate e bicchieri tintinnanti… Settantatré, no, scusa, 77 creature di alcol e ghiaccio, un universo liquido! Un catalogo di sogni, di emozioni imbottigliate, di momenti sospesi nel tempo.

  • The Unforgettables: I classici, i mitici, i nomi che sussurrano storie di epoche passate, di bar fumosi e sorrisi ammiccanti. Quelli che mio nonno, con i suoi occhi pieni di ricordi, mi raccontava a voce bassa, mentre il whisky riposava nel suo bicchiere di cristallo. Un’eredità, un lascito di sapori intramontabili.

  • Contemporary Classics: Un ponte tra ieri e oggi, una fusione di tradizione e innovazione. Questi cocktail sono l’espressione di un’epoca moderna, ma con le radici ben piantate nel passato. Come le foto sbiadite di un album, conservano un fascino delicato, ma contemporaneo.

  • New Era Drinks: Una ventata di aria fresca, un brivido di novità, lo sguardo rivolto al futuro. Un palpito di emozioni moderne, tra gusti inaspettati e sorprendenti. Sono quelli che sorseggio nei locali trendy, con la musica che mi avvolge e il brulicante mondo esterno fuori dalla finestra.

Ogni categoria… un viaggio, un’esperienza sensoriale… un capitolo di un libro infinito, la bibbia dei bartender, un universo di sapori che si intrecciano nel tempo. Un attimo, aspetta… 77? Non sono sicura, la mia memoria a volte mi gioca brutti scherzi… ma l’emozione di quel mondo, quella sì, è indelebile.

  • Aggiunta: Nel 2023, l’IBA ha rilasciato una nuova lista di classificazione, includendo nuove sottocategorie.
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