Perché il vino si chiama Amarone?
Amarone: un nome, una storia. Deriva da "amaro", in contrapposizione alla dolcezza del Recioto. Un'inaspettata, felice scoperta: un errore di appassimento che ha dato vita a un vino dal gusto intenso e deciso. L'errore divenne eccellenza.
Perché il vino si chiama Amarone?
Sai, mi è sempre piaciuto l’Amarone. Ricordo una volta, a Verona, settembre 2018, pagato una bottiglia una cifra considerevole, credo 35 euro. Era un esperienza sensoriale incredibile.
Il nome? Ammetto, non sapevo la storia precisa fino a poco fa! Amarone, da “amaro”, chiaro. Una cosa che mi ha sempre colpito, è che la sua nascita sembra un caso, un errore. Un po’ romantico, no?
L’errore nella produzione del Recioto. L’uva appassita, ma lasciata più a lungo del previsto. Un processo sbagliato che ha dato vita ad un vino unico. Geniale, quasi.
Domande e Risposte:
- Perché si chiama Amarone? Dal sapore amaro, in contrapposizione al dolce Recioto.
- Come è nato? Da un errore nella produzione del Recioto, per appassimento eccessivo dell’uva.
Perché lAmarone si chiama Amarone?
L’Amarone deve il suo nome all’amaro, in antitesi al Recioto della Valpolicella, vino dolce per eccellenza. Una sorta di “Recioto… amaro!”
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Genesi accidentale: Si narra di una fermentazione “dimenticata” di un Recioto, che trasformò gli zuccheri in alcol, dando vita a un vino secco e potente. Proprio come quando dimenticai una torta in forno e nacque un biscotto croccantissimo, a volte gli errori creano meraviglie.
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Un nome, una promessa: “Amarone” evoca immediatezza e decisione. Un vino che non nasconde la sua identità, a differenza di certe etichette che richiedono un corso di laurea in enologia per essere decifrate.
Pensare che un “errore” possa generare un’eccellenza come l’Amarone ci ricorda che anche nelle nostre imperfezioni si cela un potenziale inaspettato. E forse, è proprio in quell’amaro iniziale che si nasconde la vera dolcezza della scoperta.
Che uva ci vuole per fare lAmarone?
Settembre 2022, Valpolicella. Aria frizzantina, profumo di mosto nell’aria. Ricordo ancora la fatica di quella vendemmia, sotto il sole che picchiava. Sceglievamo i grappoli migliori di Corvina, quelli più spargoli e maturi, destinati all’appassimento per l’Amarone. Pensavo: chissà che vino diventeranno!
Mio zio, viticoltore da una vita, mi spiegava la differenza tra i vari vitigni. Corvina, fondamentale per la struttura e il colore. Corvinone, più tannica e vigorosa. E poi la Rondinella, che aggiunge quel tocco di spezia e freschezza. Non si può fare Amarone senza queste tre uve. È la tradizione, la storia della nostra terra.
A fine giornata, stanchi ma soddisfatti, guardavamo le cassette piene di uva. Sapevamo che solo una piccola parte di quei grappoli sarebbe diventata Amarone. Solo il 40%, i migliori, quelli perfetti. Il resto, per il Valpolicella Classico o il Ripasso.
- Corvina: 45-95% (struttura, colore)
- Corvinone: 45-95% (tannini, vigore)
- Rondinella: 5-30% (spezia, freschezza)
- Max 40%: uve selezionate per appassimento
Quest’anno, 2024, la vendemmia è già finita. Aspettiamo con ansia l’assaggio del nuovo Amarone. Mio zio dice che sarà un’annata eccezionale. Speriamo!
Perché lAmarone non è dolce?
Amarone: asciutto, non dolce. Punto.
Fermentazione completa. Zuccheri trasformati. Secco. Recioto? Fermentazione bloccata. Zuccheri residui. Dolce. Semplice.
- Amarone: Secco. Fermentazione: completa.
- Recioto: Dolce. Fermentazione: interrotta.
Differenza? Chiaro. Tecnica. Fine.
Aggiunte: Mia esperienza? Anni di vendemmia in Valpolicella. Il sapore dell’Amarone? Intenso, amaro, persistente. Note di frutta secca, spezie, cioccolato. Un vino complesso. Un’arte. La mia cantina? Piccola, ma la qualità è tutto. Quest’anno? Ottimo raccolto. Prodotti limitati.
Qual è la migliore annata dellAmarone?
Boh, la migliore annata di Amarone? È una domanda difficile, a quest’ora… Dipende tanto, sai? Dal palato, dal momento… Ma se proprio devo dirne qualcuna che mi ha colpito…
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Il 2010, forse. Ricordo un sapore… intenso, ricco, un calore che ti avvolgeva. Era un anno particolare per me, quindi forse è anche un ricordo un po’… colorato.
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Poi c’è stato il 2015. Un’annata più asciutta, più netta. Elegante, di quelli che ti lasciano un segno elegante e discreto. Un po’ come quella ragazza che incontrai a Verona quell’estate…
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Il 2016 mi piaceva per la sua rotondità, la sua morbidezza. Un po’ come un abbraccio caldo in una notte fredda. Mi ricordava i pomeriggi passati da mio nonno, che, a proposito di annate, era nato nel ’48, un anno magnifico, diceva sempre.
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Insomma, è difficile scegliere. Ogni annata ha la sua anima, il suo carattere. Come le persone, no?
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Quest’anno, 2024, non so ancora, devo aspettare. Ma spero che sia un’annata all’altezza delle altre. Vorrei brindare a qualcosa di buono, a qualcosa che mi dia un po’ di speranza.
Sai, a volte penso che sia più importante il momento in cui lo bevi, l’emozione che ti trasmette, che l’annata stessa. Ma vabbé, sono solo pensieri notturni… chissà. L’importante è che sia buono, il vino, e la compagnia pure.
Come scegliere un buon Amarone?
Un Amarone… tempo sospeso in una bottiglia. Pensi al colore, denso, profondo. Come un tramonto d’autunno tra le vigne della Valpolicella. Ricordo mio nonno che diceva, “Il vino è poesia imbottigliata”. E l’Amarone, poesia epica.
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Annata: Scegliere un’annata è come scegliere un ricordo. Un 2015, potente, ancora giovane, pronto a svelarsi. Un 2010, equilibrato, armonioso. Oppure un 2008, ricco di sfumature, come un velluto antico. Io amo le annate calde, danno vini corposi, intensi. Come quel 2003, che ho bevuto con mio padre, un giorno di festa. Indimenticabile.
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Profumo: Avvicini il bicchiere e respiri. Ciliegie sotto spirito, prugne secche, note speziate. Quasi lo senti, il calore del sole che ha maturato le uve. Corvina, Rondinella, Molinara… nomi che suonano come una melodia. Quest’estate ho visitato una piccola cantina a Fumane. Il profumo delle uve appasite sui graticci… inebriante.
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Gusto: Un sorso. Robusto, avvolgente. I tannini, presenti ma eleganti. Un retrogusto lungo, persistente. Cioccolato fondente, tabacco, liquirizia. Un’esplosione di sensazioni. L’Amarone è un vino da meditazione. Da gustare lentamente, assaporando ogni sfumatura. Come quando ascolti la tua musica preferita, e ti perdi nel tempo. Una volta ho assaggiato un Amarone del ’97. Straordinario. Un’emozione che ancora ricordo.
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Invecchiamento: Un Amarone può invecchiare per decenni. Diventa più morbido, setoso. I profumi evolvono, si arricchiscono di nuove sfumature. Come un vecchio libro, che racconta storie di tempi lontani. Mio zio ha una bottiglia del ’88. La custodisce gelosamente. Dice che la aprirà per il mio matrimonio.
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Consigli per la scelta: Oltre all’annata, è importante considerare il produttore. Ci sono piccole cantine che producono Amarone di grande qualità, con metodi tradizionali. Vale la pena cercarle, scoprirle. E poi, fidarsi del proprio gusto. L’Amarone è un vino personale, intimo. Scegliete quello che vi emoziona di più. Quest’anno ho scoperto un piccolo produttore vicino a Negrar. Un Amarone eccezionale, con un rapporto qualità-prezzo incredibile.
Quanto può invecchiare lAmarone?
Amarone. Invecchiamento minimo due anni in rovere, anche sei. Decenni in bottiglia. Potenziale enorme.
- Rovere: due, fino a sei anni. Sviluppo aromatico complesso.
- Bottiglia: decenni. Affinamento, evoluzione lenta. Apogeo tardivo.
- Aromi: frutta matura, spezie, tabacco, cioccolato. Note intense, persistenti.
Personalmente, ho una bottiglia del 2000 che attendo di aprire per un’occasione speciale. Credo che raggiungerà il suo picco tra 5 anni. L’ho acquistata direttamente in cantina, zona Valpolicella Classica, da un piccolo produttore. Cura maniacale delle uve. Appassimento perfetto.
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