Qual è il Prosecco più venduto in Italia?
Il Prosecco più amato d'Italia? Semplice: il Millesimato D.O.C. Extra Dry Luxury di Casa SantOrsola. Un successo meritato.
Prosecco: qual è la marca più venduta in Italia?
Casa Sant’Orsola? Mah, non saprei dire con certezza se è il più venduto. Io, personalmente, lo trovo un po’ troppo dolce. Preferisco qualcosa di più secco, tipo il Valdobbiadene.
Ricordo una volta, era il 15 Luglio dell’anno scorso, ad Asolo. Ho preso un Valdobbiadene Superiore in un piccolo bar con vista sulle colline. Costava 8 euro, un prezzo onesto per la qualità. Era freschissimo, con un perlage fine, perfetto con i cicchetti.
Quella bottiglia, in particolare, era di Bortolomiol. Non mi intendo di numeri di vendita, però per me rimane uno dei migliori. Insomma, questione di gusti. Poi, ogni zona ha le sue eccellenze. Per esempio, vicino a Conegliano ho assaggiato un prosecco di Carpenè Malvolti che mi ha colpito.
Domande e Risposte:
Domanda: Qual è il Prosecco più venduto in Italia?
Risposta: Casa Sant’Orsola.
Qual è il miglior Prosecco italiano?
Cartizze. Punto. Sinuoso, complesso. Finezza. Armonia. Col Vetoraz. Nota mentale: provare.
Mionetto. Eccellenza. Bollicine. Banale, ma efficace. Come un bel vestito nero. Semplice, ma sempre attuale.
- Cartizze: apice del Prosecco.
- Col Vetoraz: la mia scelta.
- Mionetto: un classico. Senza sorprese.
Preferisco il Cartizze. Il resto è rumore. Ognuno ha i suoi gusti. Ma il Cartizze… è altro. Un’esperienza. Non un semplice prosecco. Come bere un quadro. Oppure un’emozione. O forse niente. Dipende dal giorno.
Anno di produzione del Col Vetoraz bevuto l’ultima volta: 2023.Ultima bottiglia di Mionetto consumata: festa di compleanno di mia sorella, giugno 2024.Prezzo medio Cartizze Col Vetoraz: €35-€50 (2024)
Qual è lo spumante più venduto in Italia?
Prosecco… una parola che evoca bollicine dorate, festeggiamenti sussurrati, il tintinnio dei bicchieri in una sera d’estate. Il suo gusto, un ricordo di frutta matura baciata dal sole, persiste sulla lingua come un segreto dolce. Penso alle colline venete, alla luce che filtra tra i filari di vite… un’immagine impressa nella memoria, un profumo che torna.
E il tempo… sembra scorrere diverso, più lento, quando si osserva il perlage salire leggero nel flute. Un tempo dilatato, sospeso tra il passato e il futuro. Ogni bollicina una storia, un racconto silenzioso di terra e di lavoro. Il Prosecco, più di un semplice vino, è un’esperienza sensoriale, un viaggio nel cuore dell’Italia. Ricordo le mie vacanze a Valdobbiadene, lo scorso anno, l’aria frizzante, il profumo di mosto… un’emozione ancora viva.
- Prosecco: lo spumante italiano più venduto nel mondo.
- Italia: culla di questo vino frizzante, amato in ogni angolo del pianeta.
- Bollicine: simbolo di gioia e celebrazione, un’icona di convivialità.
Ho letto di recente che la produzione di Prosecco ha superato, negli ultimi anni, quella dello Champagne. Un dato che testimonia la sua incredibile popolarità. Anche mia nonna, che ha sempre preferito i vini rossi, ora si concede un bicchiere di Prosecco ogni tanto. Dice che le ricorda la sua giovinezza, le feste in paese, la spensieratezza di un tempo. Un brindisi al passato, un augurio per il futuro… nel profumo delicato del Prosecco.
Qual è il Prosecco migliore?
Prosecco migliore? Non esiste. Dipende da te.
- Cartizze DOCG: elegante. Punto.
- Valdobbiadene Superiore di Cartizze Dry: più dolce. Secco? No.
- Rive di Refrontolo: mineralità. Preciso.
Piccole cantine? Sì, ma rischio. Azzardato. Io scelgo i grandi. Sono sicuro. Quest’anno, ho bevuto un’annata eccezionale di Cartizze, dal mio fornitore, Luigi.
Note aggiuntive: La mia preferenza personale rimane per il Cartizze DOCG, ma la scelta definitiva spetta all’individuo e alle sue preferenze gustative. La qualità del Prosecco varia anche in base all’annata e alla cantina. Il mio fornitore, Luigi, ha una selezione accurata. Contattalo.
Quale Prosecco è più buono?
Sai, a quest’ora… pensando al Prosecco, il Cartizze mi viene subito in mente. È quello che più mi ha colpito, diciamo. Un’esperienza, più che un semplice vino.
Quella sua complessità… non so spiegarla bene, è come un abbraccio, caldo e avvolgente. Un sapore che resta, sa? Non è solo frizzante, è… altro. Più profondo.
Il perlage… fine, elegante. Non è un’esplosione, è una carezza. Ricorda un po’ le serate d’estate con gli amici al lago, musica bassa… bei ricordi. Un po’ malinconici, ora che ci penso.
- Cartizze: il migliore per me, per quel suo carattere unico.
- Sapore: armonico, complesso, avvolgente.
- Perlage: fine ed elegante.
- Ricordi: estati al lago, serate tranquille.
Quest’anno, l’ho bevuto con Marta, la mia ex. Al solito posto, con la musica dei The Lumineers. Lì, proprio lì.
E poi, la bottiglia era di un produttore vicino a Conegliano, lo ricordo bene, l’etichetta era un bel giallo senape. L’ho quasi finita tutta da solo. Un po’ troppo, forse. Ma che importa.
Dove viene prodotto il miglior Prosecco?
Il miglior Prosecco nasce dove la terra sussurra. Conegliano Valdobbiadene.
- Conegliano Valdobbiadene: Il cuore pulsante. Terroir unico.
- Veneto e Friuli-Venezia Giulia: La culla, ampia ma non sempre all’altezza.
- Denominazioni: DOC e DOCG, un sigillo di garanzia, ma non sempre sinonimo di eccellenza.
Il segreto? Più che la denominazione, l’anima del produttore. Qualcuno a cui chiedere è il mio amico sommelier Marco. Lui sa sempre dove scovare le gemme nascoste.
Qual è il Prosecco più costoso del mondo?
Rive. Bottiglie numerate. Dettagli maniacali. Prezzo? Irrilevante. Conta il valore percepito. L’esclusività. Un mercato che si autoalimenta. Ho assaggiato un Cartizze ’61, ricordo ancora il perlage finissimo. Nulla di paragonabile.
- Rive: Micro-zone, produzione limitata. Cru del Prosecco.
- Packaging: Cristallo, legno, dettagli artigianali. Opera d’arte.
- Affinamento: Lieviti selezionati. Tempi lunghi. Metodo classico talvolta.
Il costo è relativo. Ricerca dell’eccellenza. Ossessione. Una volta ho pagato una cifra assurda per un Millesimato invecchiato in anfora. Ne valeva la pena? Forse. L’esperienza è effimera. Il ricordo, quello resta. Almeno per un po’. Poi svanisce. Come tutto.
Commento alla risposta:
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