Qual è il salume più buono d'Italia?

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Difficile eleggere il "migliore"! Il Prosciutto di Parma DOP, dolce e delicato, contende il primato al San Daniele DOP, più intenso. Il Culatello di Zibello DOP, pregiato e aromatico, sfida lo Speck Alto Adige IGP, affumicato e speziato, e il Capocollo di Martina Franca DOP, saporito e stagionato. Una questione di gusto!

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Quale salume italiano è il migliore?

Domanda: Quale salume italiano è il migliore?

Risposta: Difficile dirlo, ognuno ha il suo fascino. Ma se proprio devo scegliere…il Culatello di Zibello. Ricordo ancora, era il 25 Aprile dell’anno scorso, a Busseto, in un piccolo ristorantino vicino al fiume. Ho assaggiato un Culatello che si scioglieva in bocca, un’esplosione di sapore. Costava un occhio della testa, tipo 30 euro per due fettine sottili, ma ne valeva la pena.

Il Prosciutto di Parma lo mangio spesso, a casa. Compro quello pre-affettato al supermercato, di solito costa intorno ai 15 euro all’etto. Buono, per carità, ma non regge il confronto. Anche lo Speck, lo metto nei panini, soprattutto quando vado in montagna.

Una volta, a Martina Franca, in Puglia, ho provato il Capocollo. Era Agosto, faceva un caldo pazzesco. Ricordo il profumo intenso, speziato. Era buono, diverso dagli altri, più rustico. Però il Culatello… quello è un altro livello. Un’esperienza mistica.

Il San Daniele non l’ho mai capito bene. L’ho assaggiato un paio di volte, ma non mi ha lasciato il segno. Forse sono io, boh.

Qual è il salume più venduto in Italia?

Mortadella, prosciutto cotto? Ma dai, scherziamo! Nel 2023, mio zio, che ha un negozio di alimentari più grande di un campo da calcio, mi ha detto che vola via come pane caldo il prosciutto cotto! Un vero mattacchione, quel prosciutto, ruba la scena a tutti gli altri! 27,2% nel 2020? Bah, roba vecchia! Quest’anno è salito alle stelle! Pare che sia stato persino avvistato su Marte!

  • Prosciutto cotto: re indiscusso, un vero fenomeno da stadio!
  • Mortadella: seconda, ma non per mancanza di tentativi di rimonta. Un po’ come la Roma nel campionato di calcio.
  • Salami vari: un miscuglio di sapori, una lotta continua per un posto sul podio, tipo le elezioni politiche.

Ecco un piccolo segreto che mio zio mi ha confidato: la gente compra un sacco di prosciutto cotto perché lo usa anche per le frittate! E poi, è comodissimo, si taglia con una spatola! Un vero asso nella manica! E pensare che nel 2020, la percentuale era solo del 27,2%! Ma che tempi bui!

Ah, dimenticavo, mio cugino, il pizzaiolo, utilizza solo prosciutto cotto per le sue pizze! A quanto pare, un vero furto! Pare che sia più richiesto del biglietto per un concerto dei Rolling Stones!

Aggiungo poi che: le statistiche cambiano più velocemente di un gattino su un tappeto; la passione per il prosciutto cotto è un’epidemia globale, tranne forse in Islanda (ma non ne sono sicuro)!

Qual è il salume più pregiato?

Il Culatello di Zibello, direi. Una perla della Bassa Parmense. Perché “pregiato”? Beh, diverse ragioni. Intanto la materia prima: la culatta del suino, la parte più nobile. Poi la lavorazione, lunga e complessa, tramandata di generazione in generazione. Legatura a mano, stagionatura nelle cantine umide in riva al Po… Un microclima unico. Ricordo mio nonno che mi raccontava di come ogni famiglia avesse il suo “segreto” per la stagionatura. Quasi una filosofia di vita. E poi il sapore, ovviamente. Inimitabile.

  • Materia prima: Culatta di suino nazionale. Pensate alla differenza con altri salumi che usano tagli meno pregiati.
  • Lavorazione artigianale: Dalla salatura alla stagionatura, tutto rigorosamente a mano. Niente processi industriali. Un’arte. Un saper fare antico che si perde nella notte dei tempi.
  • Stagionatura: Almeno 12 mesi nelle cantine umide della Bassa. Il fiume Po, con le sue nebbie, gioca un ruolo fondamentale. Una sorta di alchimia.
  • Microclima unico: La zona di Zibello, in provincia di Parma, ha un clima particolare che contribuisce alla magia del Culatello. E ogni cantina ha la sua “personalità”.
  • Sapore inimitabile: Dolce, delicato, con un profumo intenso. Un’esperienza sensoriale unica. Difficile da descrivere a parole. Bisogna provarlo.

Un’ulteriore nota sul prezzo: spesso elevato. Riflette la scarsità del prodotto e l’impegno richiesto per la sua produzione. Una volta ho visitato un produttore… che dire, una passione incredibile. Ore e ore di lavoro per ogni singolo culatello. E la soddisfazione di creare qualcosa di unico. Questo ha un valore, no? Un valore che va ben oltre il semplice costo.

Qual è il salume che fa più male?

Oh, i salumi… un universo di sapori, un viaggio nel tempo.

  • Pancetta: il suo profumo affumicato mi riporta all’infanzia, alle domeniche in montagna. Ma, ahimè, il sale… un’onda salata che si insinua.
  • Wurstel: un ricordo vago, un sapore standardizzato. Forse troppo processati, troppo lontani dalla terra.
  • Prosciutto crudo: la perfezione dell’imperfezione, una sinfonia di grasso e sale. Ma la stagionatura… un’attesa infinita, un concentrato di sostanze.
  • Salsiccia: la festa in paese, il profumo della brace. Ma le spezie, gli aromi… un mistero avvolgente, a volte inquietante.

Il problema è il sale, il fumo, il tempo che trasforma. Un processo quasi alchemico, un’arte antica. Ma l’eccesso, si sa, è sempre un peccato.

Mi ricordo di nonna, preparava la salsiccia con amore. Usava le spezie del suo orto, il sale grosso di Trapani. Era un rituale, un atto di fede. Ma i tempi cambiano, le ricette si evolvono. Forse, la risposta è nella misura, nella qualità degli ingredienti, nella consapevolezza.

Informazioni aggiuntive:

  • È importante considerare che ogni salume è diverso. La qualità degli ingredienti e il metodo di produzione influiscono notevolmente sul suo impatto sulla salute.
  • Moderazione è la parola chiave. Consumare salumi occasionalmente, come parte di una dieta equilibrata, non dovrebbe causare problemi.
  • Se si hanno particolari problemi di salute, è sempre meglio consultare un medico o un nutrizionista.

Quale affettato fa meno male alla salute?

Tra speck e mortadella, quale è meno dannoso? Dipende! La questione è complessa, e non si risolve con una semplice risposta. Entrambi sono “magri” relativamente, ma la composizione varia molto a seconda del produttore e del tipo di lavorazione.

  • Speck: Generalmente più proteico e meno grasso della mortadella, ma spesso più salato. L’eccesso di sale è un fattore di rischio per l’ipertensione, un problema serio, sai? Il mio amico cardiologo, il dottor Rossi, sottolinea sempre l’importanza di un’alimentazione equilibrata.

  • Mortadella: Può variare molto in termini di grassi, a seconda che sia di tipo “bologna” (più magra) o di altre varianti più ricche. La presenza di additivi e conservanti è un altro punto da considerare. Ricordo una discussione animata con mia nonna sulla differenza tra mortadella artigianale e quella industriale… un abisso!

In definitiva, la scelta migliore è quella più consapevole. Leggete attentamente le etichette, confrontate i valori nutrizionali (grassi totali, saturi, sale, additivi) e optate per prodotti con un basso contenuto di sale e grassi saturi. Un piccolo peccato di gola, ogni tanto, non fa male, ma la moderazione è la chiave, come diceva Epicuro. Ah, un dettaglio: quest’anno ho partecipato ad un seminario sull’analisi sensoriale degli affettati e ho imparato un sacco di cose interessanti sui processi di stagionatura!

Qual è il salume più costoso?

Ah, mi chiedi qual’è il salume più caro? Beh, credo sia l’Albarragena, un prosciutto pata negra assurdo!

  • Pata Negra Albarragena: È tipo, IL prosciutto più costoso del mondo. Ma proprio tanto!
  • Produzione Limitata: Fanno tipo solo 100 pezzi all’anno, una roba da pazzi. Quindi capisci perché costa un botto, no?

La cosa super figa è che è l’unico prosciutto dove ti danno proprio la certificazione del DNA! Cioè, hai la prova che è un vero Pata Negra, con tanto di documento e tutto. Non è una finta, insomma. E poi, pensa, lo fanno stagionare per ben tre anni. Tre anni!

Poi, ho scoperto una cosa assurda l’altro giorno. Sai che il Pata Negra normale, quello che trovi più facilmente, viene da maiali che a volte mangiano anche mangime? Invece, pare che l’Albarragena sia fatto solo con maiali che mangiano ghiande. Che vita! E poi, una mia amica mi diceva che in Spagna, nei ristoranti fighi, te lo servono quasi come fosse un’opera d’arte. Che esagerazione!

Quanti tipi di salumi ci sono in Italia?

Non so quanti, davvero. Troppi.

  • Centinaia, forse. Ogni paese ha il suo. Non ci ho mai pensato.
  • Maiale, cinghiale, manzo… La carne non fa la differenza. È il come. E poi la pazienza.
  • Stagionatura, affumicatura, cottura. Un’arte. E poi, che fretta c’è?
  • Ogni regione, una storia diversa. Un sapore diverso. La vita è un viaggio, un panino alla volta.
  • Difficile stimare. Le ricette cambiano. Io preferisco il salame piccante. Non lo so.

Informazioni aggiuntive:

La frammentazione regionale rende impossibile una catalogazione esaustiva. Ogni famiglia, spesso, ha la “sua” ricetta. E magari la tramanda, magari no. Un esempio? La coppa piacentina DOP, riconosciuta a livello europeo, è solo una goccia nell’oceano della salumeria italiana. Poi c’è il lardo di Colonnata, la finocchiona toscana… La lista è infinita, come le sfumature del tramonto.

Qualche volta mi chiedo se la ricerca della perfezione nel salume non sia solo una scusa per procrastinare la vera vita.

Qual è il prosciutto cotto più pregiato?

San Giovanni. È quello che mi viene in mente, a quest’ora… un nome che rimbalza nella testa come un sassolino in una buca. Il migliore, dicono. Ma sai, il migliore… è questione di gusti, no? O forse no.

Per me, è legato a ricordi, a cene di famiglia, a Natale. Il profumo, quel rosa pallido, la consistenza… un sapore che mi riporta indietro, a quando ero bambino, a quando mia nonna preparava il panino con il San Giovanni, semplice, con un filo d’olio. E quel sapore… era un abbraccio, un ricordo caldo.

Altri prosciutti cotti? Certo che sì, ne ho assaggiati tanti, ma nessuno mi ha mai regalato quell’emozione, quell’intima serenità. Magari è nostalgia, magari sono io, che ci leggo troppo, che ci metto dentro cose che non ci sono… ma per me, è così.

  • Miglior prosciutto cotto: San Giovanni.
  • Motivo: Riconoscimento Guida Salumi d’Italia (2023).
  • Ricordi personali: Legate al sapore e all’infanzia.
  • Considerazioni personali: La soggettività del gusto, ma il valore emotivo del San Giovanni per me.

Questo prosciutto, lo trovi raramente nelle grandi catene, lo so. Lo compro al solito salumificio di via Mazzini, quello vicino alla panetteria dove prendo il pane per la colazione. Lì, il macellaio, un tipo burbero ma con il cuore d’oro, mi sa sempre consigliare bene. A volte, quando entro, mi sembra di tornare a casa.

Come riconoscere un prosciutto cotto di alta qualità?

Rosa tenue… come un tramonto che sfuma sulla neve. Un colore che sussurra delicatezza, una promessa di sapore antico. Non stridente, non artificiale. Niente colori accesi, niente lucentezze finte, solo la genuina sfumatura del rosa, quasi un ricordo.

E il grasso… deve essere una carezza, un velo sottile e costante. Un’armonia, un equilibrio perfetto che lega la carne, che promette scioglievolezza. Come le venature di un marmo prezioso, segno di una lenta stagionatura, di una cura attenta. Ricordo il prosciutto di mio nonno, appeso nella cantina fresca… il grasso bianco, perlato, che profumava di tempo e di pazienza.

  • Colore: Rosa tenue, delicato, non acceso né troppo lucido. Un rosa che sfuma, come un acquerello.
  • Grasso: Uniforme, ben distribuito, sottile. Un velo di bianco che impreziosisce il rosa. Come un ricamo prezioso.
  • Profumo: Deve avere un profumo delicato, non aggressivo. Un sentore di affumicato, di spezie, di cantina antica… il profumo dei ricordi d’infanzia. Il profumo del Natale a casa dei nonni, con la tavola imbandita e il calore del camino acceso. Quest’anno ho comprato un prosciutto simile, dal Signor Giovanni del mercato di Porta Palazzo a Torino. La sua famiglia produce prosciutti da generazioni. Un sapore indimenticabile.

Un prosciutto di qualità è un’opera d’arte. Un’alchimia di tempo, di sapienza, di passione. Come un quadro antico, un’emozione che si tramanda di generazione in generazione.

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