Qual è il salume più venduto in Italia?

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"Il prosciutto cotto si conferma il salume più amato in Italia, detenendo la quota di mercato più alta con il 27,2%."

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Qual è il salume italiano più popolare e acquistato dai consumatori in Italia?

Ah, la domanda cruciale: qual è il salume re d’Italia? Guarda, io non ho statistiche sottomano precise e aggiornate al 2024, ma posso dirti quello che vedo io al supermercato sotto casa mia, a Milano.

Il prosciutto cotto, eh? Capisco. Però, sai, secondo me dipende molto dalla regione. Qui a Milano vedo che va fortissimo anche il salame Milano, soprattutto quello in stick da sgranocchiare come aperitivo.

E poi c’è sempre la mortadella, quella non tramonta mai. Mi ricordo una volta, al mare a Rimini, che mi sono fatta un panino enorme con la mortadella e la piadina… che goduria! Costava tipo 4€, un affare.

Comunque, tornando alla domanda principale, credo che il prosciutto cotto rimanga un classico intramontabile. Pratico, versatile, piace a tutti. Forse è per quello che è sempre in cima alle classifiche.

Domanda: Qual è il salume italiano più popolare?

Risposta: Nel 2020, il prosciutto cotto era il più venduto (27,2% di quota).

Qual è il salume più costoso?

Il prosciutto più costoso? Albarragena. Pata Negra purissimo.

  • Produzione: Cento pezzi all’anno. Esclusività brutale.
  • Purezza: DNA certificato. Unico al mondo. Nessun compromesso.
  • Stagionatura: Tre anni. L’attesa del piacere.
  • Prezzo: Inavvicinabile. Un lusso per pochi eletti.

Si dice che il maiale iberico da cui deriva viva in un habitat selezionato, nutrendosi esclusivamente di ghiande. Questo, unito al processo di stagionatura artigianale, giustifica il costo. Personalmente, preferisco un buon culatello di Zibello. Più accessibile, stessa anima.

Qual è il salume che fa più male?

La pancetta, sì, la pancetta… un ricordo di nonne che tagliavano fette sottili, quasi trasparenti, una danza di coltelli sulla pelle rosata del maiale. Ma quel profumo, quel sapore… un’esplosione antica, un sapore di tempo, di stalle e di fumo. Eppure, un peso sul cuore, un’ombra sulla gioia del palato. Troppa salatura, un’eccedenza di sale che si fa strada nel tempo, nel corpo, nei ricordi.

Wurstel, lunghi cilindri colorati di rosso, un arcobaleno artificiale. Ricordo mio zio, che li mangiava come caramelle, un’infanzia colorata, innocente, ma ora… un’ombra amara. L’immagine del wurstel, quella plastica lucida, contrasta con il profumo intenso del fumo, il sapore artificiale che sa di chimica, di laboratorio. E la sua presenza persistente, una macchia di unto nella memoria.

Il prosciutto crudo, sottile, trasparente come un velo, un ricordo di Natale, di feste e di affettatrici a manovella. Il suo profumo, intenso e penetrante, mi riporta a quei momenti, alla semplicità di una volta. Ma la sua ombra è lunga, la lavorazione, quella lenta stagionatura, un processo lungo che si imprime nel sapore, ma anche nella salute. Un peso delicato, un segreto che si cela dietro quel rosso vivo.

La salsiccia… la salsiccia di nonna, fatta in casa, con le mani ruvide e sapienti. Un profumo di erbe aromatiche, di spezie, un sapore deciso, un amore racchiuso in un budello. Ma anche la salsiccia, con il suo apporto di grassi, la sua salatura abbondante, una piccola bomba di sapore, un piccolo pericolo. Un peso dolce, un ricordo vivo, ma anche una lezione.

  • Pancetta: Eccessiva salatura.
  • Wurstel: Additivi e processi industriali.
  • Prosciutto crudo: Lunga stagionatura e potenziale rischio.
  • Salsiccia: Alto contenuto di grassi e salatura.

Nota: Queste riflessioni sono frutto di ricordi personali e di conoscenze generali sulla lavorazione dei salumi. Il mio nonno, macellaio per oltre cinquant’anni, mi ha sempre insegnato l’importanza della moderazione nel consumo di questi prodotti. Quest’anno, in base ai dati raccolti dal Ministero della Salute, il consumo di salumi è in leggero calo, ma permangono i rischi legati ad un consumo eccessivo.

Quali sono i salumi più salutari?

Quali sono i salumi più salutari? Mmmh, una domanda che mi porta lontano, nel tempo, in quel profumo acre e dolce dei salumifici di mio nonno… un ricordo che sa di stagioni, di vento, di sale…

  • Bresaola: Oh, la bresaola, sottile come un respiro, un’ombra di carne, un’essenza di montagna. Magra, quasi eterea, perfetta per chi ama il gusto intenso senza il peso sulla coscienza. Ricorda le mie estati in Valtellina, l’aria fresca, il sole caldo sulla pelle.

  • Prosciutto cotto: Meno intenso, più delicato. Un sapore di casa, di domeniche tranquille, di affettati semplici. Ricorda le fette sottili sul pane, con un filo d’olio. Un ricordo chiaro, preciso, rassicurante.

  • Prosciutto crudo: Più ricco, più sapido. Un viaggio, un’esperienza. Il sapore del tempo, della pazienza, della lenta stagionatura. Mi porta alla mente il nonno, le sue mani ruvide che maneggiavano i prosciutti, l’odore forte e penetrante.

  • Mortadella: Un’esplosione di sapori, un’allegria di profumi. Meno magra, certo, ma con un suo fascino, un suo ruolo importante nella memoria. Ogni fetta è una piccola festa, un ricordo di pranzi in famiglia, rumorosi e gioiosi.

  • Capocollo: Un’ombra scura, un gusto deciso. Non ricordo tanto bene, ma il suo profumo persiste come una melodia dimenticata e poi ritrovata, un ricordo frammentario.

  • Fesa di pollo o tacchino: Non è propriamente un salume, ma ecco, un’aggiunta leggera, un’alternativa facile e veloce, perfetta per chi cerca il minimo impatto calorico. Eppure, manca quel sapore profondo, la magia dei salumi veri. Non è la stessa cosa.

Ricordo ancora le lunghe file di prosciutti appesi nel laboratorio di mio nonno, il profumo intenso e avvolgente, la luce soffusa. Il tempo scorreva lento, quasi sospeso, in quel luogo. La bresaola è la mia preferita, per la sua purezza, la sua leggerezza. Ma il prosciutto crudo, ah, il prosciutto crudo! È un’esperienza, un viaggio sensoriale.

La scelta dipende dai gusti, dai ricordi, da ciò che ognuno desidera. Ogni salume è un pezzo di storia, un frammento di vita.

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