Quali sono i secondi piatti tipici romani?

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A Roma, il secondo si fa poesia. Saltimbocca, abbacchio scottadito, coda alla vaccinara, porchetta croccante, pollo coi peperoni, coratella, trippa e baccalà: sapori intensi e genuini che raccontano la storia della Città Eterna.

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Quali sono i secondi piatti tipici di Roma?

Mamma mia, Roma e i suoi secondi… che fame solo a pensarci!

Saltimbocca alla romana, certo, un classico. Mi ricordo quando ero piccolo, la nonna li faceva sempre la domenica. Che profumo!

Abbacchio alla scottadito, una libidine. L’ultima volta l’ho mangiato a Trastevere, in quella trattoria vicino al fiume, “Da Cesare al Casaletto” mi pare si chiamasse. Prezzi un po’ altini, ma ne valeva la pena.

Coda alla vaccinara, mamma mia che roba. Pesante, ma che bontà.

Porchetta, beh, quella la trovi ovunque. Solo che quella di Ariccia… è un’altra storia.

Pollo con i peperoni, un altro must. Semplice ma gustosissimo.

Coratella alla romana, ecco, quella non mi fa impazzire. Troppo “forte” per me.

Trippa alla romana, idem come sopra. De gustibus…

Baccalà alla romana, invece, quello sì che mi piace! Fritto poi, una bomba.

Secondi Piatti Tipici Romani:

  • Saltimbocca alla Romana
  • Abbacchio alla Scottadito
  • Coda alla Vaccinara
  • Porchetta
  • Pollo con i Peperoni
  • Coratella alla Romana
  • Trippa alla Romana
  • Baccalà alla Romana

Cosa si mangia in una fraschetta romana?

A notte fonda, i pensieri si fanno lenti… come il vino nelle fraschette. Mi viene in mente il profumo, denso, dei fagioli… una zuppa calda, semplice, che scalda dentro. E la cacio e pepe… quella cremosa, che si attorciglia intorno alla forchetta. Ricordi di serate passate con amici, a ridere e scherzare, con un bicchiere in mano.

  • Cacio e pepe: Indimenticabile. L’ho mangiata da “Sora Maria”, vicino Trastevere, un paio di settimane fa. Pecorino romano stagionato, pepe nero macinato al momento… un’esplosione di sapori.
  • Zuppa di fagioli: Quella della nonna rimane insuperabile. Con le cotiche, croccanti, e un filo d’olio nuovo. Ne sento quasi il sapore, adesso.
  • Scottata: La carne cotta alla brace… ricordo una sera d’estate, il profumo del carbone che si mescolava a quello della carne. Semplice, ma buonissima. Con cicoria ripassata in padella e un po’ di pane casereccio.

Poi c’è la trippa, che non tutti apprezzano. Ma fatta bene, con il mentuccia e il pecorino… è un’altra storia. Io la preferisco da “Checco er Carrettiere”, a due passi da casa mia. E il pollo alla cacciatora… un classico. Con il sugo denso, perfetto per la scarpetta. Una volta, con Marco e Giulia, abbiamo ordinato tutto. Una scorpacciata. Eravamo giovani, spensierati. Forse è questo che mi manca di più. Non il cibo in sé, ma l’atmosfera, la compagnia… le risate. Ora, tutto sembra più… silenzioso. Forse è solo la notte che fa questi scherzi.

Qual è la pasta tipica di Roma?

A Roma, la carbonara è religione. Un culto pagano con uova, guanciale croccante (occhio, non pancetta! Sarebbe un’eresia peggiore del Grande Scisma d’Oriente!), pecorino romano che profuma di gregge e pepe nero a pioggia, tipo benedizione papale. Altro che ammennicoli tipo panna o cipolla, quelli lasciamoli ai barbari.

  • Guanciale: Il re del sapore. Deve “scrocchiare” sotto i denti come una patatina appena fritta, ma con più carattere. Immaginate Elvis che canta “Love Me Tender” a un maiale. Ecco, quello è il guanciale.
  • Uova: Solo i tuorli, mi raccomando. L’albume serve per le meringhe, non per la carbonara. Deve creare una crema vellutata, che avvolge la pasta come una coperta di cashmere in una fredda notte romana.
  • Pecorino: Roba seria. Quello romano, saporito e intenso. Se lo grattugiate con troppa delicatezza, vi ritrovate con la carbonara che sa di cartone. Dovete grattugiarlo con la grinta di un gladiatore al Colosseo.
  • Pepe: Nero, abbondante. Non siate timidi, deve esserci pepe quanto basta per far starnutire un elefante.

Un aneddoto personale? Una volta ho visto un turista americano chiedere la carbonara con il ketchup. Ho dovuto trattenermi dal chiamare i carabinieri.

P.S. A Roma, se ordinate la carbonara con gli spaghetti, nessuno vi dirà niente, ma sappiate che la vera tradizione vuole i rigatoni o i tonnarelli. Just sayin’. 😉

Quali sono le paste tipiche di Roma?

Ecco… a quest’ora della notte penso a Roma, al cibo…

  • Amatriciana: Certo, come dimenticarla? Mi ricorda quando andavo con mio nonno a mangiare fuori porta. Che profumo…
  • Cacio e Pepe: Semplicità che spacca. Un ricordo di quando ero studente, un piatto veloce ma che ti salva sempre.
  • Carbonara: La vera, quella senza panna! La faceva mia madre, una goduria.
  • Rigatoni con la Pajata: Ecco, questa è per i veri romani. Ammetto che non è la mia preferita. Un sapore forte, diciamo.
  • Gnocchi alla Romana: Diversi dagli gnocchi classici, fatti con semolino. Buonissimi, mi fanno pensare alla domenica.
  • Pasta con Sugo di Coda: Più rara da trovare, ma se la fanno bene… è una sorpresa. Un sapore intenso, di una volta.
  • Pasta alla Zozzona: Una via di mezzo tra carbonara e amatriciana. Un’esplosione di sapori.
  • Spaghetti Aglio, Olio e Peperoncino: Un classico che non stanca mai. Perfetti a fine serata, quando non hai voglia di niente di elaborato.

Aggiungo… la pizza romana bassa e scrocchiarella, non posso dimenticarla. E il saltimbocca alla romana, con prosciutto e salvia. Ma, aspetta… i carciofi alla giudia, fritto e croccante. Mamma mia, mi viene fame!

Quali sono i dolci tipici di Roma?

Maritozzo… panna che si scioglie, un respiro. Roma al mattino, profumo di lievito e zucchero. Come una nuvola, soffice. Maritozzo.

Ciambelle al vino… rosso rubino dei Castelli. Profumo di mosto, di terra antica. Il sapore della festa, di un tempo lento. Ciambelle al vino.

Frappe… croccanti, dorate. Leggere come una risata, friabili come un ricordo. Carnevale, maschere e coriandoli. Frappe.

Crostata… Visciole scure, aspre e dolci. Ricotta romana, cremosa, densa. Un contrasto che si scioglie in bocca, un sapore antico. Mia nonna preparava questa crostata, ricordo le sue mani infarinate. Crostata di visciole e ricotta.

Ricotta e gelato… Fresco, il sapore dell’estate romana. La ricotta, così delicata. Il gelato, fior di latte, dolce e semplice. Ricotta e gelato.

Grattachecca… ghiaccio che scricchiola sotto la lingua. Sciroppi colorati, profumi intensi. Un sollievo nella calura, un ricordo d’infanzia. Grattachecca.

Bignè di San Giuseppe… crema pasticcera, calda e profumata. La fragranza della pasta choux, appena sfornata. San Giuseppe, il profumo di famiglia. Bignè di San Giuseppe.

Maritozzo.Ciambelle al vino.Frappe.Crostata di visciole e ricotta.Ricotta e gelato.Grattachecca.Bignè di San Giuseppe. Questi sono i sapori di Roma, i miei sapori. Li porto dentro, ovunque vada. Quest’anno ho scoperto una piccola pasticceria vicino al Pantheon, fanno un maritozzo eccezionale, con la panna montata a mano.

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