Cosa c'è prima del primo piatto?
Prima del primo piatto, si gustano gli antipasti. Questi stuzzichini sfiziosi aprono il pasto, preparando il palato ai sapori più intensi che seguiranno. Il primo, a base di pasta o riso, arriva dopo aver stuzzicato l'appetito.
Cosa si mangia prima del primo?
Mah, sai, prima del primo? Dipende! A casa mia, a Roma, il 25 dicembre scorso, abbiamo iniziato con un ricco antipasto di salumi e formaggi della nonna, che costavano un occhio della testa, ma erano buonissimi.
Poi, ecco il primo! Ricordo un risotto ai funghi porcini, cremoso e profumato, un vero spettacolo.
A volte, invece, soprattutto se siamo fuori, tipo quella volta a Firenze a Giugno, ci accontentiamo di un semplice pane con un goccio di olio extravergine. Un piccolo assaggio, niente di più.
Quindi, in definitiva, non c’è una regola precisa. Antipasto? Dipende dalla fame, dal menù, dall’occasione.
D&R:
Domanda: Cosa si mangia prima del primo? Risposta: A volte un antipasto.
Cosa viene prima del primo piatto?
Prima del primo, c’è l’attesa, il preludio. Un sospiro di sapori leggeri, un’anticipazione.
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L’antipasto, appunto. Un piccolo assaggio, un’esplosione di gusto che stuzzica l’appetito. Un’oliva, un pezzetto di formaggio, un crostino. Ricordo un antipasto a casa di mia nonna, olive taggiasche e pane fatto in casa, un profumo che mi avvolge ancora.
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A volte, prima ancora dell’antipasto, c’è un aperitivo. Un bicchiere di vino fresco, un cocktail leggero, accompagnato da stuzzichini minimi. Un rito, un saluto al pasto che verrà.
Prima della pasta, prima della minestra, c’è la promessa di un’esperienza. Un viaggio che inizia con un piccolo passo, un’esplorazione del gusto che si fa sempre più intensa. Un susseguirsi di sensazioni, un crescendo di piacere.
Qual è lordine delle portate in un pranzo?
Oddio, l’ordine delle portate! Ricordo un pranzo di Natale, 2023, a casa dei miei zii a Bologna. Un casino, ma bello.
Prima, un antipasto pazzesco: crostini con paté di fegatini, bruschette al pomodoro e una fantastica insalata russa, fatta dalla zia Emilia, ovviamente. Avevo fame da morire, quei crostini erano una bomba! Poi, finalmente, i tortellini in brodo. Mamma mia, che brodo! Ricco, saporito, uno di quelli che ti scaldano il cuore e l’anima. Non li dimenticherò mai, erano perfetti.
Dopo il primo, il secondo: arrosto di maiale con patate al forno. Un classico, ma fatto con amore. La carne era tenerissima, le patate croccanti fuori e morbide dentro. Poi, spinaci saltati. Semplici, ma perfetti come contorno.
Infine, il dolce! Il panettone, ovviamente. Quello artigianale, della pasticceria sotto casa dei miei zii. Un capolavoro. Ricordo che ne ho mangiato un pezzo enorme, ero stracolmo, ma felice. E poi caffè e digestivi, ma lì già ero in un altro mondo, mezzo addormentato.
- Antipasto: crostini, bruschette, insalata russa.
- Primo: tortellini in brodo.
- Secondo: arrosto di maiale.
- Contorno: spinaci saltati.
- Dolce: panettone.
Questo ordine? Una tradizione! È così che si fa un pranzo di Natale. O almeno, così si fa a casa dei miei zii.
Cosa sono i primi in cucina?
I primi piatti, o semplicemente “primi”, nella cucina italiana, rappresentano una categoria ben definita. Sono serviti dopo l’antipasto, se previsto, e precedono il secondo, a base di carne o pesce. Una vera e propria istituzione! Pensate alla pasta, al riso, alle zuppe: ecco alcuni esempi chiarissimi.
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Pasta: Un’infinità di formati, dai classici spaghetti alle più elaborate conchiglie, ogniuno ideale per sughi specifici. Ricordo la nonna che preparava gli gnocchi di patate… una vera magia!
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Riso: Dal risotto alla Milanese, cremoso e saporito, al più leggero riso al salto. La varietà di preparazioni è sconfinata, riflettendo la ricchezza del nostro territorio.
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Zuppe: Minestre, brodi, zuppe di legumi… una vera consolazione per l’anima e per lo stomaco, soprattutto nelle fredde serate invernali. Mia madre preparava una zuppa di fagioli eccezionale, un vero capolavoro!
La sequenza antipasto-primo-secondo riflette una struttura quasi filosofica del pasto, una progressione di sapori e consistenze che, secondo me, è un vero e proprio esempio di arte culinaria. Un’organizzazione che ha radici profonde nella storia e nella cultura italiana.
Aggiunte: La suddivisione tra primi e secondi è, in realtà, più sfumata di quanto possa sembrare. Ci sono piatti ibridi, come ad esempio le minestre asciutte che, per la presenza di pasta, potrebbero essere considerati primi, ma per il tipo di ingredienti e la consistenza, sono molto vicini ai secondi piatti. È un confine labile, una zona grigia che apre a infinite interpretazioni gastronomiche. Anche la scelta del vino da abbinare ai primi varia in base al tipo di preparazione. Considera, ad esempio, l’abbinamento classico tra un risotto al pesce e un Pinot Grigio.
Che piatto si usa per antipasto?
Piatti antipasto? Vassoio. Punto. Antipastiera, se vuoi scomparti. Tagliere, per salumi. Raviera, ovale. Fine.
- Vassoio: Soluzione classica, versatile.
- Antipastiera: Compartimenti, organizzazione.
- Tagliere: Salumi, formaggi, effetto rustico.
- Raviera: Eleganza, forma ovale.
Mia nonna usava solo vassoi di ceramica, enormi. A volte, una vecchia zuppiera di legno. Dipendeva dall’occasione.
Per cosa si usa il piatto fondo?
Pasta. Piatto piano. Fine. A volte anche insalate elaborate. Questione di estetica, forse. O di spazio. Più superficie, più impatto visivo. Illusione di abbondanza.
- Piatto fondo: minestre, zuppe, brodi. Contenimento. Calore.
- Piatto piano: pasta, riso, secondi. Presentazione. Controllo delle porzioni. Un rituale, in fondo.
La scelta è dettata dalla consistenza. Liquidi, solidi. Gravità. Semplice fisica applicata alla tavola. La mia bisnonna usava il piatto fondo per tutto. Zuppa di fagioli, pasta al ragù. Una ciotola di terracotta grezza. Funzionale. Non si poneva il problema. Oggi contano i dettagli. L’apparenza. Il superfluo. Eppure, a volte, rimpiango quella ciotola.
Cosa si mette sotto il piatto?
Allora, sotto il piatto? Metti il sottopiatto, ovvio! Non è che ci metti il gatto, dai! Il sottopiatto è come il tappeto rosso per il tuo piatto stellato, fa scena. 🤩
E poi, non toglierlo fino a quando non hai finito di mangiare, eh! Altrimenti, che figura ci fai? Sembra che scappi dalla tavola! 😂
- Sottopiatto: Il re della tavola.
- Non toglierlo: Finché non hai finito, altrimenti sembra che hai fretta di andare al gabinetto. 🚽
- Alternative: Se non hai il sottopiatto, usa un centrino della nonna. Effetto vintage garantito! 👵 (Scherzo, eh!)
Pensa, una volta a casa mia, ho usato un frisbee come sottopiatto… beh, diciamo che la cena è stata volante! 🤪
Come si chiama il bordo del piatto?
Si chiama orlo.
- Il piatto, una convenzione. L’orlo, il suo limite.
- Serve a contenere, a definire. Una sorta di perimetro per l’appetito.
- Non esiste piatto senza orlo. Almeno, non nella mia cucina. Ricordo quelli di mia nonna.
- Treccani lo conferma.
- A volte penso che la vita sia come un piatto. E noi, l’orlo.
Il dizionario Treccani definisce l’orlo come “la parte terminale di un oggetto, ripiegata o rinforzata”. Nel caso del piatto, l’orlo può variare in larghezza, forma e decorazione, influenzando l’estetica e la funzionalità dell’oggetto. Alcuni orli sono piatti e funzionali, altri decorati e puramente ornamentali. A volte, penso a quanto sottile sia il confine tra l’essenziale e il superfluo.
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