Quando si usano i piatti fondi?

65 visite

"I piatti fondi sono ideali per servire zuppe, minestre, stufati e pasta al sugo. La loro forma concava previene fuoriuscite e contiene porzioni generose. Disponibili in ceramica, porcellana e altri materiali."

Commenti 0 mi piace

Quando utilizzare i piatti fondi?

Ok, allora… piatti fondi, eh? Mah, io li uso principalmente per la zuppa. Ovvio, no? Ma anche per la pasta col ragù, che così non scappa dappertutto.

Mi ricordo che una volta, a casa della nonna (a Bologna, il 12/07/2010 forse?), c’era una zuppiera enorme, tipo in ceramica decorata. Da lì, direttamente nel piatto fondo! Che ricordi.

Comunque, in generale sono più grandi dei piatti normali, questo è vero. E poi sono scavati, appunto per non far cadere il brodo. Io ne ho di ceramica, presi a 20 euro l’uno in un mercatino. Ma ne ho visti anche di plastica, dai cinesi.

Quando usare i piatti fondi?

  • Zuppe
  • Minestre
  • Stufati
  • Pasta al sugo

Sono più grandi e concavi dei piatti piani, fatti di vari materiali.

Per cosa si usa il piatto fondo?

Uffa, il piatto fondo… mi riporta a quando ero piccola, a casa della nonna a Bologna. Lei, irremovibile, usava solo il piatto fondo per i tortellini in brodo.

  • Tortellini in brodo obbligatoriamente nel piatto fondo: Non importava se la tavola era elegante, con la tovaglia di lino e i candelabri, il tortellino doveva affogare nel brodo nel piatto fondo. Nessuna eccezione.

  • Le zuppe: Logicamente, le zuppe e le minestre erano le regine del piatto fondo. Ricordo la zuppa di lenticchie che preparava mia madre d’inverno, calda e confortante. Quella sì, ci stava bene.

  • E la pasta? Ecco, la pasta… per me, un piatto di spaghetti al pomodoro nel piatto fondo è un abominio. Preferisco decisamente il piatto piano, più elegante, più… “giusto”. Mia nonna direbbe che sono fissata, probabilmente ha ragione!

Quando si usano i piatti piani?

Piatto piano: secondi. Netto.

  • Il piano: Carne, pesce. Sostanza. Niente brodo.
  • Il fondo: Zuppe, minestre. Cucchiaio necessario.
  • L’antipasto: Assaggi. Preludio, non il fulcro.

Ricordo un pranzo, anni fa. Solo piatti piani. Arrosto perfetto. Niente fronzoli. Il succo si spandeva, sapore intenso. Semplicità che parla. Pochi lo capiscono.

Quando si toglie il sottopiatto?

Ah, il sottopiatto! Quel disco di gala che fa tanto “ristorante stellato” anche quando stai mangiando la pasta al burro.

  • Quando se ne va? Prima del dessert, mon amour. Lo so, ti affezioni, ma deve lasciare la scena.

  • Il suo posto? A un paio di dita dal bordo, come un bagnino pronto a tuffarsi. Non troppo vicino, sennò sembra che il tavolo stia scappando.

  • Perché c’è? Per fare scena, diciamocelo. E forse, ma forse, per evitare che la tovaglia si macchi con gli schizzi di sugo. Ma diciamocelo, se il sugo schizza, il sottopiatto è l’ultimo dei tuoi problemi. Una volta, a casa mia, un’amica ha rovesciato del vino rosso sul sottopiatto. Sembrava un omicidio. Elegante, ma pur sempre un omicidio.

  • Ma se non c’è? Nessun dramma. La vita continua. Anzi, forse è meglio: meno roba da lavare!

In quale piatto si servono i primi?

In quale piatto si servono i primi? Beh, dipende! Se parliamo di spaghetti al pomodoro, un piatto fondo, tipo un bel “caviale” di terracotta (che mia nonna chiamava affettuosamente “il bacino del tesoro”), va benissimo. Ma se tiri fuori gli strascinati al ragù di cinghiale di mio zio Enzo (che sembra dipinto da Caravaggio, per la ricchezza del colore!), forse un piatto piano, più elegante, sarebbe più indicato. Altrimenti rischi di fare una figuraccia, eh! La logica, diciamo, è quella di non far scivolare il capolavoro culinario come se fosse un’anguilla in fuga!

  • Piatti fondi: per primi piatti brodosi o con sughi leggeri.
  • Piatti piani: per primi piatti asciutti o con sughi più consistenti.
  • L’eccezione: dipende dal mio zio Enzo e dal suo ragù. Quello merita un piatto d’oro!

La progressione “delicato-intenso” è una leggenda metropolitana, secondo me. Mia nonna, che di primi ne ha fatti a decine di migliaia, buttava lì tutto in base alla fame che aveva in quel momento. E fidati, lei non si sbagliava mai.

  • Nota personale: Io, per stare sul sicuro, uso sempre piatti bianchi, così il colore del cibo risalta. Una sorta di “minimalismo culinario” da Instagram, diciamo… anche se la mia fotocamera è più vecchia della mia nonna.

A cosa serve il piatto fondo?

Il piatto fondo, quell’umile concavità che troneggia a tavola, assolve primariamente alla funzione di contenere cibi che necessitano di una certa “profondità”. Pensiamo alle zuppe fumanti, ai minestroni ricchi di verdure, o anche a una generosa porzione di pasta con sugo, dove quest’ultimo rischierebbe altrimenti di “emigrare” dal piatto.

Ma, al di là della sua pragmatica utilità, il piatto fondo evoca anche una dimensione più intima e confortante del pasto. È il recipiente ideale per quei piatti che ci scaldano il cuore, che ci riportano all’infanzia e ai sapori autentici. Quasi una coccola culinaria.

  • Zuppe e minestre: Perfetto per contenere liquidi e ingredienti solidi.
  • Pasta: Ideale per i primi piatti con sugo abbondante.
  • Cereali: Ottimo per colazione con latte o yogurt.

Una volta, in un mercatino delle pulci a Firenze, ho trovato un servizio di piatti fondi in ceramica dipinta a mano, con decori floreali. Un vero colpo di fulmine! Da allora, ogni volta che li uso, mi sembra di assaporare non solo il cibo, ma anche un pezzo di storia e di artigianato.

Dal punto di vista filosofico, il piatto fondo rappresenta un microcosmo: un piccolo universo in cui sapori, profumi e consistenze si incontrano e si fondono, creando un’esperienza sensoriale unica e irripetibile. In fondo, anche la vita è un po’ come un piatto fondo: un contenitore di esperienze, emozioni e relazioni che ci nutrono e ci plasmano.

Cosa si mangia nel piatto fondo?

Nel piatto fondo, detto anche fondina, si gustano principalmente:

  • Minestre: Zuppe di verdure, passati di legumi, brodi caldi fumanti, come quelli che preparava la nonna, ricchi di profumi e ricordi.
  • Paste in brodo: Tortellini, cappelletti, quadrucci, tutte quelle delizie che affogano in un brodo saporito.
  • Creme: Vellutate di zucca, asparagi, funghi, perfette per riscaldare le serate invernali.
  • Zuppe di pesce: Un trionfo di sapori marini, con cozze, vongole, gamberi e crostini croccanti.
  • Cereali: Orzo, farro, riso, declinati in zuppe sostanziose e confortanti.

Il piatto fondo, insomma, accoglie tutto ciò che richiede un “contenitore” per essere gustato al meglio. Pensandoci bene, non è solo un recipiente, ma quasi uno scrigno di sapori e tradizioni.

#Cucina #Cucinare #Piatti Fondi