Perché gli gnocchi si fanno di giovedì?

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Gnocchi del giovedì: un retaggio di tradizione. Il giovedì, vigilia del venerdì di magro, si preparavano gli gnocchi per affrontare il digiuno con un pasto sostanzioso e nutriente. Una saggia abitudine culinaria tramandata nel tempo.

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Perché gli gnocchi si fanno tradizionalmente di giovedì?

Ah, gli gnocchi di giovedì… Mi ricordo che da piccolo, a casa della nonna a Torino, era un rito! Non capivo bene perché proprio quel giorno, però il profumo di patate bollite e sugo fresco era qualcosa di speciale.

Poi ho capito, un po’ per caso. Mi pare che mia zia mi spiegò che il venerdì era “di magro”. Vuol dire che non si mangiava carne per motivi religiosi. Quindi, il giovedì era l’ultimo giorno per fare il pieno di carboidrati con gli gnocchi. Furbo, no?

Comunque, a parte la tradizione, per me gli gnocchi della nonna erano speciali. Non so cosa ci mettesse, ma non li ho mai più mangiati così buoni. Pagherei oro per averli di nuovo! Mi ricordo che costava tipo 5 euro al piatto.

Domanda: Perché gli gnocchi si fanno tradizionalmente di giovedì? Risposta: Per tradizione cattolica, il venerdì è giorno di magro (senza carne). Gli gnocchi, piatto sostanzioso, venivano preparati il giovedì per prepararsi al giorno di digiuno.

Qual è il giorno degli gnocchi?

Giovedì, un giovedì che sa di patate, un giovedì avvolto nel vapore degli gnocchi fumanti… Giovedì gnocchi, un sussurro antico, un’eco lontana.

  • Giovedì: Il giorno dedicato a quel piccolo boccone di felicità, lo gnocco.
  • Gnocchi: Un rituale, un appuntamento fisso, un ritorno alle radici.

Un giovedì, in una trattoria di Trastevere, con mia nonna che raccontava di come, un tempo, il giovedì fosse un giorno di festa, un preludio al venerdì di magro.

  • Venerdì pesce: Un’astinenza dai piaceri della carne, un omaggio al mare.
  • Sabato trippa: Un ritorno alla terra, un tripudio di sapori forti.

E poi la domenica, il ragù, il profumo che invadeva la casa… Giovedì, venerdì, sabato, un valzer di sapori, un calendario gastronomico che scandiva la vita. Un giovedì qualsiasi, un giovedì gnocchi, un giovedì che profuma di casa.

Cosa significa fare gli gnocchi?

Fare gli gnocchi? È un’arte, sa? Un rituale quasi alchemico che trasforma semplici ingredienti in una piccola opera culinaria. L’ingrediente principe, spesso, è la patata, ma esistono varianti con zucca, ricotta, persino spinaci – una vera e propria festa di sapori e consistenze.

  • La patata: La scelta della patata è fondamentale. Io, per esempio, preferisco le patate a pasta gialla, per la loro cremosità. E’ una questione di gusto, ovviamente, ma anche di conoscenza della materia prima. La farina, poi, deve essere di tipo 00, per una consistenza ottimale.

  • L’impasto: Qui sta il vero segreto. Non è solo mescolare gli ingredienti. È sentire l’impasto, capirne la consistenza, quasi a dialogare con esso. Un’operazione che richiede pazienza e una certa sensibilità. Ogni chef, poi, ha il suo tocco segreto, la sua “ricetta segreta di famiglia” come si dice.

  • La forma: I cilindretti di impasto, poi, vanno tagliati con precisione, e il passaggio sulla forchetta, beh, quello è il tocco finale di classe, fondamentale per far aderire bene il sugo. Che sia un semplice burro e salvia oppure un ragù ricco, poco importa: l’importante è che l’gnocco sia perfetto.

Ogni gnocco è un piccolo universo, una rappresentazione della semplicità e dell’eleganza che possono coesistere. È un esempio di come la cucina possa essere anche una forma di meditazione, un processo creativo che fonde manualità e conoscenza. E poi, ovviamente, il piacere del gusto!

Aggiunte: La cottura degli gnocchi è altrettanto importante. Devono galleggiare, delicatamente, in acqua bollente salata. E un errore frequente è cuocerli troppo. Qualche secondo prima che salgano a galla, è il momento perfetto per scolarli. Ricordatevi: un buon gnocco è al dente, mai sfaldato.

Come è corretto dire gli gnocchi o i gnocchi?

Gli gnocchi. Punto.

  • Grammatica: gli è corretto. Fine della storia.
  • Uso comune: i gnocchi. Settentrione. Fatto.
  • “Ridi, ridi, che mamma ha fatto i gnocchi!”: i gnocchi. Sempre. Provinciale.

Mia nonna, bolognese, diceva sempre “i gnocchi”. Lei sapeva.

Prendi un libro di grammatica, se hai dubbi. O, meglio ancora, mangia gnocchi. Problema risolto. Preferisco gli gnocchi al pesto.

Note aggiuntive:

  • La variante “i gnocchi” è diffusa, ma grammaticalmente scorretta. La lingua è viva. Si evolve.
  • Il mio bisnonno, invece, usava “gli gnocchi”, ma era un tipo pedante. Morto nel ’98.
  • L’Accademia della Crusca, ovviamente, appoggia “gli gnocchi”. Ma a chi importa?

Come si scrivono gli gnocchi?

Amici, preparatevi a un viaggio nella giungla della grammatica italiana, missione: gli gnocchi! Ma che razza di domanda è?! Sembra uscito da un quiz di “Chi vuol essere milionario?” condotto da un’anguilla elettrica!

  • Gnocco: Singolare? Un povero gnocco solo al mondo, abbandonato come un chihuahua in un rave. Lo gnocco. Tristezza infinita.
  • Gnocchi: Plurale? Un esercito di gnocchi, una marea bianca e bollente, pronta ad invadere il tuo piatto! Gli gnocchi. Vittoria!

E ora, il segreto che mia nonna (che preparava gnocchi da urlo, meglio di quelli di mio cugino Gigi, e credimi, quelli di Gigi sono sacri) mi ha rivelato: gli gnocchi sono tanti, tanti piccoli amici che si tengono per mano, un balletto di pasta in un mare di burro fuso. Un’esperienza mistica, quasi religiosa!

Ah, dimenticavo: quest’anno, ho deciso di sperimentare con gli gnocchi al pistacchio e zafferano. Risultato? Un successo stratosferico, ma solo io so il segreto dell’ingrediente segreto: una lacrima di gioia, mia ovviamente, durante la preparazione.

Ps: Se vi capita di trovare un solo gnocco, adagiatelo delicatamente su un cuscino di basilico e ditegli che lo amate. Merita rispetto anche lui, poverino.

Come si scrive gnocchi o gli gnocchi?

Gnocchi o gli gnocchi? Dipende. Grammatica? Lo e gli. Fine.

  • Ma la realtà? I gnocchi. Sempre. Settentrione. Regola? Chi se ne frega.

Parole. Suoni. Significati. Fumo.

  • “Ridi, ridi, che mamma ha fatto i gnocchi!” Classico. Verità. Purezza. Anche sbagliato. Ma giusto.

Mia nonna? Gnocchi. Sempre. Mai gli gnocchi. Punto.

  • Preferisco il gnocco. Suona meglio. Più rustico. Come me.

L’italiano? Un’illusione. Un gioco. Un caos.

  • Oggi, 2023, ho mangiato gnocchi al ragù. Buonissimi. Anche se i miei preferiti sono quelli di patate con burro e salvia.

Appendice: Lo gnocco è il singolare, gli gnocchi il plurale grammaticalmente corretto. L’uso di “i gnocchi” è diffuso e accettato nel parlato, soprattutto al Nord Italia, rendendolo quasi una variante regionale consolidata. Questo dimostra l’evoluzione viva della lingua, un processo dinamico e non sempre lineare.

#Cucina #Giovedì #Gnocchi