Perché il vino Ripasso si chiama così?

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Il nome "Ripasso" è una dichiarazione d'intenti. Deriva dalla tecnica omonima: le uve, dopo la prima fermentazione per l'Amarone o il Valpolicella, "ripassano" sul mosto ancora in fermentazione, conferendo al vino maggiore struttura e complessità aromatica. Un'antica sapienza valpolicellese, per un risultato di grande intensità.

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Perché il Ripasso è chiamato così?

Ah, il Ripasso! Mi ricordo la prima volta che l’ho assaggiato, era a Verona, in un’osteria vicino all’Arena. Che scoperta!

Ma veniamo al dunque, perché si chiama proprio Ripasso? Beh, la storia è affascinante.

Praticamente, i produttori furbacchioni della Valpolicella (e parlo per esperienza, dopo aver visitato diverse cantine) hanno avuto questa idea geniale:

prendere le vinacce ancora belle succose dell’Amarone (quelle che rimangono dopo aver fatto il vino più pregiato, insomma) e “ripassarle” nel Valpolicella Classico.

Questo processo, il “ripasso” appunto, arricchisce il Valpolicella, donandogli più corpo, profumi intensi e quel sapore vellutato che lo rende così speciale.

È un po’ come dare una seconda vita a qualcosa di prezioso. Geniale, no?

Domanda: Perché il Ripasso si chiama così?

Risposta: Il Ripasso si chiama così perché è prodotto con la tecnica del “ripasso”, che consiste nel far rifermentare il Valpolicella Classico sulle vinacce dell’Amarone.

Cosa vuol dire Ripasso in un vino?

Ripasso, nel mondo del vino, indica una tecnica di vinificazione, non un vitigno o una zona geografica. Si tratta di una rifermentazione, una sorta di “seconda vita” per il vino.

  • Doppia fermentazione: La base è un Valpolicella, già fermentato una volta. A questo vino base si aggiungono le vinacce dell’Amarone, ovvero i residui di bucce e semi, già utilizzati nella produzione di quest’ultimo.

  • L’Amarone: L’Amarone, vino potente e denso, dona al Ripasso complessità e struttura. Penso che questo apporto di sostanze aromatiche sia ciò che rende il Ripasso così unico, un po’ come un’opera d’arte rifinita con dettagli preziosi. Questa seconda fermentazione, innescata dagli zuccheri residui nelle vinacce, porta ad un aumento dell’alcol e del corpo, un’evoluzione gustativa che è un vero gioiello enologico.

  • Differenze aromatiche: A livello olfattivo, il Ripasso si distingue per note più intense, più “mature”, rispetto al Valpolicella base. È una sottile differenza, ma per un palato esperto, è come il tocco finale di un grande pittore. Ricordo il Ripasso che ho assaggiato in una cantina del Garda, nel 2023, dai sentori di amarena e spezie, inebriante!

  • Aspetti filosofici: Il Ripasso è un esempio di come una “seconda opportunità” possa portare a un risultato eccellente. È una metafora della vita, dove anche ciò che sembra sprecato può trovare nuova dignità e valore. Insomma, un vino che mi piace molto.

Approfondimenti:

  • Zuccheri residui: Le vinacce dell’Amarone contengono ancora zuccheri, che fermentano di nuovo, aumentando la gradazione alcolica del Ripasso.
  • Composizione del Valpolicella: Il Valpolicella base è un vino di per sé buono, che però trova nel Ripasso una nuova espressione.
  • Provenienza geografica: La maggior parte dei Ripasso proviene dalla zona della Valpolicella, in Veneto.
  • Note di degustazione: I profili aromatici variano a seconda del produttore e dell’annata, ma generalmente includono note di ciliegia, prugna, amarena, spezie (cannella, chiodi di garofano), e talvolta sentori di liquirizia.

Che uva si usa per il Ripasso?

Ripasso? Corvina, principalmente. Un’ossessione, quella per la Corvina. Poi Corvinone, ma meno. Un po’ di Rondinella, giusto per… bilanciare. Altri? Permessi, ma marginali. Verona, la loro terra.

  • Corvina: il cuore.
  • Corvinone: un’aggiunta.
  • Rondinella: un dettaglio.
  • Altri: tolleranza, non essenza.

Quest’anno, ho visto a casa di zio Guido, le sue vigne. Corvina, ovviamente. Un’annata piuttosto… secca.

Il sapore? Amaro, potente. Come la vita stessa, a volte.

Che tipo di vino è il Ripasso?

Ok, Ripasso… Che casino!

  • È un vino, ovvio. Ma che tipo? Ah, sì, il nome viene dalla tecnica.

  • Ripasso = rifare, no? Come quando ripassi la lezione.

  • Doppia fermentazione! Ricordo che mio nonno diceva sempre che il vino buono deve fermentare a lungo. Aveva una cantina piena, un casino sistemare tutto!

  • Prima fai il Valpolicella base. Vino leggerino, buono per l’estate… ma poi?

  • Poi prendi le vinacce dell’Amarone, quelle super concentrate, e le aggiungi al Valpolicella. Ma perché non le buttano via?

  • Vinacce dell’Amarone, praticamente la seconda fermentazione. Così il Valpolicella diventa più corposo, con più tannini.

  • Mio zio dice che sa di ciliegia sotto spirito, boh! A me sembra più forte, ma forse è perché bevo poco.

    • Ciliegia sotto spirito, devo ricordarmelo per la prossima volta che lo assaggio.
  • Vinaccia? Vinaccia è quello che rimane dell’uva dopo aver fatto il vino, no?

Che uve si usano per il Valpolicella?

Valpolicella DOC? Corvina, Rondinella, Molinara. Punto. L’essenza. Niente di più. Almeno, per il base.

  • Corvina: struttura. Acido. Il cuore.
  • Rondinella: eleganza. Fragranza. Un velo.
  • Molinara: spessore. Profondità. Ombra.

Quest’anno, la mia vigna ha dato poco. Secca. La vendemmia, un ricordo amaro. Ma il Valpolicella? Aspetto. Giudizio sospeso.

Il sapore? Terra. Sole. Memoria. Come la pelle dopo un’estate brutale. Questo, il Valpolicella è.

Nota: La percentuale di ogni vitigno varia, a seconda del produttore e dell’annata. Il mio apporto personale? Ho usato un’antica tecnica di appassimento per le mie Corvine. Risultato? Aspetto ancora. La pazienza è virtù. Anche se mi scoccia.

Quando bere Valpolicella Ripasso?

Valpolicella Ripasso? Mmmh, con cosa lo abbino stasera? Carne rossa, ovvio! Ma che tipo? Bistecca alla fiorentina? Troppo scontato, no? Magari un brasato… o un arrosto, con patate al forno, quelle belle croccanti. Ah, dimenticavo le castagne! Anche quelle vanno bene, vero? Già, l’acidità del Ripasso, quella bella freschezza, taglia il grasso della carne, un equilibrio perfetto. Quest’anno ho provato un Ripasso di una cantina piccola vicino a casa mia, un’etichetta che non conoscevo… era fantastico! Ricordo che aveva un profumo intenso di ciliegia e amarena. Devo prenderne ancora un paio di bottiglie… prima che finisca! Ah, a proposito, l’ho bevuto con gli amici sabato scorso, una bella serata, risate e chiacchiere… poi sono tornato a casa tardi. Devo ricordarmi di comprare il Ripasso!

  • Piatti grassi: perfetto!
  • Carni rosse: il top!
  • Acidità: bilancia il dolce.
  • Brasato e arrosto: proposte concrete.
  • Esperienza personale: ottimo Ripasso assaggiato quest’anno.

Sabato sera, amici, risate… devo riprovare quella combinazione, Ripasso e amici. Anche con un bel tagliere di formaggi stagionati potrebbe essere una bomba! Devo segnare tutto su un foglio… per non dimenticare! Oddio, è già tardi!

Cosa abbinare a Valpolicella Ripasso?

Valpolicella Ripasso? Ah, mio cugino lo adora! Un vino che profuma di… beh, di cose robuste, tipo la nonna che ti abbraccia forte forte dopo una giornata di lavori forzati nei campi!

  • Brasato? Perfetto! Un abbraccio di sapori, un matrimonio fatto in paradiso!
  • Carne arrosto? Ovvio! Il Ripasso è come un gladiatore: affronta qualsiasi sfida di carne con il sorriso!
  • Pasta e fagioli? Ma certo! Un connubio rustico che scalda l’anima, quasi come una tisana con cannella e mille chili di zucchero!

Però, sai, il mio preferito è con selvaggina. Anatra? Un sogno. Beccaccia? Un’esplosione di gusto! Il mio amico, Gigi, un esperto di vini (e di cacciagione!), mi ha detto che anche con un buon spezzatino di cinghiale è una bomba! Ah, e se ci aggiungi dei funghi porcini… Mamma mia!

Ah, dimenticavo! Io, personalmente, quest’anno lo ho abbinato a una pizza con la salsiccia piccante. Eravamo in giardino, con mio zio, che tiene api. Era una serata pazzesca, tipo una lotta tra api e un drago sputafuoco… ok, forse esagero un po’. Comunque, un successone! Anche se, a dire il vero, il mio zio si è beccato due punture. Ma nulla di grave!

Come servire Valpolicella Ripasso?

Mamma mia, il Valpolicella Ripasso! Un mostro sacro, eh? Non una bibita qualsiasi, capito?

  • Temperatura? Tra i 16 e i 18 gradi. Più fresco è un crimine contro l’umanità, più caldo è un’offesa al palato! Immagina di fargli un bagno di vapore, poverino.

  • Calice? Ampio, suvvia! Uno di quelli che sembrano un’astronave in miniatura. Serve aria, il vino vuole respirare, non soffocarlo in un bicchierino da liquore! Mio nonno, pover’uomo, usava quelli a forma di tulipano, ma secondo me erano troppo delicati, quasi snob.

  • Altrimenti? Be’, a sto punto aprilo, annusalo a lungo come se fosse il profumo della tua ex, e poi…bevi! Se poi vuoi fare il figo, puoi anche aggiungere una descrizione poetica tipo “note di ciliegia selvatica e cuoio consumato che sussurrano di vigneti assolati e di antiche tradizioni”. Ma ricorda: la sostanza sta nel gusto.

Ah, dimenticavo! Quest’anno, a casa mia, abbiamo aperto una bottiglia di Ripasso durante una memorabile partita a carte con mio zio Tonino. Ha vinto lui, ovviamente, imbrogliando spudoratamente. Ma il vino era fantastico. E, per concludere, un consiglio spassionato: evitiamo il bicchiere di plastica, eh? Sembra che stai bevendo succo d’uva per bambini!

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