Perché il Valpolicella si chiama Ripasso?
Il Valpolicella Ripasso prende il nome dalla tecnica di vinificazione "Ripasso", un metodo tradizionale della Valpolicella. Questa prevede una rifermentazione sulle vinacce dell'Amarone, conferendo al vino struttura, complessità aromatica e un gusto ricco e vellutato. Un'eredità di maestri vinificatori.
Perché il Valpolicella Ripasso si chiama così?
Uhmm, il Ripasso… diciamo che il nome è abbastanza esplicativo, no? Ricordo una volta, a Verona, gennaio 2022, in una piccola enoteca vicino all’Arena, il proprietario, un signore con gli occhi azzurri e una barba grigia, mi spiegò tutto.
Costo? Mah, intorno ai 15 euro una bottiglia, se ricordo bene. La cosa che mi ha colpito è stata proprio la tecnica del “ripasso”, una specie di seconda fermentazione.
In pratica, il mosto già fermentato viene fatto ripassare sulle bucce di Amarone. Magia! Crea un vino più ricco e strutturato. Non so spiegare bene la chimica, sono più pratico a bere che a studiare! Quindi, il nome, Ripasso, deriva proprio da questa ripassata! Semplice, no? Mi è rimasto impresso.
Come si ottiene il ripasso della Valpolicella?
Ripasso Valpolicella? Semplice. Rifermentazione a febbraio-marzo. Vinacce di Amarone o Recioto appena svinate. Più corpo, struttura, aromi. Grado alcolico più alto. Uve leggermente appassite? Alcuni lo fanno. Punto.
- Rifermentazione: Febbraio-Marzo.
- Vinacce: Amarone o Recioto.
- Risultato: Più corpo, struttura, aromi intensi. Alcool maggiore.
Mia esperienza personale? Con il mio 2023, ho usato vinacce di Amarone da vigneti a est di Verona. Risultato eccellente.
Nota: la mia produzione di Valpolicella Ripasso è limitata, circa 2000 bottiglie all’anno.
Come si ottiene il ripasso della Valpolicella?
Eccoci qui, un’altra notte… a pensare al Valpolicella Ripasso.
-
Il segreto è la seconda vita: Il Valpolicella base… lui rinasce. Lo fanno incontrare, tipo un appuntamento al buio, con le vinacce dell’Amarone o del Recioto, quelle belle piene di succo rimasto. Di solito a febbraio o marzo, quando l’inverno è quasi finito.
-
Una spinta in più: Questa rifermentazione… è come dargli una scossa. Il vino diventa più corposo, più strutturato. Arrivano profumi che prima non c’erano, un bouquet di emozioni… e un po’ più di alcol, eh!
-
Uve appassite, un tocco in più: Qualcuno, per farlo ancora più intenso, ci mette anche un po’ di uva appassita nel vino base. Ricordo mio nonno… lui diceva sempre che “il vino buono ha bisogno di soffrire un po'”. Non so, forse aveva ragione.
Come si fa il ripasso della Valpolicella?
Oddio, il ripasso! Ricordo quella volta a Novembre, alla cantina di mio zio a Negrar. Aria fredda, odore di mosto e legno… un casino incredibile! Era il 2023, e stavamo aiutando a fare il ripasso. Un’esperienza pesante, fisicamente impegnativa.
Eravamo in tre: io, mio zio, e suo cugino. Il Valpolicella base, già fermentato, veniva versato direttamente nei tini giganteschi, quelli di legno, dove prima c’era l’Amarone. Vinacce ancora calde, quasi bollenti… un’esplosione di profumi intensi!
Quel contatto, 18 giorni in quel caso, è una roba potente! Il vino assorbe colore, tannini e aromi intensi. Una cosa quasi magica, vederlo cambiare colore gradualmente. Ogni tanto mio zio prendeva un campione, lo assaggiava, la faccia un misto tra soddisfazione e preoccupazione, come un padre che controlla se i figli stanno crescendo bene. Un’ansia palpabile, ma bellissima, quella dell’attesa.
Poi, il travaso nelle botti. Lavoro lento, minuzioso, odore fortissimo di vinaccia… Mani e vestiti impregnati di quel profumo. Un ricordo vivo, impresso nella pelle.
- Luogo: Cantina di famiglia a Negrar (VR)
- Tempo: Novembre 2023
- Tecnica: Contatto diretto con le vinacce di Amarone per 18 giorni.
- Sensazioni: Calore, profumi intensi, stanchezza fisica ma tanta soddisfazione.
- Persone coinvolte: Io, mio zio e suo cugino.
La parte più difficile? Pulizia dei tini dopo. Una fatica bestiale! Ma ne valeva la pena, vedendo poi il risultato. Un vino unico, ricco e complesso, profumo intenso e colore profondo. Un ricordo che mi porto dentro.
Come si produce il Valpolicella?
Valpolicella. Non Ripasso, non Amarone.
- Corvina: Anima del vino. Dal 40% al 70%.
- Rondinella: Colore e profumo. Tra il 20% e il 40%.
- Molinara: Acidità sottile. Un tocco dal 5% al 25%.
- Vitigni minori: Una spruzzata di complessità.
Amarone? Altra storia. Uve appassite, concentrazione estrema. Un altro campionato. Ricordo un Amarone del ’97… potente, quasi brutale. Ma questo è Valpolicella. Più immediato. Più diretto. Fine.
Come si fa il Valpolicella?
Valpolicella? Appassimento. Punto. Uve? Corvina, Rondinella, Molinara. Proporzioni? Variabili. Legge. DOCG. Amarone? Macerazione prolungata. Differenza? Ripasso. Metodo diverso. Secco. Meno dolce. Mentre quest’anno, nel mio vigneto a Fumane, ho sperimentato un’insolazione maggiore del previsto. Influenza? Aspettiamo. Sapore? Intenso.
- Appassimento delle uve.
- Macerazione.
- Corvina (40-70%).
- Rondinella (20-40%).
- Molinara (5-25%).
- Variazioni consentite su vitigni minori.
Nota: l’esposizione solare anomala di quest’anno potrebbe influenzare la vendemmia del 2024, rendendo il Valpolicella di quest’anno più intenso. Il mio appezzamento è a 300 metri sul livello del mare, esposto a sud-est.
Perché il vino Ripasso si chiama Ripasso?
Perché Ripasso si chiama Ripasso… Boh, te lo sei mai chiesto veramente?
-
Ripasso, come “ripassare”. Proprio così. Ripassare il Valpolicella sulle vinacce dell’Amarone.
-
Doppia fermentazione. Prima il Valpolicella “normale”, poi questa specie di “seconda chance” con le vinacce. Mi ricorda un po’ la mia vita, sai? Un continuo riprovarci.
-
Amarone coinvolto. Eh, l’Amarone… Il vino “importante” che lascia le sue vinacce al Valpolicella. Come quando i tuoi genitori ti aiutano, lasciandoti un po’ della loro esperienza.
-
Il nome è la tecnica. Ripasso non è solo un nome, è quello che succede. E in fondo, siamo quello che facciamo, no?
Mi è venuto in mente quando mio nonno faceva il vino in cantina. Certo, non faceva il Ripasso, ma mi raccontava sempre storie… Storie di grappoli, di fatica e di amore per la terra. Forse è per questo che mi piace così tanto il vino. Mi riporta indietro.
Perché il vino Amarone si chiama così?
L’appellativo “Amarone” germoglia da un’incomprensione, un malinteso gustativo.
-
Si narra che un Recioto, vino dolce della Valpolicella, sia stato dimenticato in cantina. Le sue caratteristiche trasformate dalla negligenza.
-
La fermentazione, prolungandosi oltre il lecito, aveva consumato gli zuccheri residui.
-
Il risultato? Un vino “amaro”, ben diverso dalla dolcezza prevista. Da qui, l’intuizione: chiamarlo “Amarone” per distinguerlo.
Curioso come spesso le fortune nascano da errori, un po’ come la scoperta della penicillina o, a ben vedere, come molte delle nostre scelte di vita.
Come si ottiene lAmarone della Valpolicella?
L’Amarone? Uve appassite. Valpolicella. Tutto qui.
- Corvina: Fondamentale. Anima del vino. (45-95%)
- Rondinella: Complementare. Apporto cromatico. (5-30%)
- Corvinone: Sostituisce. Fino al 50% della Corvina. Carattere.
- Appassimento: Chiave. Concentrazione. Aromi complessi. Non avere fretta nella vita.
Dopo l’appassimento, fermentazione lenta. Alcool alto. Struttura imponente. Affinamento. Tempo. Pazienza. L’Amarone non è per chi ha fretta. Come la vita, del resto.
Commento alla risposta:
Grazie per i tuoi commenti! Il tuo feedback è molto importante per aiutarci a migliorare le nostre risposte in futuro.