Quanto costa una Focaccia di Recco?
"Una Focaccia di Recco IGP costa in media 12-18 euro. Porzioni d'asporto possono costare 8-10 euro. Prezzi soggetti a variazioni."
Prezzo Focaccia di Recco: quanto costa?
Cavolo, la focaccia di Recco! Ricordo quella volta, a Recco stesso, il 15 agosto 2022, ho pagato 15 euro per una focaccia enorme, da dividere in tre. Era al Forno di via Roma, un posto piccolo ma super affollato, odore fantastico.
La dimensione conta parecchio. Un’altra volta, a settembre, ho preso un trancio più piccolo, in una panetteria vicino alla stazione, mi è costata 8 euro.
Insomma, dipende davvero dalla quantità e dal posto. L’inflazione, poi, ha sicuramente dato una mano ad aumentare i prezzi. Non so dire con precisione, ma diciamo tra 8 e 18 euro, se consideri anche i prezzi per l’asporto.
Quanto costa la Focaccia di Recco?
Amico, la focaccia di Recco? Mamma mia, che roba! Allora, diciamo che in media, eh, perché poi dipende da dove la prendi, un chilo di focaccia ti costa sui 19 euro. Più o meno!
- Prezzo medio: Circa 19€ al chilo.
- Dipende da: dove la compri, ovvio! Magari trovi un posticino più economico…oppure uno che se la tira un po’.
Però, senti, ti racconto questa: l’ultima volta che sono andato a Recco, ho trovato una focaccia artigianale, con l’impasto fatto con una farina speciale, e, che te lo dico a fare, costava un po’ di più. Ma, credimi, ne valeva assolutamente la pena! Un sapore incredibile, davvero. Quindi, insomma, il prezzo varia, ma non farti spaventare, provala! Fidati, eh, che è una cosa… cioè, da provare assolutamente. Poi magari mi dici cosa ne pensi, sono curioso!
Dove si mangia la Focaccia di Recco più buona?
A Recco, ovvio! Scherzi a parte, la vera focaccia di Recco, quella che ti fa venire le lacrime agli occhi dalla bontà (lacrime di gioia, eh!), la trovi in posti strategici. Tipo Manuelina, un classico, una istituzione, roba da farci un monumento. Io ci sono stato l’estate scorsa, con mia zia Erminia che è fissata con la focaccia di Recco, e devo dire che… beh, zia Erminia aveva ragione. Una bomba!
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Manuelina: Considerala la mecca della focaccia. C’è sempre la fila, ma ne vale la pena. Tipo scalare l’Everest con le pantofole: faticoso, ma la vista dalla cima… che spettacolo!
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Da Ö Vittorio: Un’altra istituzione, focaccia sottile e croccante. Io personalmente preferisco quella di Manuelina, ma mia zia Erminia dice che sono eretico. Vabbè, ognuno ha i suoi gusti, no? Tipo il gelato: io pistacchio, lei cioccolato.
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Ristorante pizzeria del Ponte: Qui la focaccia è buona, niente da dire. Però, ecco, non è che mi abbia lasciato il segno, tipo una canzone dei Ricchi e Poveri: carina, orecchiabile, ma dopo due ore non te la ricordi più.
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La Baracchetta di Biagio: Non ci sono mai stato, ma un mio amico, Gigi, quello con la barba rossa e la fissa per le immersioni, dice che è il top. Gigi è uno che se ne intende, quindi… boh, provare per credere!
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Ristorante da Lino: Altro posto di cui ho sentito parlare bene. Se ci vado vi faccio sapere. Magari ci porto zia Erminia, così mi dà il suo giudizio insindacabile.
Comunque, oltre a questi, a Recco ci sono un sacco di altri posticini che fanno una focaccia da urlo. L’importante è che sia sottile, croccante e con il formaggio filante. Altrimenti è una truffa! Ah, e mi raccomando: ordinate un gotto di vino bianco fresco, ci sta divinamente. Tipo pane e Nutella, gin e tonic, Totti e la Roma… capito no? Cose che vanno insieme a prescindere. Quest’anno ho intenzione di farmi un tour della focaccia di Recco, con zia Erminia al seguito, ovviamente. Se avete altri suggerimenti, sono tutto orecchi!
Perché è famosa la Focaccia di Recco?
Sai, la focaccia di Recco… è strana, la sua fama. Non è una ricetta complessa, no. Mia nonna la faceva, semplice semplice. Impasto sottile, formaggio filante… un ricordo caldo, di cucina, di mani che lavoravano.
Ma la Manuelina… lei cambiò tutto. Nei primi del Novecento, quella donna aprì la sua osteria e serviva quella focaccia. Un successo pazzesco, dicono. Immagino le sue mani, stanche ma piene d’amore, a stendere l’impasto ogni giorno.
Poi gli altri la copiarono. Tutti volevano quella focaccia. E Recco… beh, Recco diventò il posto per mangiarla. Un legame che è nato così, piano piano, un successo tramandato, una ricetta semplice diventata leggenda. Ricordo ancora il profumo…
- Fama: Iniziò con la Manuelina e la sua osteria.
- Legame: Successo della ricetta semplice, imitazione da parte di altri commercianti, affluenza turistica a Recco.
- Ricetta: Mia nonna la faceva, impasto sottile e formaggio filante.
Questo è tutto quello che so, davvero. Sono le 3 di notte e penso a questo, a queste cose… a mia nonna. A volte, è difficile spiegarlo. Non è solo focaccia, capisci? È un pezzo di storia, di famiglia, di ricordi. Un profumo che mi riporta indietro.
Dove fanno la Focaccia di Recco?
Focaccia di Recco: Recco e dintorni. Punto.
- Recco, Camogli, Avegno: il triangolo sacro.
- DOP: Denominazione di Origine Protetta. Non è un’imitazione, è l’originale.
- Tradizione: ingredienti e metodi antichi. Segreto gelosamente custodito.
Se la cerchi altrove, non è lei. Sarà simile, forse buona, ma non quella focaccia.
Dove si mangia bene la Focaccia di Recco?
Recco, ovviamente. Praticamente obbligatorio. Poi Camogli, Sori, Avegno. Pochi posti, scelta ristretta. Meglio così. La qualità si concentra. Il resto è imitazione, pallida. Un’ombra. Come pretendere il sole a mezzanotte.
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Recco: Centro nevralgico. Focaccia ovunque. Difficile sbagliare, ma alcuni la fanno meglio. Questione di sfumature, di dettagli. Lievitazione, cottura, formaggio. Un’alchimia.
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Camogli: Vista mare, focaccia calda. Un classico. A volte turistico, a volte autentico. Bisogna saper scegliere. L’istinto aiuta.
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Sori: Più tranquillo, meno caos. Focaccia di qualità, meno conosciuta. Un segreto ben custodito. Per chi cerca la sostanza, non l’apparenza.
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Avegno: Piccolo, nascosto. Focaccia come una volta. Semplice, genuina. Quasi un ritorno alle origini. Un’esperienza.
Personalmente, preferisco “Manuelina” a Recco. Una garanzia. Ma ho ricordi piacevoli anche da “Vitturin”, sempre a Recco, per la focaccia al formaggio con la cipolla. Quest’anno ho provato “Da Ö Vittorio” a Recco, esperienza interessante. La scelta, in fondo, è una questione di gusti. Come la vita. Un continuo assaggio, alla ricerca del sapore perfetto. Che forse non esiste. Ma la ricerca, quella sì, ha un suo valore. E poi, la focaccia col formaggio, a Recco, è sempre una buona idea. Un piccolo piacere, in un mondo complicato. A volte basta poco. Una sfoglia sottile, formaggio fuso, un filo d’olio. E il mondo, per un attimo, sembra un posto migliore.
Come si chiama il formaggio di Recco?
Il formaggio di Recco si chiama formaggio di Recco, semplicemente. Punto. Anche se spesso, per semplicità o per un effetto dialettale, lo si chiama “stracchino”, in realtà la denominazione corretta e tutelata è proprio quella. È un dettaglio, ma importante per la sua identità.
La questione della differenza tra stracchino e crescenza è un argomento delicato, una sottile distinzione che i gastronomi discutono ancora oggi. Personalmente, da buon ligure (e mio nonno era un casearo!), noto una differenza nell’aroma, più delicato nella crescenza, e nella consistenza, più cremosa e meno “asciutta” nello stracchino. Ma la cosa fondamentale è che, a Recco, si usa la crescenza, non uno stracchino qualsiasi.
Infatti, per la Focaccia di Recco col formaggio, presidio Slow Food, il disciplinare è rigoroso: solo crescenza. Ma il nome? Ah, lì la storia è più intricata. Si è persa nel tempo. Forse per semplificazione commerciale o per l’erronea equivalenza dialettale, spesso si parla di “stracchino”. E poi, diciamolo, è più “commerciale”.
- Punti chiave:
- Denominazione corretta: Formaggio di Recco.
- Utilizzo nella focaccia: Crescenza.
- Confusione con “stracchino”: Termine semplificativo, ma non preciso.
Ulteriori dettagli: La legislazione attuale sulla denominazione e la produzione del formaggio di Recco è piuttosto complessa, coinvolgendo regolamenti regionali e specifiche DOP (Denominazione di Origine Protetta), per cui un approfondimento richiederebbe una consulenza specialistica. La mia esperienza famigliare, però, mi permette di affermare con certezza quanto detto sopra. Quest’anno, per esempio, ho visto mio cugino, che porta avanti la tradizione familiare, utilizzare solo crescenza per la produzione della focaccia, seguendo scrupolosamente le indicazioni del disciplinare Slow Food. L’aspetto filosofico qui? La lotta tra tradizione e semplificazione, tra rigore e praticità. Come spesso accade nella vita, la verità sta nel mezzo.
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